In una fase della politica italiana in cui stanno rinascendo scetticismo e diffidenza nei confronti della scienza e della ricerca scientifica consolidata e condivisa, il libro di Ludovica Manusardi Carlesi Eroi della scienza. Esploratori dell’ignoto (Bietti) vuole riportare l’attenzione su alcuni degli ultimi eventi significativi che hanno dato slancio e soddisfazioni ai nostri scienziati. E non solo a essi.
Si è diffuso una sorta di pregiudizio antiscientifico, in cui gli eroi contemporanei sono degli sciamani, dei venditori di fuffa, ma ben confezionata. Siamo nel regno anti-popperiano in cui spacciamo per scientifiche teorie non falsificabili, religioni dunque.
Ecco allora l’idea della Manusardi Carlesi di prendere a riferimento alcuni temi scientifici di attualità ritenuti presumibilmente interessanti anche per la vita di comuni cittadini, e approfondirli cercando di legare questi ambiti a chi ad essi si dedica con passione e determinazione nei centri di ricerca e nelle università : gli «eroi» della scienza, appunto.
Perché eroi? Perché in Italia chi si dedica alla ricerca non ha sempre vita facile. Risorse scarse, pastoie burocratiche, e in ultimo, ma molto importante, le modalità con le quali fornire una valutazione dei risultati conseguiti, ancora oggi oggetto di discussione.
Nove temi inseriti in altrettanti capitoli è una scelta arbitraria che non restituisce una gerarchia di merito, ma che corrisponde alle affinità della Manusardi Carlesi nei confronti di alcuni temi piuttosto che altri per motivi di studio, d’interesse, di storia personale.
C’è la storia di Paolo Nespoli che si appresta a ritornare per la terza volta nello spazio; l’avventura di Rosetta e della cometa; l’esplorazione dell’Antartide; la scoperta delle onde gravitazionali; i misteri del mondo delle particelle elementari. E poi le nanotecnologie, l’oncologia molecolare, l’inafferrabile neutrino. Per finire con i giovani eroi di domani.
Un libro facile e leggero, che ci spiega come i veri eroi siano lontani anni luce dalla retorica corrente.
Nicola Porro, Il Giornale 14 maggio 2017