Non conosco le ragioni che hanno portato la Polizia di Stato a fermare il soggetto ripreso nel video virale in rete né i motivi dell’intervento di ben due pattuglie (circostanza non ordinaria che mi fa ipotizzare una richiesta di ausilio lanciata dalla prima volante per le difficoltà avute in prima battuta). Tuttavia, limitandomi esclusivamente alle immagini disponibili — che, come spesso accade, riprendono solo la parte finale della vicenda, cioè l’arresto e il successivo inserimento in macchina — non mi pare affatto che i poliziotti abbiano agito con violenza eccessiva o sproporzionata rispetto al presumibile scopo di prelevare una persona (l’eventuale illegittimità del provvedimento va fatta valere nelle sedi preposte, non resistendo agli agenti che hanno l’obbligo di eseguirlo).
Anzi, impregiudicata ogni eventuale nuova notizia ora non disponibile, sembra l’ennesimo caso in cui sarebbe bastato un atteggiamento collaborativo della persona fermata per evitare ammanettamenti, strattonamenti e, forse, anche l’accompagnamento in Questura.
Del resto, cosa avrebbero dovuto fare gli agenti, secondo gli indignati commentatori? Sorridere, ringraziare e girare i tacchi dopo un rifiuto? Lo Stato di diritto regge solo se viene fatto rispettare e chi è chiamato a farlo merita il nostro ringraziamento, non sospetti pregiudiziali.
È singolare che nel nostro Paese si punti il dito contro le forze dell’ordine, che sono le più caute del mondo, anche quando si limitano a far rispettare la legge o un ordine di un superiore. In qualsiasi altro Stato, anche democratico, un rifiuto di eseguire le disposizioni degli agenti avrebbe determinato reazioni ben più decise e — diciamolo senza ipocrisie — più dure.
Pertanto, salvo che non emergano circostanze al momento non note, la mia solidarietà va agli agenti ripresi nel video che, per il solo fatto di svolgere il proprio lavoro, si ritrovano messi alla gogna mediatica, accusati in base a una narrazione distorta, ideologica e spesso profondamente ignorante del loro ruolo e dei loro doveri.
Giorgio Carta, 26 marzo 2025
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis).