Quando ho letto la notizia, pensavo fosse uno scherzo di cattivo gusto. E invece da uno dei Paesi più civili, la Svezia, che durante la follia pandemica ha puntato tutto sul senso di responsabilità dei propri cittadini, è arrivata una sorta di delazione stradale basata sull’applicazione Scout Park. Una applicazione dotata di un forte incentivo, dato che agli stessi solerti delatori verrà riconosciuto un bonus di cinquanta corone svedesi – circa 4 euro e 30 centesimi – qualora la loro segnalazione si rivelasse corretta.
Ovviamente l’oste del caso, ossia Erik Englund, amministratore delegato della società che ha realizzato il diabolico strumento di controllo, ha esaltato le qualità del suo “vino” digitale, dichiarando che “si tratta di una situazione vantaggiosa per tutti.” Ma anche la giornalista del Corriere della Sera, Maria Cristina Odierna, sembra dello stesso avviso. Tralasciando tutta una serie di evidenti aspetti negativi insiti nella cosa, scrive: “Permettendo agli utenti di indossare la maschera dei giustizieri cittadini, l’applicazione risulta essere espressione di un tipo di giustizia partecipativa tecnologica, che avviene sempre più online, in cui lo smartphone è sia prolungamento dell’utente e che strumento di lavoro, occasionale e a cottimo. Un vantaggio per tutti, forse un po’ meno per chi verrà multato, anche se giustamente, in cambio di pochi euro.”
Secondo il sito sicurauto.it, “attualmente in Italia non esiste un’app simile (ne abbiamo trovata una portoghese che si chiama Denúncia de Estacionamento), tuttavia molti Comuni mettono a disposizione una sezione dei rispettivi portali cittadini per inviare segnalazioni e reclami alla Polizia Municipale. Tra questi ci sono Firenze, Palermo, Ravenna, Rimini e altri ancora. Inoltre qualche anno fa Roma ha avviato un servizio attraverso cui gli addetti alla rimozione dei veicoli ricevono le segnalazioni sulle auto in divieto di sosta direttamente dagli agenti della Polizia locale.” Dopodiché nello stesso articolo si segnala che, sebbene foto e video inviati dai cittadini rappresentano una possibile prova della violazione, tuttavia quest’ultima deve essere sempre accertata dagli organi competenti. Questo ci fa ritenere che l’app in questione si rileverebbe utile solo se la verifica della presunta infrazione avvenisse in tempi brevi. Il che, soprattutto in Italia, dove spesso è più facile trovare il classico ago nel pagliaio piuttosto che un vigile per la strada, non è affatto scontato.
D’altro canto, per come dilaga soprattutto il malcostume automobilistico nel nostro Paese, credo che il problema dei cavernicoli che lasciano l’auto ovunque, spesso per pura pigrizia, non sia proprio ai primi posti. Personalmente, più che il necessario deterrente legato alla possibilità di prendersi una pesante sanzione, soprattutto per infrazioni che mettano a repentaglio la vita del prossimo, ritengo che il rispetto del codice della strada dipenda essenzialmente dal livello evolutivo raggiunto dalla società. Livello evolutivo che non si raggiunge certamente cliccando una applicazione in stile “grande fratello”.
Claudio Romiti, 17 aprile 2024