La Ripartenza

Sgarbi, Arte e Fascismo: grandi maestri e capolavori più forti del regime

La lezione del critico d’arte alla settima edizione dell’evento “La Ripartenza, liberi di pensare” nato da un’idea di Nicola Porro

sgarbi

“Arte e Fascismo” il titolo della lecture di Vittorio Sgarbi in programma alla settima edizione dell’evento “La Ripartenza, liberi di pensare” nato da un’idea di Nicola Porro, direttore e fondatore del sito Nicolaporro.it. Venti anni di grandi maestri e di capolavori nascosti, con l’arte che diventa più forte di qualsivoglia regime.

Come mai prima d’ora, Sgarbi ha acceso i riflettori sull’arte durante il ventennio mussoliniano, epoca fatta di grandi maestri e di capolavori, più forti di qualsivoglia potere, di qualsivoglia regime. Il critico ha ricordato la  grande esperienza artistica del Futurismo, che rappresentò la fine della grande tradizione della pittura occidentale, fatta di prospettiva, racconto e centralità dell’uomo. Se il futurismo divenne forma, movimento quarta dimensione, l’arte fascista firmò il ritorno alla tradizione, alla conservazione, a tutto ciò che non era avanguardia.

Un punto fondamentale è datato 1923, protagonista è Margherita Sarfatti,  amante dl duce, accostata da Sgarbi a Peggy Guggenheim: è lei a dare vita a un’arte che guardava a Piero Della Francesca, Michelangelo, Raffaello. E fu Mussolini a capire che nell’arte non c’è fascismo e che nel fascismo non c’è arte, considerazione che fa pensare, se pensiamo che l’ultima idea di stile è fascista. Terminata l’era mussoliniana, il regno del disordine, della speculazione, degli orrori della periferia. Certo, ha precisato Sgarbi, non v’è nessuna nostalgia del fascismo, ma “non si può incriminare il luogo dove l’arte è stata alta e libera”.

Poi le riflessioni sulle opere di de Chirico, Morandi, Martini, Wildt e Guidi, senza dimenticare la grande stagione dell’architettura e della grafica. Una lezione semplicemente sensazionale.