Cara Lega, cara Forza Italia, tocca a voi lottare contro il rischio di una sorta di “socialismo post Covid”. Intendiamoci bene, la missione è proibitiva. È naturale e per molti versi comprensibile (accade durante e dopo ogni tipo di guerra o di evento estremo) che l’area dell’intervento pubblico si espanda, e che simmetricamente cresca il desiderio di protezione di molti cittadini.
Il guaio è che, notoriamente, una volta che il ‘pubblico’ si è allargato, ricomprimerlo diventa complicato. Un po’ come le nostre libertà: facilissime da perdere, difficilissime da riconquistare.
Ma non perdiamo il filo. Era scontato che Mario Draghi, keynesiano per cultura, premesse l’acceleratore sul Recovery Plan e sui piani pubblici, sugli investimenti (europei e nazionali) come volano di ripresa. Tuttavia, sembra mancare l’altra parte dell’indispensabile percorso di ripartenza: la parte supply-side, i tagli di tasse e di regolamentazione, la creazione di un ambiente “entrepreneur-friendly” che consenta poi alla libera iniziativa privata di giocare la propria partita.
Sarà fuori moda, ma è il caso di ricompitare alcune fondamentali nozioni hayekiane, antidirigiste, anticentralizzatrici. È un atto di presunzione fatale ritenere che il decisore pubblico possa modellare la propria società e il proprio tempo, determinare l’andamento dell’economia.
Oggi questo è più vero che mai: il mondo cambia velocemente sotto i nostri occhi e nemmeno il ministro o il commissario europeo ipoteticamente più visionario e lungimirante può prevedere con millimetrica precisione cosa accadrà fra tre o fra cinque anni. Dunque, anziché affidarsi miracolisticamente a piani pubblici scritti da politici (nazionali ed europei), è opportuno creare un ambiente a tasse basse e regolazione leggera che poi consenta alle forze del mercato di scommettere sull’uno o sull’altro settore.
Di tutta evidenza, un po’ per formazione culturale, un po’ per l’innegabile opportunità del Recovery Plan, Draghi sarà fatalmente orientato a guardare in quella direzione. Occorre qualcuno (tocca a Lega e Fi, e a chi se no?) guardare da quest’altra parte, insistere per uno choc fiscale e regolatorio. Perché non provarci? Un po’ di cultura e di pratica liberale potrà solo far bene all’Italia. E anche al centrodestra.
Daniele Capezzone, 22 febbraio 2021