A Palazzo Chigi la musica è cambiata, ma il circo mediatico delle viro-star resta

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I personaggi più presenti in televisione nell’ultimo anno sono stati senza dubbio i virologi. Si sono presi la scena e non vi è stato più mezzo di comunicazione, che sia televisione, radio o giornali, dove non ci sia stata la costante presenza di coloro che sono diventati gli assoluti protagonisti del dibattito pubblico. Vi è stata una sorta di santificazione a priori di questi “esperti del virus”, ma senza dubbio la loro presenza ha portato con sé più aspetti negativi che positivi.

Il susseguirsi di informazioni – spesso diverse, talvolta contraddittorie – a cui siamo stati abituati in questo anno funesto non hanno fatto altro che aumentare il caos generale nella cittadinanza anziché rendere più comprensibile la già confusionaria situazione della pandemia, tanto che si è parlato di infodemia.

In una situazione ancora critica dal punto di vista sanitario, e anche economico, gli esperti dovrebbero infondere rassicurazioni alla popolazione, non alimentare inutili allarmismi. In Francia, già da tempo, è stato giustamente disposto che tutti gli esperti riferiscano solo e soltanto all’Eliseo dal quale poi arrivano chiare comunicazioni e disposizioni ai cittadini francesi. Ecco, pare che anche in Italia inizi a prendere forma un modus operandi simile a quello adottato dal presidente Macron.

L’obiettivo dell’Esecutivo Draghi, e in special modo della componente di centrodestra nella maggioranza, dovrebbe essere quello di limitare quanto più possibile la presenza di virologi e altri esperti a vario titolo in televisione e di evitare fughe di informazioni dai tavoli di Palazzo Chigi. Vi è anche la necessità di rendere le comunicazioni degli esperti più uniformi possibili, in modo da non confondere e terrorizzare ulteriormente la popolazione e dare finalmente a tutti, poche ma chiare disposizioni.

In questo senso le intenzioni sembrano buone, ma per ora ci troviamo di fronte a molti elementi di continuità con il governo precedente: il modo di comunicare dei ministri e delle varie task force (tra cui il Comitato Tecnico Scientifico) non è mutato. Se a questo aggiungiamo che i virologi sono ancora le figure più ambite nei vari talk show ci possiamo rendere conto che poco o nulla è cambiato dal recente passato. La discontinuità si avverte soltanto dalle parti di Palazzo Chigi: ci siamo già abituati alla sobrietà della comunicazione del nuovo premier e le dirette a reti unificate del duo Conte-Casalino sembrano, per fortuna, uno sbiadito ricordo.

Un altro elemento di discontinuità è la volontà da parte della compagine governativa di informare gli italiani in tempo su qualsiasi decisione o limitazione che il governo abbia intenzione di adottare.

Purtroppo, dal punto di vista delle chiusure non stiamo assistendo al tanto auspicato cambio di rotta, anzi, pare che stia per arrivare una “nuova stretta” nelle limitazioni che ci accompagnerà fino a Pasqua. Oltre alla conferma del sistema a zone colorate per le regioni, potremmo trovarci relegati in casa nei fine settimana, esattamente come avvenuto in occasione del Natale.

L’auspicio è che a questo cambio di tendenza nella comunicazione e nel metodo segua anche il tanto agognato cambio di rotta per quanto riguarda le chiusure e la campagna vaccinale.

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