Quante chiacchiere su Telemeloni, quante stupidaggini sulla presunta libertà di stampa a rischio in Italia. Ne abbiamo lette di tutti i colori, sparate di altissima qualità, con riflessi anche in Europa, tra report e approfondimenti rossi tutt’altro che obiettivi. Basti pensare alla vicenda di Antonio Scurati, con la denuncia di una censura mai esistita. Molto più preoccupante quando invece cala il silenzio su una censura reale, come ad esempio sta accadendo in Polonia.
Alla fine del 2023 il governo di sinistra guidato da Donald Tusk ha licenziato i vertici dei media pubblici: rimossi direttori e consigli di amministrazione di tv, radio e agenzie di stampa. Come se non bastasse, è stato spento il segnale della Telewizja Polska considerata “propaganda” del vecchio governo conservatore. Un segnale preoccupante, eppure nessuno ha speso mezza parola. Ora un altro allarme da non sottovalutare: la censura nei confronti di un giornalista reo di aver criticato il governo.
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Bartłomiej Bublewicz, giornalista di “Panorama”, su TVP 2, è stato sospeso per un post sui social media in cui esprimeva delle critiche nei confronti dell’esecutivo di sinistra. In particolare, ha messo nel mirino il voto dei deputati del Polskiego Stronnictwa Ludowego (PSL) sul disegno di legge che depenalizza l’assistenza all’aborto. “Non c’è posto per il PSL nella coalizione di governo. Se fossi il primo ministro, rischierei addirittura elezioni anticipate”, ha scritto su X. Un post che non è stato apprezzato dalla direzione di TVP, che ha deciso di sospenderlo e di deferire il caso al Comitato Etico, riporta Press.
I post pubblicati dal giornalista sono scomparsi dai social, a testimonianza della delicatezza della vicenda. L’ufficio stampa della televisione si è rifugiato in un “no comment”, stesso discorso per Bublewicz. Il Comitato Etico della TVP ha stabilito che il cronista ha violato i principi “di etica giornalistica applicabili a Telewizja Polska”. Entrando nel dettaglio, si tratta della disposizione secondo cui “un giornalista non può fare nulla che possa minare gli interessi, il buon nome, la credibilità, l’indipendenza e l’imparzialità della televisione pubblica e la sua missione professionale”. In altri termini, una censura alla luce del sole.
Una brutta vicenda, della quale difficilmente sentiremo parlare sui media italiani o sui principali media europei. Spesso, infatti, la polemica parte solo se i protagonisti sono Paesi con governi di destra o centrodestra. Il Telemeloni-gate è emblematico. Ma quando invece la censura – vera – è firmata dalla sinistra, soprattutto dai governi considerati amici di Bruxelles come quello dell’europeistissimo Tusk, nessuno si azzarda a fiatare. Un brutto capitolo per la libertà di pensiero.
Franco Lodige, 12 agosto 2024
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