Esteri

La guerra in Ucraina

Alta tensione per i missili Usa a Kiev. Mosca tuona: “Si allarga il conflitto”

Da Riad, Lavrov allerta Stati Uniti ed Ue: non è escluso l’allargamento del conflitto

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Giorno di guerra numero 98. I russi sono entrati nel centro città di Severodonetsk. Un raid degli occupanti ha colpito anche la fabbrica Azot, tra le principali riserve di acido nitrico del territorio. Il controllo di Mosca sulla regione del Donbass pare essere ormai certo. Lo stesso Zelensky, soprattutto nelle ultime ore, ha mostrato dubbi e perplessità circa una possibile resistenza delle forze ucraine: “La situazione nella direzione del Donbass è molto complicata. Severodonetsk, Lysychansk, Kurakhove sono ora l’epicentro dello scontro”, ha affermato il presidente.

La guerra del grano

Con la conquista definitiva di Lugansk e Donetsk, Mosca potrebbe contare sul controllo dell’otto per cento della produzione nazionale di grano. Negli ultimi giorni, proprio quest’ultimo è al centro di una grave crisi alimentare, che sta colpendo oltre 15 milioni di abitanti del solo Corno d’Africa. I Paesi occidentali stanno trattando con la Russia uno sblocco delle esportazioni, tant’è che il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, dopo l’incontro di ieri con i rappresentanti del Bahrein, ha affermato di essere favorevole al passaggio delle navi, a condizione che l’Ucraina proceda allo sminamento dei porti.

Insomma, se la crisi del grano pare aprire uno scenario diplomatico, pacifico e cooperativo; non si può dire lo stesso sulla guerra in corso.

La rischiosa partita dei missili

Direttamente da Riad, in occasione di un vertice con il Consiglio di cooperazione del Golfo, il braccio destro di Putin ha confermato il serio “rischio di un allargamento del conflitto”, se la fornitura militare americana includerà i discussi lanciarazzi multipli Mlrs, in grado di colpire direttamente il territorio russo. Comunque, nonostante le minacce del Cremlino, Kiev pare garantire che non userà armi dirette a colpire Mosca, così come ribadito anche dal segretario di Stato americano, Anthony Blinken. La Russia, dal canto suo, non crede che queste rassicurazioni possano bastare. Lavrov parla di “provocazioni dirette che mirano a coinvolgere l’Occidente nel conflitto”. In particolare, alimentate da una “minoranza russofoba molto aggressiva, che sta cercando di imporsi su tutti gli altri, aumentando la sua attività”.

L’attacco di Lavrov alla Germania

Il ministro russo si riferisce alla “preoccupante” posizione della Germania. Oltre ad essere al comando economico europeo, Berlino, per ammissione del suo stesso cancellerie, ha posto l’obiettivo di diventare anche la “prima potenza militare Ue”. Secondo Mosca, infatti, la frase starebbe ad interpretare il ritorno della volontà tedesca a dominare sull’intero continente.

Ancora una volta, Lavrov pare aleggiare l’intramontabile ed inquietante figura del nazismo. Prima usato come arma propagandistica per giustificare l’invasione del Donbass; poi invocato nella televisione italiana; infine, riscoperto per colpevolizzare Scholz di un riarmo in chiave espansionistica.

Il nazismo è l’alibi della narrazione del Cremlino. È un eterno scontro tra il bene, rappresentato dall’identità patriottica russa, ed il male, incorporato da un Occidente sganciato dalle proprie tradizioni, aggressivo, subordinato al comando Usa. In definitiva, per riassumere: nazista.

Nel frattempo, anche l’ex presidente ucraino Poroshenko mantiene i toni accesi. Dopo aver definito Putin un “pazzo maniaco”, promuove un’attività di “de-putinizazzione dell’Europa”: “Fermare i politici, i finanziamenti ed i media pro-Russia. Ogni comunicazione con Mosca è tossica”.

Le tensioni in casa Nato

Tensioni si manifestano anche all’interno degli alleati Nato. Come già riportato sulla testata nicolaporro.it, il “Wall Street Journal” ha certificato l’esistenza di due blocchi: quello atlantico e quello Ue.

Il primo, capeggiato da USA e UK, che sostiene una battaglia “fino all’ultimo ucraino”, così definita dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Il secondo, invece, volto alla ricerca di una soluzione diplomatica, che porti al tavolo anche il Paese più radioattivo per eccellenza, ovvero la Russia.

Un alto funzionario della Repubblica Ceca parla addirittura di “ministri del nord Europa e dell’Europa centrale sempre più arrabbiati”, rischiando anche di “distruggere l’unità, esattamente come vuole Putin”.

Direttamente da Riad, Lavrov ha ribadito la volontà e la fermezza di Mosca nel proseguire la guerra di “liberazione”. L’Occidente, dopo aver sbloccato in extremis il suo stallo sul sesto pacchetto sanzionatorio, sembra essere in panne su gran parte delle questioni cruciali che lo attanagliano. Di fronte ad una Russia così decisa ed aggressiva, siamo veramente preparati ad affrontare i pericoli militari, economici, politici che potranno nascere nei prossimi mesi? Al lettore l’ardua sentenza.

Matteo Milanesi, 1 giugno 2022

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