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Altro che uomo vestito da donna. Chi è la “vera” Drusilla

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Poiché, come previsto, la guerra in Ucraina non fa più notizia e le prime pagine sono dedicate alla separazione dei coniugi Beckham de noantri, pare appropriato il seguente argomento. Quando ho visto spuntare nello scenario l’attore che veste da donna e si fa chiamare Drusilla sono rimasto ammirato. Dal nome, ovvio. Sì, è un nome raffinatissimo da antica romana. Così, sono andato a scartabellare tra i libri che ho scritto sulla storia del cristianesimo ed ho trovato: la Drusilla più famosa della storia antica (di quella moderna aspettiamo a vedere) aveva sì, nome romano, ma era giudea.

Allora come oggi, i nomi dei dominatori attraevano, così le Esther e le Maryam diventavano Priscilla e Paolina, e abbondavano i Marco e i Filippo, come oggi dilagano le Samantha, Pamela, Jonathan, Melissa, Melania e via nomenclando. Drusilla, dicevamo, era figlia del re Erode Agrippa (anche Erode era Eros-odis, nome romano) e sorella del re Agrippa II (e di Berenice, altro nome greco-romano). Donna bellissima, era adolescente, come usava, quando andò in sposa al re di Emesa, Aziz, che pur di averla era diventato proselita (cioè, convertito al giudaismo) e si era pure fatto circoncidere. Solo che sulla di lei avvenenza aveva messo gli occhi anche Antonio Felice, dal 52 d.C. procuratore di Giudea (in pratica governatore) e soprattutto fratello di quel Pallante che era diventato il braccio sinistro dell’imperatore Nerone. Ora, dal momento che il re di Emesa non contava granché mentre il procuratore romano era quello che comandava davvero, Drusilla non ci pensò due volte a piantare il marito per darsi a Felice.

Il fatto fece scandalo e provocò una crisi diplomatica, ma Felice aveva le spalle coperte dal fratello e Aziz dovette ingoiare il rospo. Ora, dei due colombi poco o nulla sapremmo se non fossero finiti negli Atti degli Apostoli (At XXIV, 24ss.). Saul (cioè Paolo, cittadino romano) dopo la conversione sulla via di Damasco aveva osato predicare la Via (così era chiamato all’inizio il culto del Nazareno) a Gerusalemme e i farisei stavano per lapidarlo quando il tribuno a capo della guarnigione romana era intervenuto a proteggerlo. Ma non poteva stare per sempre chiuso nella Torre Antonia, la caserma romana a Gerusalemme, perché quelli lo aspettavano fuori. Così, il tribuno decise di mandarlo sotto scorta a Cesarea, sede di Felice.

Drusilla, che, non dimentichiamolo, era giudea, aveva sentito  parlare di quella nuova setta e di Paolo. Così, curiosa, volle ascoltarlo. Davanti a Felice e Drusilla l’Apostolo spiegò la nuova dottrina. Ma quando le sue parole toccarono temi morali quali la castità e la fedeltà coniugale, nonché il giudizio finale che attendeva i reprobi, Felice si spaventò e Drusilla si indispettì. Paolo venne interrotto bruscamente e rimandato in cella. Fu lasciato in catene per due anni e senza processo: un abuso, perché era cittadino romano. Per questo a un certo punto l’Apostolo si appellò al giudizio dell’imperatore, come suo diritto. Il fatto era che Paolo aveva detto all’inizio di essere andato a Gerusalemme per portare i soldi di una colletta che i cristiani d’Asia avevano fatto a pro dei confratelli colpiti da una carestia. E Felice sperava di metterci le mani, almeno su una parte. Così, ogni tanto lo convocava, ma quello faceva orecchie da mercante e veniva rispedito in cella.

Secondo lo storico Giuseppe Flavio fu proprio il malgoverno di Felice la causa remota che scatenò la ribellione ebraica finita nel disastro del 70 d.C. Per Paolo la situazione si sbloccò nel 60 d.C. col nuovo procuratore Porcio Festo, che lo mandò a Roma come da lui richiesto. Piccola parentesi: un cittadino romano aveva il diritto di essere giudicato direttamente dell’imperatore; oggi un cittadino italiano non arriva nemmeno a Mattarella, figurarsi a Biden. Chiusa la parentesi. Felice e signora vennero richiamati a Roma. E non si sa altro. Solo questo: Drusilla e il figlio Agrippa avuto da Felice perirono nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Evidentemente, come tutti i Vip romani, aveva una villa a Pompei. O a Ercolano o a Oplontis o a Stabia, le città seppellite dalla lava. Se l’attuale Drusilla non sa niente di questa storia, girategli questo articolo. Magari gli fa piacere…

Rino Cammilleri, 12 luglio 2022