Il libro, appena uscito, Il premierato non è di destra, scritto da Nicola Drago, con la gustosa prefazione di Sabino Cassese (UTET), è da leggere. Vi diciamo subito che non è un testo militante, cosi come non è un manuale per addetti ai lavori. Ragione per cui, potrà e speriamo avrà una diffusione importante.
Nicola Drago non nasce politologo, è un imprenditore e manager. La sua famiglia è proprietaria della De Agostini. E nel libro ricorda la crisi della sua azienda. Ebbene, quando nel 2016 la blasonata De Agostini rischiava di chiudere i battenti con una perdita che si aggiravano sui 100mila euro al giorno, chiamarono Drago per cercare di risolvere i problemi: cosa che fece. Ma con due condizioni indispensabili: l’unicità del comando e dunque della responsabilità e il tempo necessario per impostare strategie che potessero dispiegare i loro effetti.
Tutte cose, scrive acutamente Drago, che mancano al nostro sistema istituzionale, la cui instabilità rende difficile se non impossibile la soluzione dei gravi problemi economici e sociali che gravano sulla società italiana.
La prima parte del libro la possiamo definire destruens. È quella che ci spiega come i nostri meccanismi siano mal costruiti: un doppio cervello per fare le leggi, una galassia di partiti interessati solo alla loro fetta di cielo, un ruolo del premier sbiadito e la mancanza di tempo. Per lo Stato come per le imprese, scrive Drago, «se c’è instabilità non c’è responsabilità».
La riforma del premierato scritta dal governo Meloni, ovviamente non è la migliore possibile. Ma nel testo si spiega bene come essa possa essere un buon passo avanti. Certo, ci sono molte correzioni che si possono e di devono fare, a partire dalle modalità di elezione delle aule parlamentari. Ma la direzione è quella giusta. Non è la prima volta che si prova a modificare la seconda parte della Costituzione, che riguarda il funzionamento della nostra democrazia, e non dobbiamo rischiare di perdere ancora una volta il treno. I sistemi politici che meglio funzionano sono quelli in cui l’esecutivo è in grado di avere del tempo per mettere in piedi le proprie strategie e le possa perseguire con facilità. Tutto il resto è noia, direbbe qualcuno.
Nicola Porro per Il Giornale 3 novembre 2024
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