Chiesa

Anche Bergoglio irritato da Conte

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Con il rinnovato divieto delle funzioni religiose e la regolamentazione dei funerali, la tensione tra Stato e Chiesa non è mai arrivata ad un punto così drammatico, tanto che, il Segretario di Stato Pietro Parolin sta pensando di inoltrare una nota ufficiale di protesta. Non era mai accaduto prima, neppure ai tempi del divorzio e dell’aborto, che comunque arrivarono dopo dibattiti parlamentari e referendum. Bisogna tornare indietro al 1928, quando il Duce pretese lo scioglimento dell’Azione Cattolica considerata da Papa Pio XI “la pupilla dei suoi occhi”.

In Vaticano c’è profonda amarezza umana per il Premier Conte che si è sempre presentato come un figlio di Villa Nazareth cresciuto sotto le ali protettive del cardinal Silvestrini, tuttavia ha ignorato poi le norme che regolano i rapporti tra Stato e Chiesa. Dopo il primo Dcpm, dai Palazzi Apostolici era già arrivato un segnale di disappunto, ma vista l’improvvisa emergenza si era deciso di soprassedere, anche se il Papa era direttamente intervenuto dopo qualche ambiguità del Cardinal Vicario. Non ci sono state neppure proteste formali per le funzioni interrotte dai carabinieri e per le forze di Polizia che, in modo davvero ridicolo, hanno accompagnato la processione solitaria di un vescovo in Abruzzo durante i riti della Santa Pasqua.

Alla luce dell’ultimo provvedimento, l’avvocato degli italiani sarebbe stato bocciato in diritto costituzionale e in diritto ecclesiastico. Il presidente Andreotti ricordava sempre le faticose intese raggiunte tra Togliatti e De Gasperi durante la Costituente per gli articoli 7 e 8 per cui Stato e Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. Come se non bastasse, nel rinnovo del 1983 dei Patti Lateranensi si prevedeva una commissione permanente per decidere eventuali modifiche.

In effetti fino a sabato scorso un dialogo era avvenuto: da un lato, per il governo, il ministro dell’Interno Lamorgese e, per il Vaticano, il sottosegretario alla Cei Ivan Maffeis e il segretario generale Stefano Russo. Ma qualcosa non deve aver funzionato se poi il Presidente Conte, spalleggiato sembra da un altro cattolico, il capo delegazione del Pd Dario Franceschini e dal ministro Speranza, ma contro il parere della ministra Teresa Bellanova, ha deciso di disattendere ogni intesa ignorando, come sanno anche gli studenti del primo anno di giurisprudenza, il principio della gerarchia delle norme secondo cui Costituzione, Concordato e Codice Penale non possono essere scavalcati da atti amministrativi come un Dcpm.

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