Politica

Altro che Fisco amico, le tasse non sono mai belle

La pressione fiscale oscilla tra il 64 e 68 per cento sui profitti. Serve una rivoluzione davvero liberista

italia tasse © cokada e Monstera tramite Canva.com

Si ritorna a parlare di “Fisco amico” ma quello che i contribuenti italiani vorrebbero sapere è: amico di chi? Di sicuro non delle attività produttive italiane, che sono tra le più tartassate del mondo, soffocate di tasse e contributi dal socio di maggioranza statale che gli applica una pressione da dittatura sui profitti che oscilla tra il 64 ed il 68% e nemmeno dei lavoratori dipendenti che vedono volatilizzarsi quasi il 50% del proprio stipendio tra tasse e contributi.

E allora il fisco è amico di chi? Di una pletora abnorme di persone infilate a chiamata diretta nelle società partecipate al 100% e a vario titolo da Stato e da tutte le sue articolazioni o nelle municipalizzate decotte di tutti i comuni, a partire da Roma, soldi dei contribuenti buttati in strutture in larghissima parte inutili e autoreferenziali o con i bilanci in rosso e che solo in maniera artificiosa non si fanno rientrare nella cosiddetta spesa pubblica. Amico di sicuro di tutti i partiti politici dominanti che con i soldi dei contribuenti hanno sempre più ampliato le spese, senza mai nemmeno eliminare quelle improduttive dove si annidano le proprie clientele.

E ricordiamoci sempre che il sistema di riscossione italiano si regge sull’odioso principio del “solve et repete” – già dichiarato incostituzionale – che questo governo non ha avuto il coraggio di eliminare. Un meccanismo infernale che mette il contribuente rispetto allo Stato nella posizione di presunti evasore ed utilizzato ogni giorno dall’Agenzia delle Entrate. Una barbarie che attribuisce allo Stato il diritto di pretendere coattivamente un terzo della pretesa fiscale anche in caso di ricorso al giudice tributario, a seguito di accertamenti eseguiti con prove induttive e che in larga parte verranno giudicati in tutto o in parte infondati.

Ora questo governo con qualche micro provvedimento sta sicuramente cercando di fare qualcosina, tra dilazioni di pagamento e poco altro, ma in Italia serve una rivoluzione in materia fiscale. Se ne parla invano da solo 30 anni. L’Italia resta un inferno fiscale dal quale chi può scappa.

Andrea Bernaudo, presidente di Liberisti Italiani

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