C’è stato un posto e un tempo di liberalismo puro? Sì, il Far West, e non nel senso odierno di disordine anarchico. Finché non intervenne la ferrovia (dietro alla quale stavano i grandi monopoli) tutti vi ebbero pari opportunità, letterale. Sì, è vero che il debole soccombe al forte, ma se il primo ha una Colt allora sono uguali (infatti, la ‘45 era detta «livellatrice»). Direte che raggrupparsi in una banda ripropone il dislivello. No, perché si può fare lo stesso. Billy the Kid cominciò così, al servizio del mitico allevatore Chisum (impersonato da John Wayne nel film omonimo, ed è tutto dire).
Insomma, il Far West aveva una sua filosofia e c’è addirittura un accademico che si è messo a studiarla. Voi magari insisterete che se c’è un posto in cui la filosofia c’entra come il cavolo a merenda è il Far West; al massimo, uno si immagina qualche battuta sarcastica alla Tarantino prima della sparatoria. Invece no. Leggetevi Storia Filosofica del Far West. La vita fuorilegge (Tommaso Gazzolo, Salerno ed., pp. 180,19 euro) il cui autore è l’accademico che dicevo. Ora, poiché il sottoscritto di filosofia non sa un tubo ma di storia sì, ecco qualche chicca per golosi di queste cose.
Il più famoso bandito della California? Niente nomi americani, anzi: Tiburcio Vásquez, diventato fuorilegge nel 1852 proprio per odio contro i nuovi padroni americani (che avevano scippato la California al Messico). Aveva studiato ed era un piccolo proprietario, ma l’arroganza con cui i wasp trattavano gli ispanici lo mandò in bestia. La goccia finale fu quando, a una festa da ballo, entrarono gli yankees e, spintonando i giovanotti locali, presero a infastidire le ragazze. Diligenze, treni, banche non ebbero più pace, Tiburcio e la sua banda erano dei veri e propri robin hood che la popolazione idolatrava e assisteva. Fino al 1874, quando fu preso e mandato a San Quintino.
Intervistato, ammise tutto; «ma ho sempre cercato di evitare di versare inutilmente del sangue», disse. Nessuna ballata esiste, però, su di lui, mentre ce ne sono valanghe sui fuorilegge americani doc, perfino il Premio Nobel Bob Dylan ha dedicato versi a Billy The Kid, Jesse James, Butch Cassidy e via musicando. Insomma, i soliti, quelli che, grazie al cinema, anche noi italiani conosciamo. Noi italiani, però e ovviamente, nulla sappiamo di suor Blandina, cioè l’italiana Rosa Maria Segale, l’unica persona di fronte alla quale Billy The Kid si scappellava. Ed era una religiosa papista. Né sappiamo niente di un bandito western, sì, americano, ma questo davvero filosofo: Charles Bowles, che scriveva poesie e firmava i suoi colpi come Black Bart. Perché? Da buon letterato aveva preso lo pseudonimo da un romanzo di William H. Rhodes, The Case of Summerfield.
In effetti, tanto americano non era, visto che era nato in Inghilterra, ma tra il 1875 e il 1883 le diligenze della Wells Fargo che percorrevano il Far West non ebbero pace. Odiava i cavalli, perciò spuntava da solo, fucile in pugno, in mezzo alla pista, ben vestito e con un sacco di farina come cappuccio. Bandito gentiluomo, linguaggio forbito, modi distinti, spesso lasciava una sua poesia siglata Bart, the Po8 (in inglese eight, perciò po-eight che suonava come poet). Non uccise mai nessuno. Al giudice disse di aver chiuso col crimine. Un giornalista gli chiese se avrebbe continuato a poetare e lui rispose: «Ve lo ripeto, ho chiuso col crimine». Gentiluomo era anche Jesse James, ex confederato mai arresosi e ucciso a tradimento da un giuda. Visto il film con Brad Pitt? Il titolo è un verso di una ballata dedicata al bandito, una della tante. E Butch Cassidy-Paul Newman? Sentite questa: un giorno, braccato, trovò ospitalità nella catapecchia di una coppia di vecchietti che rischiavano la fame perché dovevano 500 dollari a un vicino. Butch diede loro 500 dollari prima di andarsene. Poi si appostò e attese che il vicino avesse riscosso. Quando quello giunse a tiro lo rapinò di 500 dollari e se ne andò.
Rino Cammilleri, 16 settembre 2022