Magari tutto questo creerà un cortocircuito nella mente dei progressisti, ma ci tocca informarli che oltre a Cacciari, nel calderone dei cattivoni no-green pass devono inserire anche i musulmani. O almeno una parte di loro, quella peraltro in Italia più culturalmente attiva (ed ascoltata).
I pericoli del green pass
Oggi su La Luce, periodico online di ispirazione musulmana, Davide Piccardo ha messo all’indice uno strumento che dota “gli italiani di un codice con il quale perdono di colpo la qualità di cittadini”. Un affondo senza appello contro il lasciapassare, un po’ come fatto ieri da Giorgio Agamben in audizione di fronte alla Commissione Affari Costituzionali del Senato. Col green pass, ragiona giustamente Piccardo, la concezione di cittadino “muore”, viene a mancare, e la subordina “alla mia adesione a questo o a quel trattamento sanitario”. E poco importa se uno è favorevole o meno al siero anti-Covid (come sapete, noi ci siamo vaccinati): qui il punto è che oggi il green pass vale per la vaccinazione, ma domani? Si chiede Piccardo: “Se domani fossi ritenuto un evasore, una persona dalla condotta sessuale, religiosa o politica non conforme, un soggetto antisociale, se semplicemente fossi un contestatore dell’ordine costituito cosa accadrebbe?”. Rispondiamo noi, con la lettera arrivata ieri al nostro sito: una signora, non vaccinata per motivi suoi, non viene assunta perché non ha il green pass. Non è forse discriminazione questa?
“Green pass tassello per il mondo nuovo”
Grazie al green pass, allargato ad altri ambiti della vita sociale, lo Stato sarà in grado “con un clic di spegnere la mia vita sociale, la mia vita lavorativa e anche la mia possibilità di accedere al sistema sanitario”. Sia chiaro, nessuno pensa che Draghi possa essere in grado di instaurare una dittatura del green pass. Ma all’inferno si scende a piccoli passi. E ci si mette poco ad “adeguarsi” ad una normalità che non è né liberale, né democratica.