Il tribunale di Torino ha emesso la sentenza di primo grado nel maxi processo contro 28 attivisti del centro sociale Askatasuna. I giudici hanno assolto tutti gli imputati dall’accusa di associazione a delinquere, dichiarando che “il fatto non sussiste”. Le condanne, invece, riguardano singoli episodi e variano dai 4 anni e 9 mesi ai 5 mesi di reclusione.
Le reazioni in aula e fuori dal tribunale
Al momento della lettura della sentenza, i compagni e i simpatizzanti presenti in aula hanno accolto l’assoluzione per quello specifico reato con un applauso. Fuori dal tribunale, un presidio di circa duecento persone ha festeggiato la decisione con cori, fumogeni e striscioni. Sulla recinzione del tribunale è comparsa una scritta: “Se vi prendete la ragione agiremo in torto”. Andrea Bonadonna, attivista No Tav e del centro sociale Askatasuna, ha commentato: “C’è ancora tanta strada da fare per liberare quei compagni e compagne che hanno subito ingiustizie con la condanna in primo grado”. Ha aggiunto: “Chi lotta ogni giorno per il bene di altre persone non può essere equiparato a un delinquente”.
Le richieste della procura
La procura aveva chiesto condanne per un totale di 88 anni di carcere, inclusa l’accusa di associazione a delinquere. Secondo l’accusa, gli attivisti avrebbero organizzato proteste e scontri di piazza, oltre ad assalti ai cantieri Tav in Val di Susa tra il 2019 e il 2021. Le parti civili, tra cui lo Stato, avevano richiesto un risarcimento di 6,8 milioni di euro, negato dal tribunale.
La vicepresidente della Regione Piemonte, Elena Chiorino, ha definito i militanti “delinquenti con cui lo Stato non deve scendere a patti”. Al contrario, esponenti di AVS e Sinistra Ecologista hanno espresso soddisfazione per la caduta dell’accusa di associazione, sostenendo che Askatasuna “non è un covo criminale”.
La posizione della polizia
Valter Mazzetti, segretario generale della Fsp Polizia di Stato, ha chiesto al ministro Piantedosi di impugnare la sentenza: “Sono stati contestati reati gravi, dove le forze dell’ordine sono parte lesa”. Ha sottolineato che molti operatori “hanno conosciuto gli effetti degli attacchi sulla propria pelle”. “La sentenza emessa a carico di componenti del centro sociale Askatasuna, come tutte le sentenze, va rispettata, ma ci obbliga a chiedere a gran voce al ministro Piantedosi di impugnarla – dice il sindacalista – Nel processo sono stati contestati reati gravi, anche al di là dell’associazione a delinquere che non è stata al momento riconosciuta, dei quali 18 imputati sono stati ritenuti colpevoli. Reati rispetto ai quali le Forze dell’ordine sono spesso parte lesa, proprio come lo è lo Stato che, però, si è visto negare i risarcimenti. Non ci si può assolutamente fermare qui. Chi lavora per la sicurezza conosce purtroppo molto bene le imprese degli appartenenti ad Askatasuna, e la maggior parte degli operatori in divisa impegnati nelle ‘zone di loro competenza’ ne ha conosciuto gli effetti sulla propria pelle. Sono anni che viviamo una vera e propria odissea per fronteggiare i continui, ripetuti, attacchi contro le istituzioni, gli enti privati, le città, i cittadini inermi, da chi pensa di poter affermare la propria supremazia sullo Stato con arrogante menefreghismo delle regole. Oggi sentiamo che molti di questi imputati sono stati condannati ma, in concreto, rischiano di non scontare alcuna pena e di non pagare un soldo pur se le iniziative di questi anni hanno spesso danneggiato e offeso cose, cantieri, città e, soprattutto, operatori in divisa impegnati solo a svolgere il proprio lavoro. Non è accettabile che si consideri chiusa questa storia di violenza e prepotenza senza andare fino in fondo. Adesso attendiamo il ricorso in appello che non può e non deve mancare”.
Simile anche la posizione del segretario generale del Siap Giuseppe Tiani ”Siamo sempre i primi a sostenere che le sentenze si rispettano, ma con la stessa onestà intellettuale, sentiamo di affermare che non possiamo condividere il nocciolo della decisione sulla non sussistenza del reato associativo nel processo che ha messo in fila numerosissimi episodi di preordinata violenza a Torino e in val di Susa – dice – Il lavoro certosino è puntuale dei poliziotti specialisti della Digos, ha posto in evidenza con chiarezza la regia e modus operandi di tipo militare dei violenti di Askatasuna, un lungo lavoro investigativo vanificato da una interpretazione che sprigiona il senso d’impunità”. E ancora: “Non condividiamo una decisione che agli operatori delle forze di polizia appare inspiegabile, perché fornirà a tutti quelli che si riconoscono nelle azioni di Askatasuna un’ulteriore spinta a continuare nell’azione violenta e in particolare gli aderenti a quel centro sociale che, come ha ricordato oggi il ministro Zangrillo ma non solo, dovrebbe essere immediatamente chiuso”.
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