Lucia Annunziata da Sarno a 74 anni deve riverginarsi politicamente e la soccorre la solita intervista di Repubblica, una cosa in famiglia, una cosa piddina. Ma ancora ci sarà gente che ci crede, che non vede la dimensione domestica e in fondo familistica di queste faccende, a sinistra come a destra s’intende? Ma sì, è l’eterno gioco dell’informazione arlecchina e allora stiamo al gioco.
Lucia Annunziata da Sarno deve ricrearsi come illibata politicamente: dopo avere giurato e spergiurato che mai si sarebbe lasciata candidare, eccola in rampa per Elly Schlein, direzione Bruxelles. E che può dire una giornalista organica da tutta la vita, una che, secondo la Meloni, “che mi ha offeso”, non avrebbe mai fatto niente se non fosse stata per tutta la vita nell’alone del partito si chiamasse PCI, PDS o le mille sigle, le mille elisioni susseguenti? Lucia Annunziata da Sarno ha 74 anni e una testa comunista e non può che giustificare la sua candidatura, la sua campagna elettorale con argomenti del secolo scorso, primo fra tutti la questione meridionale che è un classico che non invecchia mai: “Da queste parti la riforma che toglie risorse al Sud e aumenta le disuguaglianze è vissuta come il frutto di un rigurgito razzista nei confronti dei meridionali (sic!). La speranza è che l’Europa aiuti a mitigare questo disegno eversivo del governo”.
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Il vittimismo gramscista dei Saviano e dell’Annunziata! Quante volte lo abbiamo ascoltato, così rotondo, pulito, scandito, senza ombra di autocritica, fin dall’inizio del secolo scorso? Ma fa presa, eccita, salvo omettere che l’Europa punitiva della fascia dei Paesi mediterranei, da esorcizzare coi bonus e le elemosine che rimpinguano la criminalità organizzata, l’Europa della corruzione della sinistra mediterranea con marocchini e emiri, non risolverà mai “le disuguaglianze” di cui parla Lucia Annunziata da Sarno con impeto sindacale tribunizio. Lei “non si è iscritta al PD”, corre da indipendente per il PD, sono distinzioni sottili, di quella fumisteria comunista che non convince più nessuno, ma Lucia è donna del secolo scorso, avvinghiata alle ipocrisie comuniste di un’età felice e lontana. Quando il compagno Fassino, specializzato in profumi, poteva chiamarla dal radiotelefono in macchina, “Lucia ti abbiamo fatto presidente della Rai”. E lei si sentiva finalmente apprezzata, valorizzata, non si offendeva. C’è la questione ucraina e quella palestinese, “un generale surriscaldamento del quadro internazionale, ma esiste anche una questione meridionale”, senti un po’ che modo dadaista di argomentare, e, nella surriscaldata questione meridionale, c’è la rovente questione Lucia Annunziata da Sarno.
“Lei si è dimessa dalla RAI per candidarsi?”, le chiede soccorrevole Giovanna Vitale, che forse un giorno si candiderà anche lei. E Lucia da Sarno: “Se fosse così sarei una veggente. Ho lasciato a maggio 2023 la proposta di Schlein mi è arrivata nel marzo scorso”. Ma le cose non stanno così, stanno, come sanno anche i più sprovveduti, che una candidatura si prepara per tempo, matura per tempo e va costruito il pretesto, in questo caso le dimissioni teatrali e da nessuno sollecitate, “me ne vado perché non sono gradita”. E tutti a cascare dal pero e a subito immaginare: non è che questa si candida? E la candidatura arriva, puntuale, “nel marzo di quest’anno”, ma per forza, quando vuoi candidarla per le Europee di giugno?
Due anni prima? Ma alla oscena presentazione di Speranza col suo manoscritto redivivivo, “perché vi ammaleremo”, si era già capito perché ad officiare c’era proprio Annunziata con lo stato maggiore piddino, Segretaria Schlein in testa, e c’era Conte, l’alleato infido, c’erano le vestali piddine di sostegno, le provocatrici da social come la Zampa e la Ascani. E tutti dicevano: se un errore abbiamo fatto con la pandemia è stato di essere troppo morbidi, ma quando torneremo non lasceremo più spazi, né fisici né di dissenso. E Lucia da Sarno si scagliava, nel suo slang inconfondibile, contro i “novax” nei quali mettere anche i malati e i moribondi che i piddini insultano e fanno bloccare sui social siccome dicono che sono malati e moribondi, e che l’incorreggibile Speranza sistema così: “Hai firmato la liberatoria e adesso che vuoi?”. Anche a Rho, propaggine milanese, c’era una disgraziata col padre vittima delle politiche sanitarie, per modo di dire, di Speranza, “vigile attesa” e poi lasciarli crepare negli ospizi, negli ospedali; e questa piangeva, inveiva, “non ho neppure potuto salutarlo mio padre” e, vicino a Speranza, Cecilia Strada, l’ereditiera, la compativa, le rideva in faccia scuotendo la testa.
Il PD è questa roba qua e Lucia Annunziata da Sarno ha lasciato la RAI per candidarsi in favore del Mezzogiorno sfruttato e violentato dal nord razzista e predatorio come un secolo fa. Però non prende la tessera, “al momento no”, la tessera di partito come una scelta opportunistica, strategica, stiamo a vedere come butta e poi decidiamo. Lucia da Sarno vuole mani libere, neppure lei col suo populismo vintage è sicura di farcela, va bene la popolarità ma oramai non si guarda più in faccia a nessuno e a lei, ancor nel fior dell’età magari non dispiacerebbe tornare in RAI, o magari al Nove se il colpo grosso di Bruxelles non dovesse riuscire.
Per cui cammina sulle uova del riformismo opportunistico postcomunista, “la Nato? Io non ne uscirei come dice Tarquinio, ma questa è una decisione che non spetta a me e neanche a lui”. Ma sì, lasciassero fare all’Europa opportunistica che riesce ad essere contro Putin mentre gli compera il gas, al Politburo romano, trasformistico che flirta con Hamas ma senza voler uscire dall’ombrello americano. Tanto c’è il Mezzogiorno da salvare, quello viene prima anche se da centotrenta o cinquanta anni è il primo a non volersi salvare. Tolto il reddito di cittadinanza grillino, gigantesca truffa ai danni dello Stato e del nord capitalista e sfruttatore, unico che produce reddito, il Mezzogiorno parassitario, che ovviamente non è tutto ma una buona parte sì ed è quella che fa gola al partito postcomunista sempre un po’ comunista che ha in odio l’iniziativa privata e si affida allo Stato sussidiario, si è rintanato come sempre nel suo attendismo ricattatorio, “chi mi passa a magnà gli dico babbo” e il PD dell’eterna lezione gramsciana si è subito sintonizzato, anche per bruciare definitivamente l’infido Conte, per riassorbire i transfughi grillini. Un compito mica da ridere, ma c’è Lucia Annunziata da Sarno che lotta insieme a noi. Auguri, Lucia.
Max Del Papa, 3 giugno 2024
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