Persino le Olimpiadi, che l’Italia si è appena aggiudicata, dividono le due anime del governo. Matteo Salvini e i leghisti non hanno comprensibilmente potuto frenarsi di fronte alla scelta del Cio di assegnare i giochi invernali a Milano e Cortina, alla Lombardia e al Veneto, entrambe a guida leghista.
Anche Torino doveva fare parte della partita, ma alla fine il sindaco Appendino ha preso tempo ha chiesto ulteriori verifiche, ed è stata fatta fuori. D’altronde nel Dna del movimento, olimpiadi, grandi opere non sono mai entrate. E la stessa Appendino è stata triturata dalla sua maggioranza per il solo sospetto che volesse sedersi al tavolo della gara.
Come sulla Tav, i cui financo il sottosegretario pentastellato Castelli ha detto che si potrebbe fare, anche sulle Olimpiadi la granitica ostilità del M5S sta venendo meno. Si è partiti dalla totale ostilità della Raggi per la candidatura di Roma, ai mal di pancia dell’Appendino.
Sono due visioni inconciliabili: un Italia che ci prova, e può sbagliare. E un’Italia che neanche ci prova per il timore di sbagliare. Se volete è sempre questa la differenza tra i due partner di governo su tutto. E’ chiaro dove un liberale si posiziona: sul primo fronte.
Nicola Porro, 24 giugno 2019