Cultura, tv e spettacoli

Ariecco Sanremo: in Italia l’unica “resistenza” è Amadeus

Con sette mesi di anticipo arrivano i primi dettagli sul festival canoro del prossimo anno

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È incominciata la devastazione dell’apparato riproduttivo con l’annuncio del prossimo festival della canzone italiana. Siamo al 10 di luglio e l’evento si svolgerà a partire dal 6 di febbraio dell’anno prossimo ma la mente fervida di Amadeus, detto direttore artistico, ha partorito le novità del programma, sulle quali variazioni preferisco vivere, dunque omettere.

Ciò che rende appassionante la notizia è che se ne parli e se ne scriva con un anticipo di mesi sette senza sapere se domani chissà un imprevisto, un intoppo, un cambio di regime, nel senso di governo, possa far saltare il favoloso progetto che sicuramente avrà portato il dirart di cui sopra a notti insonni e a telefonate mille con artisti, case discografiche, sponsor, varie ed eventuali. Possono avvenire trasformazioni climatiche, possono duellare Musk and Zuckerberg ma ciò che resiste a tutto, eternamente uguale nella propria differenza, è la famosa rassegna canora con tutti gli annessi e connessi, perché Sanremo è Sanremo e nessuno ce lo toglie dal panorama della Riviera dei fuori, nel vero senso della parola vista la lievitazione dei prezzi tra ristoranti e alberghi, parcheggi e taxi, durante la manifestazione.

Amadeus resiste, resiste, resiste, nonostante le sberle di Mogol (“è il festival degli influencer”) e la ferocia di Morgan (“può fare il presentatore ma non deve scegliere le canzoni, che roba è?”), va diritto, spinto dal suo manager e dagli esaltanti ed esaltati dati di ascolto, regge più di un primo ministro nostrano, da cinque anni conduce-duce-duce. Da domani al sei febbraio, come nelle peggiori farse, si replica.

Tony Damascelli, 10 luglio 2023

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