Rexino Arzaj, in arte “Gino”, era a Budapest insieme ad Ilaria Salis, Gabriel Marchesi e Maya T. per contestare il raduno neonazista in Ungheria. Sono stati tutti indagati dalla giustizia ungherese, che li considera membri del collettivo Hammerbund e colpevoli di aggressione ai danni dei partecipanti alla “Giornata dell’Onore” nel febbraio 2023.
Le singole vicende giudiziarie hanno però seguito strade differenti: la Salis è stata incarcerata in via preventiva per mesi (insieme a due tedeschi, Tobias Edelhoff e Annah Mewald), poi eletta al Parlamento Europeo e dunque liberata; Maja T., tedesca, è stata consegnata dalle autorità della Germania ai colleghi ungheresi che avevano spiccato un regolare mandato di arresto europeo; Gabriel Marchesi è in Italia, dopo la decisione della Corte di Appello di Milano di negare l’estradizione ritenendo fondato il rischio di trattamento inumano nelle carceri di Orban; Rexino Arzaj, invece, aveva pensato di scappare, di nascondersi, ma è stato arrestato in Francia e ora potrebbe essere consegnato all’Ungheria.
La palla passa in mano ai giudici francesi che dovranno decidere se le accuse nei confronti di Arzaj sono da considerarsi persecuzione politica o se legittimo desiderio di processare un presunto autore di violenze. Nel caso in cui la Francia dovesse consegnare l’antagonista all’Ungheria, scrive il Giornale, anche il caso di Ilaria Salis potrebbe riaprirsi. L’Ungheria infatti ha richiesto ufficialmente al Parlamento Europeo di revocare l’immunità parlamentare di Salis, sostenendo che le sue azioni vadano considerate come reati piuttosto che come espressioni di dissenso politico. Salis, dal canto suo, si difende affermando di essere al centro di un processo politicamente motivato, un’accusa che il governo di Orban respinge rigidamente, definendola non una martire politica, ma una “delinquente comune”. Certo è che se anche la Francia dovesse ritenere fondate, o comunque legittime, le accuse ungheresi tanto da confermare l’arresto di Arzaj, allora per i parlamentari europei potrebbe essere più difficile difendere in Parlamento la collega Salis.
Attualmente, la commissione Giustizia di Strasburgo è chiamata a decidere sulla revoca dell’immunità di Salis. Il supporto di alcuni settori della sinistra, inclusi esponenti del Partito Democratico italiano, potrebbe influenzare positivamente la sua causa. Tuttavia ora una domanda si fa spazio: l’arresto di Arzaj in Francia potrebbe cambiare le carte in tavola?
“Ho appreso, con grande preoccupazione, che la settimana scorsa è stato arrestato in Francia il mio amico e compagno Gino – scrive l’Eurodeputata sui social – A quanto pare, è l’Ungheria di Orban a richiedere la sua estradizione, accusando pure lui di essere coinvolto in fatti avvenuti a margine delle contro-manifestazioni antifasciste alla “Giornata dell’Onore” neonazista a Budapest, in quel famigerato febbraio del 2023, quando anche io fui arrestata. Gino è arrivato in Italia quando aveva tre anni, dove ha avuto residenza regolare e continuativa per più di vent’anni. Eppure, per colpa del razzismo sistemico del nostro paese, gli è stata negata la cittadinanza, con il pretesto di alcune segnalazioni di polizia per il suo generoso impegno come attivista nei movimenti. Gino per me è un compagno, un amico e un fratello. Tuttavia, la solidarietà non è solo una questione umana e personale, ma anche e soprattutto politica. Ancora una volta il tiranno Orban prova a calpestare i valori dell’antifascismo e dello stato di diritto. La mia vicenda dimostra chiaramente che, per Gino e per tutti gli antifascisti, in Ungheria non è possibile aspettarsi né un processo giusto né una detenzione che rispetti i diritti fondamentali. Auspico che la stessa energia collettiva che è stata in grado di liberarmi e riportarmi a casa possa incidere sulla realtà anche questa volta”.
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis).