Arcuri, mascherina socialista che impone il prezzo morale

Il costo bloccato a 50 centesimi ha paralizzato il mercato

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In un articolo uscito sul Los Angeles Times il 17 febbraio del 1977, il premio Nobel per l’Economia, Milton Friedman, scriveva: “Noi economisti non conosciamo molte cose, ma sappiamo come creare una carenza nei mercati. Se vuoi creare una carenza di pomodori, per esempio, basta approvare una legge che vieta ai rivenditori di vendere pomodori per più di due centesimi a libbra. Immediatamente, si ottiene una carenza di pomodori. Vale lo stesso per la benzina o per il gas”. E per le mascherine chirurgiche, aggiungiamo noi.

Der Kommisar (vi ricordate la vecchia canzone di Falco?) Arcuri ne combina una dietro l’altra: ha prima detto che sarebbero arrivate in abbondanza e poi ha fissato un prezzo massimo di 50 centesimi (che poi sono 61, visto che l’Iva i consumatori la pagano). Ovviamente le protezioni sono diventate introvabili, come anche uno studente di economia al primo anno avrebbe immaginato. Der Kommisar ha poi detto che era colpa delle Regioni, delle Farmacie e della distribuzione. Colpa di tutti tranne che sua. Vedrete che, finita l’emergenza, sarà la stessa storia per il risanamento di Bagnoli, incautamente affidato dal governo Renzi al medesimo Arcuri.

Sull’incapacità del commissario di rimediare le mascherine, che proprio il governo ha rese obbligatorie, ci sono pochi dubbi. Molti però apprezzano l’idea di aver posto un prezzo limite: contro la speculazione, si dice. E la cosa paradossale è che gli stessi che apprezzano la tariffa stabilita per legge, vi consegnano contestualmente la propria fede liberale. Vedete, le mascherine di Arcuri, rappresentano proprio il caso di scuola per distinguere un liberale (tutti oggi si definiscono tali) da un socialista (nessuno oggi, tranne pochi onesti intellettualmente, si vogliono sentire chiamare così).

Non vogliamo renderla complicata, ma la teoria dei prezzi è proprio ciò che discrimina le due grandi scuole di pensiero economico. I liberali sono convinti che il prezzo sia banalmente un’informazione: e cioè di quanto un bene o un servizio sia richiesto in rapporto alla sua offerta. Se un bene è scarso e vi è una grande richiesta, il prezzo sale e in questa maniera indica una corsa al suo acquisto. D’altra parte più sale un prezzo e più c’è convenienza per terzi operatori di entrare in quel mercato per fare soldi: cosa legittima, ovviamente. Insomma, quando i prezzi si alzano arrivano nuovi fornitori che cercano di prendere una quota di mercato e aumentando così l’offerta riducono il prezzo.

Per un pianificatore, un socialista, il prezzo ha un obbligo morale, che il mercato non considera. Deve essere giusto, anzi equo. E dunque in una società che non può più essere quella pianificata e sovietica, il prezzo deve essere controllato, stabilito, vigilato. Il caso Arcuri. I cosiddetti liberali che condividono il prezzo di 50 centesimi, sono ovviamente dei socialisti mascherati. Nulla di male, basta intendersi. E giustificano la propria accondiscendenza al prezzo di Arcuri con due punti di vista ritenuti forti. Il primo è l’ingiusto profitto che farebbero gli speculatori. Il secondo è il rispetto del portafoglio dei più deboli. La forza dei principi liberali in economia è che non solo rispettano la fondamentale libertà economica, ma che alla prova dei fatti i meccanismi di mercato aiutano soprattutto i più deboli, oltre che i più meritevoli.

Andiamo nel concreto. Fissare un prezzo massimo per le mascherine non ha comportato la fine della speculazione, ma ha cagionato il fermo della distribuzione. Bastava leggere Manzoni: nei Promessi Sposi racconta l’Arcuri della peste di Milano, che impose il prezzo del pane, cosi disincentivando la sua produzione e alimentando l’assalto ai forni e la scarsità della pagnotta. Oggi sostituite il pane con le mascherine e il gioco è fatto. In un mercato libero si sarebbe assistito ad un aumento anche elevato dei prezzi delle mascherine, ma proprio per questo motivo ci sarebbe stato l’incentivo a produrle, importarle e costruirle in quantità vista l’intraprendenza dei nostri imprenditori.

Il socialista non crede nel mercato e pensa come un dio dei commerci di stabilire cosa sia giusto: il risultato è che l’abbassamento dei prezzi per legge, avviene con molto più ritardo rispetto a quello che avrebbe portato la concorrenza. Si dirà che nella prima fase i più deboli non avrebbero avuto a disposizione la preziosa protezione. Vero. Ecco perché lo Stato sarebbe potuto intervenire nella difesa dei più deboli, nel corrispondere loro meglio in cash che in natura, la disponibilità necessaria per acquistare mascherine.


Diamo un inutile credito fiscale, in base al reddito, per andare in vacanza, avremmo potuto fornire un più utile sostegno immediato e monetario per dotarsi di mascherine. E non avremmo inceppato il meccanismo del mercato. I pianificatori, i socialisti, sono molto presuntuosi. Pensano di sapere cosa sia meglio per voi, pensano di decidere da soli meglio di quanto facciano milioni di consumatori, e quando vengono smentiti attribuiscono sempre agli altri la colpa. Il mercato non è infallibile, ma lo Stato è Arcuri. Il liberale preferisce sempre il primo, cari amici liberali dell’ultima ora che tanto amate il prezzo imposto.

Toc Toc: ma quando la crisi economica inizierà a mordere per davvero, perché non fissare per legge il prezzo massimo del pane? O delle uova? O di quei generi alimentari essenziali? Perché fermarsi alle mascherine? Ogni emergenza ha la sua infelicità e in un giorno di cattivo commercio ci potremo trovare un bel comitato prezzi, che stabilisca oltre alle tariffe anche il giusto profitto. In fondo il passo è brevissimo.

Nicola Porro, Il Giornale 15 maggio 2020

 

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