Quella di ieri è stata una giornata infuocata sia a livello sportivo che a livello politico. Riflettori accesi sulle Olimpiadi di Parigi, dove la pugile italiana Angela Carini s’è ritrovata a fare i conti con la rivale intersex Imane Khelif, che ha ricevuto il via libera del Cio a combattere contro le donne nonostante la precedente squalifica della federazione IBA per gli alti livelli di testosterone che il corpo dell’algerina produce per via di una disfunzione. Una sfida impari e poco sicura per l’italiana, che ha deciso di lasciare il ring dopo pochi secondi tra le lacrime. Un sogno sfumato, ma tanti gli attestati di affetto e di vicinanza. Il governo s’è schierato al suo fianco, ma è rimasto solo: la sinistra se l’è presa con Carini.
Tra i possibili esempi le dichiarazioni di Laura Boldrini, che ha puntato il dito contro la destra rea di aver condizionato la Carini: “Era tanta e tale la foga di scatenare i peggiori istinti, di fomentare l’odio verso la comunità LGBTQIA+ attaccando un’atleta perché non rientra nei loro canoni, che non si sono minimamente preoccupati delle conseguenze che tutto questo avrebbe avuto sull’azzurra che dicevano di voler tutelare. È il Comitato Olimpico a decidere quali sono gli standard da rispettare, lo fa su basi scientifiche frutto di studi di decenni”.
Oppure pensiamo all’immancabile Riccardo Magi, segretario +Europa. Il parlamentare s’è scagliato contro le presunte “fake news omobilesbotransfobiche” che “fanno molto più male a migliaia di persone nel mondo”: “Il fatto che a ripeterle siano esponenti del governo manda K.O. il buonsenso e la civiltà”. In questa girandola non poteva di certo mancare il M5s, con Alessandra Maiorino, di cui riportiamo lo zenit: “Tra i due opposti, maschio e femmina, esistono infinite varietà e variazioni, e non sono ideologia, sono previste dalla natura umana. E Imane Khelif è evidentemente una di queste variazioni. Proprio quelle di cui la destra becera si rifiuta di accettare l’esistenza, bollandole come ideologia”.
È poi emblematico quanto accaduto all’interno della maggioranza di centrosinistra che guida il Consiglio comunale di Milano. Non è piaciuta, infatti, l’uscita dell’assessore allo sport Martina Riva: “Lo sport è competere ad armi pari. Quelle non erano armi pari. Se il politicamente corretto invade lo sport, è la fine dello sport. O almeno di quello femminile”. Su tutte le furie Monica Romano, consigliera transgender, seguita da altri esponenti del mondo dem meneghino. “Un post davvero inopportuno, figlio della disinformazione”, l’accusa nei confronti della pseudo-dissidente. E, ancora, il gruppo Pd di Palazzo Marino ha invitato la Riva “a rivedere le sue parole, espresse forse in maniera impulsiva sui social, e ad approfondire meglio queste tematiche, soprattutto in vista delle Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali che la nostra città ospiterà tra un anno e mezzo. Come detto in altre occasioni, non possiamo accettare posizioni di questo tipo da chi amministra la città, che sia di opposizione o di maggioranza”.
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Infine c’è da segnalare la linea tenuta da Amigay aps, l’associazione di medici e professionisti della sanità Lgbti e frendly che invita ad anteporre l’inclusività a tutto: “L’inclusione è molto più importante di una differenza fisica lieve che può essere paragonata a quella tra le diverse etnie: un africano in alcune discipline è senza dubbio avvantaggiato rispetto ad un cinese ma a nessuno verrebbe in mente di non farli competere”, l’analisi all’Adnkronos del presidente Manlio Converti. Il ragionamento è semplice: lasciare perdere il patrimonio cromosomico e genetico per garantire a chiunque la partecipazione, preferendo di fatto i criteri di inclusione.
Franco Lodige, 2 agosto 2024
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