Asilo Palazzo Chigi

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La questione del grembiule è più importante di quanto non si immagini. Matteo Salvini, che nella vita sarebbe ministro dell’Interno pro tempore nonché vicepresidente del Consiglio dei ministri, sostiene che sia necessario il ritorno del grembiule per motivi di ordine, disciplina e per evitare che vi siano differenze tra “il bambino con la felpa da 700 euro e quello che ce l’ha di terza mano perché non può permettersela”. Il secondo vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, che nella vita sarebbe ministro del Lavoro e dello Sviluppo pro tempore, ha subito tenuto a precisare che prima del grembiule ci sono problemi più pressanti e urgenti: “Comprare pastelli e quaderni”. Come vedete, cari lettori, il serio problema politico italiano inizia fin dall’età dell’infanzia e continua nell’età evolutiva, nella fase turbolenta dell’adolescenza e non si sa bene quando termini. Così la “questione del grembiule” – che si va ad aggiungere alla irrisolvibile “questione meridionale” e alla ormai matura e sorella “questione settentrionale” – posta dall’indisciplinato ministro dell’Interno è cosa che non riguarda solo la scuola elementare ma anche e soprattutto gli “adulti con riserva”, come li chiamava Edmondo Berselli. In particolare, riguarda Palazzo Chigi che, visto l’inadeguatezza del presidente del Consiglio, professor Giuseppe Conte, che non ci capisce niente, ogni alunno-ministro fa un po’ come cavolo gli pare e così la sede del governo d’Italia è diventata la sede del primo asilo d’Italia: Asilo Palazzo Chigi.

La politica italiana si è ammalata di populismo, si sente dire in sottili e rigorose analisi politologiche. Può darsi. Però, sembra che la politica italiana sia ammalata soprattutto di infantilismo. La campagna elettorale in corso – che dura da quando il governo del Contratto è in carica e ora si è intensificata per il voto europeo – è tutta giocata sui dispetti che gli alunni-ministro si fanno tra loro: “Professor Conte, Giggi mi copia” dice Matteuccio. “Non è vero, professore – replica subito Luigino -, è Matteo che mi fa le smorfie”. Siamo in queste condizioni da simpatiche canaglie da ormai un anno e già sappiamo che l’anno scolastico dell’Asilo Palazzo Chigi è stato praticamente inutile e tutti sono già stati rimandati a settembre quando le famiglie italiane saranno chiamate nuovamente a pagare delle rette scolastiche salatissime e aumentate perché, ancora una volta, i somari non hanno fatto i “compiti a casa”. Insomma, il ministro dell’Interno ha ragione: c’è bisogno di ordine e disciplina e bisogna ritornare al caro vecchio grembiule. Solo che i primi a indossare il grembiule devono essere proprio Matteo Salvini, Luigi Di Maio e anche il professor Conte, per dare il buon esempio.

In questa storia che farebbe ridere se non facesse piangere c’è l’Italia che si può vedere allo specchio: c’è un governo che non è in grado di amministrare sé stesso e che pretende di amministrare le aziende, le famiglie, le scuole. Nel caso della scuola, poi, tutto è risibile e deprimente con i ministri che si fanno i dispetti parlando di grembiuli, pastelli e quaderni dimostrando, se ce ne fosse davvero bisogno, di non avere la benché minima contezza di cosa sia e come funzioni il sistema scolastico italiano ed essendo loro stessi il risultato di un fallimento educativo e cognitivo che va fronteggiato nell’unico modo possibile: rimettendo il grembiulino a Matteuccio e Luigino e a tutti i bambini e le bambine dell’Asilo Palazzo Chigi.

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