Politica

Armi, Cina, Europa: l’ultimo mistero della geopolitica grillina - Seconda parte

Il M5s con i suoi continui dietrofront rappresenta ormai la quintessenza del trasformismo

L’intesa grillo-cinese

Seppur l’avvocato ha sempre parlato vagamente di “impronta internazionale”; lo scorso giugno, Beppe Grillo incontrava l’ambasciatore cinese in Italia, dopo che l’ex premier prima accettò e poi disertò l’incontro in Zona Cesarini. Sempre sul blog di Grillo, il 15 giugno 2019, in un pezzo dal titolo “Il caso di Hong Kong e i tentativi di destabilizzazione”, venivano minimizzate le ribellioni dei cittadini di Hong Kong represse dal regime, affermando trionfalmente come fosse Pechino a voler “disinnescare le proteste”. Nonostante ora cerchi di ritrattare le proprie posizioni in politica estera, anche il ministro Luigi Di Maio manifestò in precedenza più che un debole per il regime cinese, schierandosi in prima fila per sottoscrivere il Memorandum of Undestanding sulla “Nuova Via della Seta”. Né si possono dimenticare gli elogi del governo giallorosso alla gestione pandemica di Pechino.

Il 25 febbraio 2020, i giallorossi decisero di inviare alla Repubblica Popolare più di 2 tonnellate di dispositivi di protezione individuale, mascherine comprese, per poi rimanerne drammaticamente sprovvisti poche settimane dopo. Descritto come un fedele alleato per aver inviato più di 60 milioni di mascherine all’Italia; a distanza di un anno, più del 50 per cento dei dispositivi vennero sequestrati dalla procura di Gorizia in quanto non rispettosi degli standard europei per la protezione dal Covid-19.

Partito lacerato

Lo scioglimento delle ambiguità non pare arrivare. La strategia di Conte sembra quella di sempre: cercare di mantenere apparentemente unito un partito ormai lacerato tra diverse correnti, diviso su tutte le questioni governative e in continuo crollo di consensi. Nei giorni scorsi, lo stesso avvocato manifestò l’eventuale possibilità di abbandonare il Movimento in caso di rielezione interna risicata. Il risultato, però, è stato schiacciante: più del 94 per cento dei votanti ha confermato la leadership dell’ex premier.

Ora, sarà tutto da vedere se Conte riuscirà a trasferire il sostegno elettorale interno nella ristrutturazione di un partito in caduta libera. I sondaggi non attestano questo cambio di marcia. E un ulteriore calo da qui ai prossimi mesi rischierebbe di trascinarlo sotto il 10 per cento.

Matteo Milanesi, 1° aprile 2022

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