Ma non è vero che al mondo ci sono solo notizie negative. Sì, d’accordo, l’Ucraina, i venti di guerra, un pianeta dove nessuno sembra saper cosa fare e tutti sbroccano, sì, il caro energia, la gente che si butta dalla finestra perché non ha futuro, sì, va bene, la mascherina senza pietà per gli uffici privati, che notoriamente sono più marci di quelli pubblici, sì, per carità, le nuove varianti, le prossime pandemie che sicuramente arriveranno, come dice con un frisson il ministro salutare Speranza, da cui il sogno di nuove chiusure cinesi, di vaccinazioni a puntaspilli; uno nella vita manda giù tutto, perfino la Juve che sembra il Campobasso, con rispetto parlando (se al posto di Allegri ci mettono Ambra, forse le cose migliorano).
Però, insomma, vediamo anche il bicchiere mezzo pieno: il cane di Monica Cirinnà è stato assolto, non è un ricettatore. Il pm di Grosseto ha chiesto l’archiviazione e “Repubblica”, in una intervista che supera qualsiasi vertice comico, per domande non meno che per risposte, è la prima ad informarci: “Nessun reato”. Evviva. Alleluja. Yoo-hoo.
Ricordate, era l’agosto dell’anno scorso, estate tanto per cambiare, di polemiche roventi, di invadenti tamponi, di rotture di coglioni, quando, proditoria, la bomba: dalla cuccia di Orso, il pastore maremmano che, e quotiamo Rep, “vigila sull’azienda agricola a Capalbio di proprietà della senatrice piddina Monica Cirinnà”, saltano fuori 24 mila euro di dubbia provenienza. In tagli anomali da 500. I social si scatenano, ironie e freddure, in quell’estate resa torrida dal riscaldamento globale, si sprecano. Monica ne soffre, la sua coscienza di democratica in missione genderista non si dà pace di fronte alle vignette di Osho, ai meme col cane più fortunato del mondo, voba che, signova mia, solo a Capalbio.
I Cirinnà-Montino, prima il cognome di lei, se non vi dispiace, sono scioccati (Montino è il maritino, Esterino, primo cittadino di Fiumicino). Quanta invidia sociale, quanta gente di mevda, signova mia, questi stvaccioni subito pvonti a schizzave veleno per due onesti politici che hanno una tenuta a Capalbio, come dire una roccaforte vacanziera del Pd. Giorni tremendi, ingrati, “ma si sa”, rimembra lei oggi con il basso profilo che la contraddistingue, “Monica Cirinnà o è una santa o è una strega”. Una santa?
Ma alla fine la verità trionfa. Sempre: proscioglimento, e resta “un giallo irrisolvibile anche per la stessa esponente del Pd”, si duole la prefica di “Repubblica”. Cirinnà, la santa, ha letto gli atti del processo a Orso, il pastore maremmano, e una sua idea se l’è fatta. Un’idea politicamente correttissima, invero piddina: “Io mi sono fatta l’idea che siano stati raccolti in giro, da più fonti, per altri motivi. Ma lei ha mai visto in circolazione banconote da 500 euro? Io no, sono anni che non si vedono. Vicino alla mia azienda agricola passa una strada provinciale che prima attraversa un bosco. In quello stesso bosco i carabinieri di Capalbio durante il lockdown hanno messo a segno una retata di spacciatori nordafricani. Quei 24 mila euro potrebbero essere stati raccolti e messi da parte per pagare una nuova partita di droga oppure per essere portati all’estero. Invece sono finiti lì, nella mia azienda”.
Uno rilegge, non è possibile, non può dire una cosa del genere una piddina doc, impegnata nella inclusione a tout prix, fiera avversaria di tutti i localisti fascisti sessisti. Invece l’ha detto davvero: praticamente tutta colpa dei “negri”, dei “marocchini”, come a dire che questa gentaglia solo lo spaccio può fare. In tagli da 500, che come noto sono i più usati dagli spacciatori di tutto il mondo, unitevi! Roba da far venire gli stranguglioni: se se ne accorge Salvini, le manda un messaggio su whatsapp: vacci piano, razzista che altra non sei. E non è tutto: sono pure bastardi, quei pusher colorati, perché hanno scelto di infilare 24 mila sacchi “nella vecchia cuccia di Orso, che non la usa più da anni”. Sì, col tempo ha preteso una mansarda intelligente con 5G, Alexia e pareti foderate di sughero, che tengono caldo d’inverno e fresco d’estate.
“Vede” dettaglia santa Monica, mappa satellitare alla mano “la cuccia era in questa area che utilizziamo come deposito per i materiali da smaltire. L’abbiamo lasciata lì per così tanto tempo perché la utilizzavano anche dei randagi per ripararsi di notte. È stato scritto che era vicina a casa? La mappa è chiara. È più vicina alla strada, che ha la servitù di passaggio e quindi non può essere chiusa al transito, che all’azienda”. Tutto chiaro. Tranne se per servitù di passaggio si alluda al diritto reale o agli inferiori che lavorano per lei alla tenuta. All’epoca ci fu anche una sguattera, pardòn, cameriera, di passaggio che se ne andò sul più bello a ferragosto lasciando Cirinnà ad occuparsi di cose volgari come il bucato e la pappa di Orso. Lei, che ha il mondo da cambiare. E davvero è stata una carognata quella di privare Monica e Esterino del giusto riposo almeno per quei giorni. Momenti insostenibili, altro che il Donbass: “Certo. Quell’estate non sono più andata in spiaggia. Non potevo. Ero assediata dalle telecamere. Ho preso il sole in giardino fino a tutto agosto. Mi hanno citofonato, ero in costume e pareo. Ho dovuto chiamare i carabinieri”.
E qui, scusate ma il cronista deve assentarsi un attimo a cercare dei fazzoletti, il sole in giardino è qualcosa che davvero spezza anche il cuore più duro, più incallito. Anche perché adesso “Repubblica”, che non guarda in faccia a nessuno, purché non del Pd, e le domande scomode altroché se le fa, incalza: “Si è detto che potesse entrarci suo fratello”. “Chiariamo. Se vogliamo parlare di mio fratello, non è mai stato imputato per il reato associativo di camorra. In appello è stato assolto da altri capi di imputazione e ora c’è la Cassazione. Il mio, Cirinnà, è un cognome sul quale sparare evidentemente”. Quello su cui “Repubblica” sorvola, ma son dettagli di nessun peso, è che il 3 marzo 2021 il gup di Roma aveva condannato al termine del rito abbreviato Claudio Cirinnà, fratello della deputata Dem, e suo figlio Riccardo rispettivamente a quattro anni e otto mesi e a un anno e quattro mesi a conclusione dell’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma che aveva smentellato il clan camorrista dei Senese. Da cui lo svolazzare di sospetti sicuramente malevoli.
Ma alla fine, tutto è bene quel che finisce bene: i soldi, anzi, verranno resi con ogni probabilità dal gip all’azienda agricola di Cirinnà e consorte, destinati a beneficenza. Mica si è del Pd per niente. È un mondo difficile, vita intensa e felicità a momenti: “Siamo felici, io ed Esterino ce lo aspettavamo da persone innocenti e per bene. Ora voglio vedere cosa diranno tutti i giornali che si sono appostati fuori dalla nostra tenuta. E poi i post su Facebook, i tweet dei leoni da tastiera. La gogna è stata pesante”. Monica, santa Monica, e la chiamano estate, per 24 mila euro nessuno ti può giudicare, non siam degni di te.
Max Del Papa, 13 maggio 2022