È morto improvvisamente lo scrittore e giornalista Roberto Saviano. Un lutto appena battuto su Twitter e dalle maggiori agenzie. Era da tempo che giravano voci sul suo stato di salute, ma solo da pochi minuti è stato comunicato ufficialmente il decesso.
Roberto Saviano, autore di libri e serie tivù, è morto ad appena 40 anni. A dare la notizia siamo tra i primi, malgrado da tempo anche noi avevamo scritto della sua malattia. Nessun proiettile l’ha fermato, ma si è spento lentamente. Secondo chi gli stava accanto, si è spento serenamente, quasi incosciente, dopo una lunga agonia ma del tutto priva di dolore. Sino all’ultimo Saviano ha combattuto con il coraggio delle sue posizioni: dalla proposta di legalizzare la cocaina alla recente accusa a Meloni e Salvini di aver alimentato l’odio nei confronti della Senatrice Lilliana Segre.
Dopo anni vissuti sotto scorta, in molti parlano di un lento suicidio iniziato proprio sui social. Proprio perché Saviano è morto da quando ha iniziato ad usare i social network come mezzo principale di comunicazione. Li ha decretato la sua fine. Editorialmente era già morto dopo il successo di Gomorra, tra l’altro condannato per plagio. Dopodiché Saviano non ne aveva azzeccata una. Un fallimento dietro l’altro sino a scomparire, dopo pochi giorni dall’uscita del suo ultimo libro, dalle classifiche dei libri più venduti. Anche i suoi corsivi su La Repubblica erano sempre meno oggetto di dibattito. Sui social, invece, ha trovato la sua fine, la sconfitta ammessa della parola.
Da tempo non scrive più, ma affida le sue parole a dei video dove parla mentre le parole scorrono sullo schermo. La massima sconfitta per uno scrittore e per un giornalista. Sottolineare le proprie parole con video tipo quelli per i non udenti o i sottotitoli delle nuove serie tivù. La perdita totale della forza delle parole, le sue, che se non evidenziate perdono di potenza. Il Solone di Napoli, il “giovane holding” della nostra letteratura, sconfitto dalla sua stessa incapacità di scrivere. E se già avessimo dei dubbi, un video maker dovrebbe leggere le prime pagine di Gomorra e vedere l’inizio di Piedone lo sbirro del 1975 con protagonista Bud Spencer e regia di Steno. Sono identici.
Soprattutto a dare voce a Saviano, ormai, è unicamente la sua scorta di poliziotti. Se non ci fossero loro qualsiasi presentazione di Saviano diventerebbe una qualsiasi presentazione. Saviano senza scorta sarebbe come togliere le luci d’effetto a Barbara D’Urso, come togliere a Bianca Berlinguer il padre Enrico. Saviano ogni giorno si condanna a morte con interventi fuori controllo, ma soprattutto aumentando il livello dei toni, cosa di cui accusa i “fascisti”.
È un Saviano defunto che non corre più alcuna minaccia dai casalesi ma dal Savianese, il suo nuovo modo di comunicare che sottolinea, volendo enfatizzarle con i video, il peso delle sue parole.
Gian Paolo Serino, 18 novembre 2019