Economia

“Folle chiedere altri incentivi”. Anche Confindustria stronca Stellantis

Il presidente Emanuele Orsini avverte Tavares: “Noi abbiamo bisogno che le produzioni in Italia vengano mantenute”

stellantis

Clima rovente sul dossier Stellantis. Dopo mesi di botta e risposta al vetriolo, l’audizione di ieri alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato dell’amministratore delegato Carlos Tavares ha di fatto gettato altra benzina sul fuoco. Dalle solite scuse sugli impegni non mantenuti alla fumosità di certi progetti, il manager portoghese ha mandato su tutte le furie maggioranza e opposizione, ma c’è un punto che più di ogni altro ha scatenato il dibattito: la nuova richiesta di incentivi per le auto elettriche. Una farsa che ha sollevato un polverone e anche Confindustria ha stroncato senza mezzi termini l’ennesima castroneria targata Stellantis.

A margine del convegno di Capri dei Giovani imprenditori di Confindustria, il presidente Emanuele Orsini non ha utilizzato troppi giri di parole per definire le richieste avanzate ieri da Tavares: “Noi abbiamo bisogno che le produzioni in Italia vengano mantenute e chiedere ulteriori incentivi mi sembra onestamente una pazzia”. Fermo, netto, perentorio, parole che non lasciano grossi margini di interpretazione. Ma soprattutto un attacco senza precedenti da parte di Confindustria contro una delle realtà più importanti del Paese, a testimonianza della tensione.

“Io credo che questa crisi dell’auto sia purtroppo una delle ripercussioni delle scelte della precedente Commissione europea sul Green deal. Non vorrei che lo stop al motore endotermico nel 2035 e le ultime annunciazioni della rivisitazione al 2026 dessero adito a qualcuno di non fare produzione in Italia”, ha spiegato Orsini nel corso del suo intervento, rimarcando la follia insita nella richiesta di nuovi aiuti che secondo Tavares servirebbero agli italiani per l’acquisto di auto alla spina: “Noi abbiamo bisogno di piani industriali seri, di imprese che stiano sul territorio che costruiscano i propri prodotti nel nostro Paese”.

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I j’accuse di Tavares hanno unito maggioranza e opposizione, un’impresa degna di nota considerando il clima politico degli ultimi mesi. Uno degli attacchi più muscolari delle ultime ore è stato quello firmato da Matteo Salvini. Intervenuto a margine dell’inaugurazione di M4 a Milano, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture è stato a dir poco tranchant: “Il settore dell’automotive è in crisi anche anche per colpa sua. L’ad di Stellantis dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa”. “L’ad e la dirigenza di Stellantis dovrebbero chiedere scusa agli operai, agli ingegneri, ai tecnici, agli italiani e alla storia dell’auto italiana”, ha aggiunto il segretario federale della Lega: “Non è più in condizione di chiedere niente per come hanno mal gestito e mal amministrato un’azienda storica italiana”.

Le reazioni di parlamentari e sindacati hanno spinto Tavares a comprendere l’unità del sistema Paese, che chiede a Stellantis di restare in Italia e di affrontare qui la sfida della transizione, ha rimarcato il ministro Adolfo Urso. Il titolare delle Imprese e del Made in Italy ha rimarcato che “l’importante è che ciascuno faccia la sua parte e gli stabilimenti tornino a un livello di produzione più consono, altrimenti costi sono più elevati”. Un altro messaggio importante, considerando i numeri che bocciano Tavares, basti pensare che i dipendenti sono diminuiti di oltre 11 mila unità ed è stato raggiunto il minimo storico di produzione. Il futuro è tutto da scrivere, ma la presa di posizione della politica e soprattutto di Confindustria dovrebbe spingere la multinazionale a porsi più di una riflessione, con buona pace del professionista delle scuse Tavares…

Franco Lodige, 12 ottobre 2024

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