È in arrivo la pillola anti-Covid, una pasticca da prendere con un semplice sorso d’acqua all’arrivo dei primi sintomi e che bloccherebbe il virus sul nascere. Può sembrare roba da fantacovid se di mezzo non ci fossero però gli americani. La Casa Bianca ha infatti già stanziato 3,2 miliardi di dollari per questo nuovo antivirale con l’approvazione del farmaco che potrebbe arrivare già a fine anno essendo alla fase tre di sperimentazione, quella finale.
Il vantaggio della pillola, rispetto al vaccino, sarebbe proprio quello di andare a bloccare fin da subito la replicazione del virus quando ancora non si è scatenata la reazione infiammatoria che sfocia poi nella polmonite, prima quindi di arrivare ai cosiddetti sintomi gravi. Insomma, come già successo con i vaccini, gli Stati Uniti dimostrano ancora una volta di saper anticipare i tempi e di essere avanti anni luce rispetto al resto del mondo. Soprattutto rispetto all’Unione Europea che anche in questa occasione se ne sta alla finestra a guardare, in attesa dell’evolversi degli eventi.
Così come accaduto con i vaccini, acquistati a caro prezzo dagli Usa, così succederà anche con questa “pasticca miracolosa” con l’Europa costretta a mettersi in fila alle condizioni decise dai produttori. Ma perché i burocrati europei ancora una volta non sono riusciti a muoversi per tempo? Cosa vogliamo pretendere, alla fine è proprio con i burocrati che abbiamo a che fare. “Come ricercatore europeo – dice a Repubblica Luca Guidotti, virologo e vicedirettore scientifico del San Raffaele di Milano – sono amareggiato. Non dico dall’Italia, ma dall’Europa mi sarei atteso un bando di finanziamento per nuovi farmaci. Invece nulla o quasi, e non è certo la ricerca di qualità a mancarci. Ora ci uniremo a un gruppo americano per concludere una sorta di subappalto, come se fossimo una colonia.”