Cronaca

Assolto il ristoratore No Pass: tenne aperto durante il lockdown Covid

La Cassazione dà ragione a uno dei leader di Io Apro

ristoratore green pass-1

A quanto pare anche gli eretici delle restrizioni sanitarie – in questo caso eretici per stringente necessità – hanno un giudice a Berlino, come si suol dire. Secondo quanto riportato da alcuni organi di stampa, Mohamed El Hawi, ristoratore fiorentino tra i fondatori del movimento IoApro, finito a giudizio con l’accusa di aver rimosso dieci volte i sigilli al suo ristorante durante il lockdown, tenendo aperto il locale nonostante le norme anti Covid, fu assolto dal tribunale di Firenze nel maggio dello scorso anno. Il ristoratore, difeso dall’avvocato Lorenzo Nannelli, venne assolto per particolare “tenuità del fatto”.

Così motivò la sentenza a suo tempo la giudice del Tribunale di Firenze, Paola Belsito: “È pacifico e non contestato” che il ristoratore strappò i sigilli ma la situazione emergenziale ed eccezionale in cui i reati sono stati commessi, la condizione di evidente e oggettiva difficoltà in cui l’imputato si è trovato a operare dopo mesi di blackout e con la necessità di guadagnare per vivere e per fare fronte agli impegni presi verso terzi, appaiono caratterizzati da un grado minimo di offensività e dunque non meritevoli di applicazione in concreto della sanzione”.

Dopodiché la Procura fece ricorso in Cassazione e, in questi giorni, la Suprema Corte ha emesso il suo insindacabile giudizio, dichiarando l’inammissibilità del medesimo ricorso, dando quindi ragione al coraggioso imprenditore. In precedenza El Hawi era stato anche sanzionato sul piano amministrativo, ma egli si rivolse al giudice di pace il quale annullò le varie multe che gli erano state comminate, ritenendo che il ristoratore avesse agito “in stato di grave necessità.”

Particolarmente significative il commento dell’avvocato Nannelli dopo l’assoluzione dello scorso anno: “Si tratta di una vittoria molto importante per Momi e in generale per il movimento IoApro. Il Tribunale ha riconosciuto che l’imposizione della chiusura dell’esercizio operata dai vari Dpcm costituiva una sorta di ‘condanna a morte’ nei confronti del ristorante-pizzeria Da Tito: ecco perché Momi facendosi promotore della protesta #IoApro non ha fatto altro che cercare di sopravvivere, esercitando il proprio inalienabile diritto al lavoro (nonché dei propri dipendenti) e alla libera iniziativa economica, entrambi diritti fondamentali tutelati dalla nostra Costituzione”.

Parole scritte sulla pietra che andrebbero girate a tutti quei politici di governo, Giuseppe Conte e Roberto Speranza in testa, che con le loro insensate misure liberticide hanno ridotto sul lastrico molti imprenditori italiani che non hanno avuto il coraggio e la tenacia dimostrata da El Hawi. Tutto questo proprio per non dimenticare una lunga e autodistruttiva follia sanitaria che tutti noi aperturisti speriamo con tutta l’anima di non rivivere.

Claudio Romiti, 28 marzo 2024

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