Non si placa il dibattito mondiale riguardo l’utilizzo di armamenti occidentali sul suolo ucraino. Le recenti dichiarazioni del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, hanno scatenato la reazione dei partner dell’alleanza e prodotto anche una sorta di giallo. Di fronte all’apertura da parte del segretario alla possibilità di permettere a Kiev di impiegare armi fornite dagli alleati per attaccare direttamente obiettivi militari in territorio russo, una “fonte” della Nato ha definito “inusuali” le parole di Stoltenberg. Di fatto sconfessandolo.
“Si tratta di un importante contributo alla discussione, che è in corso, ma il suo ruolo non è quello di dare le linee guida agli alleati“, aggiunge la fonte. Anche perché a decidere fin dove possono colpire i singoli armamenti sono gli Stati che forniscono il sistema a livello bilaterale. Gli alleati, sin dall’inizio del conflitto, hanno “concordato” che la Nato non sarebbe mai diventata “parte della guerra”. E di certo permettere l’utilizzo di missili occidentali sul suolo russo aumenta il rischio di un coinvolgimento diretto, come Mosca non manca di far notare ogni piè sospinto. Stoltenberg, tuttavia, anche oggi a Sofia ha ribadito che il “diritto all’autodifesa” di Kiev “include la possibilità di colpire obiettivi militari legittimi al di fuori dell’Ucraina”. “È giunto il momento di prendere in considerazione l’eliminazione di alcune delle restrizioni esistenti – ha aggiunto – Vediamo che nella zona di Kharkiv la linea del fronte e il confine sono quasi nello stesso posto, e l’Ucraina non può attaccare obiettivi militari sul territorio russo. Ciò significa che gli ucraini hanno le mani legate. Vengono attaccati dal territorio russo e non possono rispondere perchè ci sono restrizioni sull’uso delle armi”.
In Italia, la reazione è stata variopinta, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, pur rimarcando sostegno del Belpaese all’Ucraina, ha criticato le dichiarazioni di Stoltenberg per il rischio di escalation che queste comportano. Anche altri esponenti politici italiani hanno manifestato preoccupazione riguardo a un possibile incremento del coinvolgimento militare, riflettendo la varietà di opinioni presenti sia a livello europeo che interno sull’argomento. Stoltenberg “doveva essere più prudente, non tocca lui a prendere decisioni di questo tipo”, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervistato in video collegamento all’evento “Sky TG24 Live In” in corso a Palazzo Reale di Milano. Tajani è stato chiaro: “Noi non siamo in guerra con la Russia, non manderemo un soldato italiano a combattere in Ucraina. Gli ucraini sanno bene che tutti i nostri strumenti militari che hanno ricevuto e riceveranno non potranno essere utilizzati al di fuori del territorio ucraino“.
Per Matteo Salvini, invece, Stoltenberg sarebbe addirittura “pericoloso” perché “parlare di terza guerra mondiale, di armi occidentali, europee e italiane che vadano a colpire e uccidere nel cuore della Russia, mi sembra molto molto pericoloso, avventato. Quindi chi può lo fermi”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, invece, ha fatto notare che “non esiste un segretario Nato o una nazione che decide la linea per tutte le altre”.
Intanto, il governo tedesco non intende cambiare la sua posizione. E ribadisce il suo “no” anche all’ipotesi di creare uno scudo di difesa occidentale contro gli attacchi aerei russi. “Dal nostro punto di vista, questo sarebbe un coinvolgimento, un coinvolgimento diretto in questo conflitto. E questo è qualcosa a cui non miriamo”, ha detto il portavoce del governo Steffen Hebestreit a Berlino, come riporta la Zdf.