Hanno messo a soqquadro le università, causando innumerevoli danni e impedendo in più occasioni il regolare svolgimento delle lezioni. Poi, sfidando tutti i divieti possibili, hanno assediato le città, seminando caos e distruzione e dispensando violenza all’indirizzo di chiunque osasse mettersi di traverso, fossero essi agenti di pubblica sicurezza, cronisti o semplici cittadini.
Nel frattempo, continuano imperterriti a gridare all’Intifada, inneggiano al massacro del 7 ottobre e teorizzano ad ogni occasione utile la distruzione dello Stato di Israele. Eppure, nonostante tutto, c’è ancora una buona fetta dell’opinione pubblica nostrana, probabilmente influenzata dall’ingannevole narrazione di quella parte del mondo intellettuale ideologicamente avversa a Israele, che continua a giustificare, difendere e legittimare le condotte criminali dei cosiddetti manifestanti “Pro-Pal”. Ovverosia, di quell’accozzaglia di teppisti, anarchici e violenti furbescamente celati dietro al pacifismo disinteressato e alle battaglie umanitarie a sostegno della causa palestinese.
È questo ciò che realmente sono coloro che abbiamo sin qui erroneamente identificato come Pro Pal. È bene essere chiari. Perché i vergognosi episodi di guerriglia urbana andati in scena nei giorni scorsi, prima a Roma e poi a Torino, hanno veramente ben poco di pacifico. Quelle piazze non meritano di essere etichettate come cortei filopalestinesi. La Palestina non c’entra nulla. È solo un banalissimo pretesto utilizzato da frange di delinquenti iperpoliticizzati per portare avanti la loro battaglia ideologica dal sapore antiatlantico e antisemita e destabilizzare il Paese in nome della lotta per la pace.
Sia chiaro: quelli che fino ad oggi abbiamo semplicisticamente definito Pro-Pal, sono in realtà degli estremisti antioccidentali che fanno male all’Italia e che non rendono certo onore al popolo palestinese. Bisogna avere il coraggio e l’onestà intellettuale di riconoscerlo. Senza dover a tutti i costi minimizzare, giustificare le loro condotte barbare e antidemocratiche ed evitando di fare gli equilibristi pur di trovare loro alibi ed attenuanti. Non lo meritano. E non lo meritano neppure i tanti cittadini che rispettano ancora le norme e i divieti e che hanno il sacrosanto diritto di vivere le nostre città senza il rischio di trovarsi di colpo nel bel mezzo di una guerra civile.
La misura è colma. È giunta l’ora di guardare a quelle frange dalla giusta prospettiva, e iniziare a trattarli come ciò che realmente sono: degli estremisti. Violenti, intolleranti e pericolosi. E smettiamola di chiamarli Pro-Pal.
Salvatore Di Bartolo, 9 ottobre 2024
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