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Arriva la patrimoniale?

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Giuseppe Conte si è definito l’avvocato del popolo ma non lo è certo dei risparmiatori italiani. Sta preparando, in gran segreto, una patrimoniale sugli immobili tra il 5 e il 7% che metterà definitivamente in ginocchio i cittadini, già gravati dall’Imu tra le più alte d’Europa. E a poco servirà il meccanismo di salvaguardia che stanno studiando gli strateghi del Movimento 5 Stelle, legato al reddito delle famiglie e ai metri quadri, per dimostrare che loro sono come Robin Hood e tolgono ai ricchi per dare ai poveri. In realtà fanno felice solo la Cgil, Mario Monti e Carlo Cottarelli.

Al di là delle dichiarazioni pubbliche, il Presidente Conte ha finalmente capito che dal punto di vista economico il 2019 non sarà certo un anno felice, come va dicendo tra un volo di stato e un altro raggiungendo chiunque lo inviti per un caffè. I dati e le previsioni sono sconfortanti, con una crescita acquisita per l’anno in corso di -0,2% contro l’1% immaginato dal governo, un aumento dell’Iva, già pronto a scattare il primo gennaio 2020 per 23 miliardi di euro, e il buco di bilancio che crea il reddito di cittadinanza, quando a consuntivo costerà molto di più dei 7 miliardi stanziati e non produrrà gli effetti sperati.

Tra veti e contro veti, senza un rilancio della politica industriale e degli investimenti pubblici, una ripresa sarà impossibile.  Al Premier mercoledì scorso a Milano l’hanno rimarcato gli imprenditori che ha incontrato portandosi dietro Stefano Buffagni, grillino della prima ora, il quale in passato aveva avuto una querela da parte di Matteo Salvini perché sui social aveva definito l’apparato di potere lombardo ‘ragnatela leghista’. Un po’ quello che sta tentando di fare oggi lui stesso, svolazzando tra manager pubblici e grand commis. Formatosi tra gli scaffali dell’Ikea, straparlando una volta a nome di Davide Casaleggio e un’altra di Giggino Di Maio, si presenta come il Rasputin delle future nomine, incarnando perfettamente Il famoso adagio “Faccio cose, vedo gente” del film “Ecce Bombo” di Nanni Moretti.

E in fatto di nomine e di tutela del risparmio, alla Borsa Valori in Piazza Affari non ha fatto certo un bell’effetto il Presidente del Consiglio che si è presentato, dopo quattro mesi di vacatio, senza il nome del nuovo presidente della Consob. C’è chi dice che a fare pressioni su Sergio Mattarella, che si è impuntato contro il candidato interno Marcello Minenna ben conosciuto negli ambienti internazionali, sia il vecchio giro di potenti studi legali molto vicini al Colle nell’era di Giorgio Napolitano. Sono terrorizzati dall’arrivo di uno capace di rivoluzionare i giochi che si consumano da anni in gran segreto in quelle stanze. Incredibilmente, il governo del cambiamento a Minenna preferisce un arzillo ottantenne come Savona, che prima di essere resuscitato si dilettava come presidente del fondo hedge fintech Euklid, con base a Londra, a Canary Wharf e finanziato dal governo inglese. Dovrebbe rimanere un anno senza fare così troppi danni e per di più agevolare il rimpasto già deciso.

Che dirà Beppe Grillo che su Minenna in Consob all’insegna della trasparenza ha messo più volte la faccia? C’è davvero il rischio che il suo Movimento, dopo “l’affaire Salvini”, si spaccherà nuovamente nelle Commissioni parlamentari che dovranno confermare l’azzardata probabile nomina smentendo i mantra portati avanti per anni. E inizierebbe un’altra storia con Roberto Fico in pole position, magari in sintonia con il nuovo PD.

Luigi Bisignani, Il Tempo 3 febbraio 2019