Il terrorismo sul cambiamento climatico degli ultimi anni ha avuto ripercussioni importanti su gas e petrolio. I talebani dell’ambientalismo hanno criminalizzato l’uomo e indicato come principale causa del presunto disastro l’utilizzo di combustibili fossili. E dunque via alle iniziative per cambiare strada, con proposte spesso irrealizzabili, soprattutto nel breve periodo. Un terrorismo che ha colpito le generazioni più giovani, tanto da intaccare l’attrattiva nei confronti dell’industria del gas e del petrolio. Ma c’è chi è pronto a invertire il trend: parliamo di Harold Hamm.
Come evidenziato dal Financial Times, il magnate statunitense dello scisto si è posto l’obiettivo di attirare la generazione Z – la più scettiva – verso il settore del gas e del petrolio. Le preoccupazioni per il clima e soprattutto l’insicurezza sulla stabilità del lavoro stanno spingendo sempre più ragazzi a percorrere altre strade, nonostante l’alta richiesta di personale qualificato. La visione di Hamm è perentoria, con buona pace dei soliti soloni: “Utilizzeremo il petrolio per i prossimi 50 anni e il gas naturale a combustione pulita probabilmente per i prossimi 100 o 150 anni… vogliamo coinvolgere la prossima generazione di rivoluzionari”. Non solo chiacchiere ma anche fatti: l’uomo d’affari ha donato 50 milioni di dollari per la fondazione dell’Hamm Institute for American Energy presso l’Oklahoma State University.
Pioniere del settore, Hamm ha posto l’accento sull’importante calo di studenti di ingegneria petrolia e dei corsi correlati negli Stati Uniti e in Europa, il primo passo per cambiare rotta è quello di dissipare le percezioni negative sul settore. Nel 2022, ExxonMobil ha donato 16,4 milioni di dollari alle università e ai college di tutto il mondo e Chevron ha contribuito a istituire un programma di preparazione al lavoro negli Stati Uniti chiamato SkillsReady per preparare e attrarre lavoratori nei settori del petrolio e del gas. Le major petrolifere Shell e BP offrono borse di studio e programmi di apprendistato per attirare più giovani nel settore. Shell ha anche guidato gli sforzi su piattaforme popolari tra i ragazzi come TikTok e Twitch per promuovere i loro prodotti tradizionali.
Ma la sfida è imponente, considerando gli allarmi ai limiti del terrorismo dei gretini. I numeri parlano chiaro: secondo uno studio di Lloyd Heinze, professore emerito alla Texas Tech University, le iscrizioni agli studenti universitari ai corsi di ingegneria petrolifera sono scese da 7.046 nel 2019 a 3.911 l’anno scorso. Come se non bastasse, diverse università tra Usa e Europa hanno eliminato dai programmi di studio i corsi focalizzati sul petrolio e sul gas, per focalizzarsi – pressochè in maniera integralista – sul mondo green.
Leggi anche:
- No, il cambiamento climatico non ha incendiato il mondo
- Clima, la carica dei prof che smontano le “colpe” dell’uomo
- Clima, gli scienziati che si ribellano: “Basta, non c’è emergenza”
“Agli studenti è stato detto per molto tempo che il petrolio e il gas stavano scomparendo e loro sono preoccupati di avere una carriera a lungo termine”, ha affermato Jennifer Miskimins, responsabile dell’ingegneria petrolifera presso la Colorado School of Mines. Non si tratta di un’emergenza del domani, ma dell’oggi: la carenza di competenze sta avendo un impatto significativo. Nulla di più grave in un momento storico in cui si prevede una forte domanda di combustibili fossili. Anche i lavoratori qualificati, come saldatori, operai di impianti di perforazione e operatori di attrezzature pesanti, essenziali per mantenere il flusso di petrolio e gas, scarseggiano. Cambiare prima che sia troppo tardi, la stella polare di chi se ne frega della religione green e dei suoi derivati.
Massimo Balsamo, 8 gennaio 2024