Amy Coney Barrett è una donna modello: si è fatta da sola sgobbando sui libri, ha conciliato lo studio e il lavoro con la famiglia (ben sette figli di cui due di colore adottati) e potrebbe diventare – se la nomina sarà ratificata – a 48 anni la più giovane componente della Corte Suprema americana. Eppure, in queste ore non sentirete nessuna femminista tesserne le lodi e proporla come modello. Eppure, il femminismo dice di voler essere proprio questo: un movimento che lotta per infrangere i muri di cristallo che precludono ancora oggi alle donne di occupare a parità di merito ruoli saldamente in mano al potere maschile.
Lady di ferro discriminata
Perché accade questo? Ovviamente, la risposta non è difficile a darsi, ma conviene forse fare altri esempi. Il primo concerne Margaret Thatcher che non è stata semplicemente primo ministro del Regno Unito, ma una personalità che ha influito sulle vicende del mondo come nessun altro premier d’oltremanica aveva mai fatto dopo Winston Churchill. C’è qualche femminista che fieramente sventoli il suo nome come protagonista della storia, come esempio di fin dove le donne possono arrivare con la determinazione e una superiore capacità intellettuale?
Non solo la Lady di ferro non compare mai fra le eroine del movimento femminista, ma addirittura qualche donna arrivò a dire, senza che nessuna voce di rilievo protestasse, che lei dopo tutto faceva male alla causa delle donne avendo fatto proprio il peggior vizio del sesso maschile, che quasi lo contraddistingue: il militarismo (sic!). Unica fra i premier del Regno Unito, la Thatcher non ebbe dall’Università ove aveva studiato, lei di umili origini, quella di Oxford, la laurea honoris causa a cui tanto aspirava. Avete mai sentito una voce alzarsi indignata contro un così chiaro esempio di discriminazione? Qualcuno ha parlato di “sessismo”? E lo ha fatto, cambiando tempo e prospettiva, passando cioè dalla storia alla politica attuale, quando Giorgia Meloni, unica leader donna di una forza politica italiana, è stata in malo modo insultata sul web?
Contraddizioni
E cambiando proprio argomento, che dire del silenzio delle femministe di fronte alle quotidiane discriminazioni, morali e anche fisiche, messe in atto nel vasto mondo islamico? È solo paura, o prudenza, ciò che induce al silenzio, o c’è qualcosa di più profondo? Evidente è la contraddizione e il corto circuito che si crea qui fra due dogmi del progressismo: la difesa della causa femminista, possiamo dire in un certo e perverso modo intesa, e quella delle “culture altre” storicamente “vessate” dall’ “imperialismo occidentale”.