Va da sè, dunque, che questa risposta non poteva soddisfare Giorgia Meloni che nella controreplica si è scagliata senza mezze misure contro il ministro. “La risposta di Lamorgese – ha detto – non è semplicemente insufficiente ma è offensiva per le forze dell’ordine. Per quei sette agenti lasciati a prendere le bastonate davanti alle Cgil. Un fatto indecente ed offensivo per quella gente e per questo Parlamento non fatto di imbecilli”. E ancora: “Lei sapeva e non ha fatto nulla. Fino ad oggi pensavamo si trattasse di incapacità, oggi invece scopriamo che lo sapeva. Che l’assalto poteva essere fermato. Questo ci riporta agli anni più bui della storia italiana. Alla strategia della tensione. Il governo non fa niente e viene chiamata in causa l’opposizione. La verità è che queste organizzazioni sono sempre proficue per la sinistra. E sono proficue anche per il governo. Tutto questo è funzionale a voi e l’avete consentito. Non ci fate lezioni. La cosa che più sinistramente assomiglia ad un regime siete voi!”.
Al termine di questo question time sappiamo dunque che l’assalto alla Cgil poteva essere fermato e che non è stato fatto. Sappiamo perché non è stato arrestato Castellino, ma non perché non si sia schierato un numero congruo di poliziotti in altre zone della città o davanti alla sede sindacale nonostante l’attacco fosse stato annunciato molto tempo prima. A questo punto, dobbiamo proprio dircelo: o il ministro avrà uno scatto d’orgoglio il 19 ottobre, oppure sarebbe meglio un dignitoso passo indietro.