Il presidente designato della Confindustria, Carlo Bonomi è passato in un colpo solo dalla poltrona di leader degli industriali milanesi (e monzesi) cioè da numero uno della potente Assolombarda, a viale dell’Astronomia. Pochi giorni dopo la sua designazione, è stato anche cooptato alla presidenza della Fiera di Milano. Buon per lui. Anche se in genere i presidenti della Confindustria si beccano una poltrona pubblica o semipubblica, solo dopo la fine del loro mandato. Quasi a risarcimento del lavoro svolto. Diciamo così.
Resta sul tappeto un problema ben più grave. E cioè il destino dell’Assolombarda. Proprio su queste colonne avevamo auspicato un rinvio delle elezioni del numero uno degli imprenditori per non indebolire il ruolo sindacale delle imprese che, oggi più che mai, hanno bisogno di farsi sentire. Basti dire che la produzione industriale di questo Paese, fonte Eurostat, nel mese di marzo ha fatto segnare un crollo del 30 per cento, contro il calo del 14 per cento tedesco e una Inedia Eurozona del meno 13 per cento. Il decreto rilancio, a parte le briciole derivanti dall’abolizione di due rate dell’Irap fortemente volute proprio dagli industriali, non sembra una grande manovra di rilancio imprenditoriale.
In questa situazione come si può pensare di tenere in stallo una delle più importanti associazioni territoriali italiane? Perché non si nomina subito un successore di Bonomi? Perché gli stessi industriali che non hanno voluto rimandare il voto confindustriale, con artifizi elettronici vari, in piena emergenza Covid, oggi non nominano un loro rappresentante per una delle aree più colpite dal lockdown? C’è uno Statuto e un ottimo reggente (Alessandro Spada, persona di grandi qualità), ma per un anno sarà tutto in bilico. Ed un reggente, per quanto in gamba, non ha un mandato pieno.