Tira una brutta aria al quartier generale del Pd. Al Nazareno si compulsano i sondaggi riservati che non sono certo lusinghieri e si iniziano dunque a tirare le somme su cosa potrebbe succedere la notte del 25 settembre. L’asticella è stata fissata: sotto il 20% Enrico Letta sarebbe costretto a dimettersi. Almeno questa è la vulgata. In tanti aspettano al varco l’attuale segretario Pd. Tanti gli errori.
In particolare, l’accusa più diffusa rimanda al tema delle alleanze. Perché correre da soli o comunque con Nicola Fratoianni che elettoralmente non consentirà il salto di qualità in termini percentuali? C’è chi aspetta “Enrico” da destra e il riferimento è a quell’area degli ex renziani, capitanata oggi da Lorenzo Guerini, che ha tifato fino all’ultimo secondo utile per l’accordo con Matteo Renzi e Carlo Calenda. E chi invece solleva dubbi e perplessità dalla riva sinistra del Nazareno, dopo lo strappo definitivo con il M5s.
Insomma sta per iniziare il congresso. “Siamo già oltre la segreteria di Enrico”, avverte un ex ministro del governo Conte. Ed è la ragione per cui Andrea Orlando si è portato avanti preconizzando all’indomani del voto un nuovo patto tra Pd e 5Stelle. Ieri il ministro del Lavoro è stato fin troppo chiaro: “Il tema di un dialogo e di un confronto c’era prima e non si è esaurito con l’impossibilità di una coalizione se si ferma la destra e si afferma il campo del centrosinistra c’è una possibile riflessione su come recuperare ciò che si è rotto con il M5s e con le altre forze che non si riconoscono nel campo del centrodestra”.
Posizione condivisa da tanti all’interno del partito. “O ti allei con Calenda o con Conte, non puoi restare nel mezzo” bofonchia un deputato. Un sentimento diffuso che potrebbe emergere in chiaro la notte del voto quando il congresso sarà già entrato nel vivo.
Antonio Russo, 23 settembre 2022