Con l’età la soglia di tolleranza verso quel che non va si sposta sensibilmente verso l’alto. Almeno a me è capitato così, ma credo anche a molti romani che hanno visto la qualità della vita nella loro città precipitare sempre più in basso di anno in anno e ci si sono stoicamente e silentemente adattati. Forse anche perché hanno potuto sperimentare che ogni protesta, fosse pure organizzata, non sortiva nessun effetto sulla vita reale. L’Apocalisse nel mio quartiere, Balduina-Monte Mario, è cominciata l’altra sera: non avevo fato in tempo ad avvicinarmi a casa, dopo una giornata passata al centro, che mi sono reso conto della cappa di fumo che avvolgeva il cielo con l’aria che diventava sempre più irrespirabile. Il tutto aggiungendosi all’afa eccezionale di questo mese di luglio. In verità, arrivato a casa, dalla finestra oltre al fumo vedevo chiaramente le fiamme che avvolgevano la pineta sul limitare del quartiere. Da allora, e per tutta la notte, elicotteri a bassa quota hanno sorvolato la zona, in un clima che ricordava un po’ quei film americani tipo Inferno di cristallo.
L’incendio, di origine dolosa, si reitera ogni anno, ma nessuno fa nulla a livello di prevenzione. Questa volta, anzi, le conseguenze si sono protratte perché i canadair sono arrivati tardi e alcuni di loro, sembrerebbe, non erano nemmeno attrezzati. Sempre l’altra sera, un amico che passava per la piazza principale del quartiere, ha scattato una foto di un branco di cinghiali che, mentre tutti gli umani si erano rinchiusi dentro casa per il fumo, incuranti bighellonavano liberamente fra i cassonetti stracolmi di spazzatura e spesso riversati a terra che è ormai l’immagine tipica della nostra città. Mente Conte fa ostruzionismo sul termovalorizzatore, in questi giorni la situazione della monnezza è diventata in città davvero insostenibile: facciamo tante storie con il Covid, che è in questa fase abbastanza innocente, e facciamo finta che, complice il caldo, il rischio di infezioni da monnezza non ci sia!
Come se non bastasse, nelle ultime quarantotto ore a Roma non si è visto un taxi: I poveri turisti, che nonostante tutto sembrano essere ritornati negli alberghi della zona, a cominciare dall’Hilton, scottati e con le infradito, stoicamente si sono avviati a piedi verso San Pietro e il centro. Qualcuno ha aspettato un mezzo pubblico che non passava mai e che, poi quando è finalmente passato, è risultato stracolmo di persone sudate e accalcate, ma rigorosamente tutte in mascherina (chi ha detto che gli italiano non rispettano le leggi?). Manca purtroppo un Flaiano che racconti queste scene di ordinaria apocalisse capitolina, e di surreale follia. Quel che però è drammatico è non solo l’acquiescenza dei cittadini, ma la lontananza di questa amministrazione (degna emula per questa parte della precedente).
Irrita la seraficità imperturbabile del sindaco Gualtieri. Il quale, dopo aver promesso la pulizia completa della città entro lo scorso Natale, constatato il suo fallimento non ha avuto la dignità d’uomo di dire una parola di scuse ai suoi concittadini. Mentre ha deciso di occuparsi a tempo pieno di un’attività che, al contrario dell’altra, porta facile successo (e che è la ragion d’essere prima del suo partito): dare consulenze agli amici e piazzare propri uomini nelle partecipate e nei posti del sottogoverno locale.
Corrado Ocone, 7 luglio 2022