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Al centrodestra serve una proposta politica che guardi ai giovani e al futuro

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“Abbiamo il dovere di costruire non l’Italia dei prossimi tre mesi ma l’Italia dei prossimi trent’anni”. Credo siano queste le parole più importanti pronunciate dal leader della Lega, Matteo Salvini, durante il suo intervento alla Scuola di formazione politica fondata e organizzata dal senatore Armando Siri. Dobbiamo, dunque, dargli atto di aver cambiato (finalmente, direi) agenda politica. Certo è che una politica come “Quota 100”, voluta fortemente dalla Lega durante il governo giallo-verde, non sembra in linea con le parole che il segretario ha utilizzato davanti alla giovane platea milanese, quindi bisognerà capire se, alla prova dei fatti, il centrodestra saprà mettere da parte politiche pubbliche per un largo consenso nel breve termine, sostituendole con nuove idee che guardano al futuro. Allo stesso tempo non voglio credere che abbia annunciato di voler progettare l’Italia dei prossimi trent’anni solo per opportunismo, cioè perché fosse appunto in una Scuola di politica, che senza dubbio è rivolta ad un pubblico giovane.

Il segretario della Lega, però, non può essere lasciato solo in questa nuova agenda politica. Forza Italia e Fratelli d’Italia dovranno seguirlo, pur mantenendo le loro specificità. Cosa intendo per seguirlo? Mettere da parte proposte a breve termine, non pensare solo all’oggi o al domani, ma avere uno sguardo sul dopodomani, cioè proporre agli italiani un’agenda basata sull’Italia del 2030 e oltre. In questo i tre partiti del centrodestra, e tutte le anime, politiche e civiche, sono aiutate (e, per alcuni versi, obbligate) dal PNRR, che è basato su interventi di lungo periodo. Addirittura, la Commissione europea ha previsto, nelle seconde linee guida, che le politiche pubbliche a favore dei giovani non siano più un obiettivo “orizzontale” (cioè da considerare solo in relazione al raggiungimento di obiettivi più importanti), bensì priorità assolute del Next Generation EU.

Il governo attuale, pur con mille difficoltà, sta mettendo in piedi dei progetti politici che vedranno il loro compimento nel 2026 e oltre. Non possiamo permetterci, dunque, di lasciare l’Italia del futuro e i giovani in mano alla sinistra, tutt’al più per il fatto che, secondo i sondaggi Tecnè, i giovani votano più centrodestra che centrosinistra. Riprendendo un articolo dell’imprenditore Andrea Parisi pubblicato su Libero, comprendiamo quanto la pandemia da Covid-19 abbia stravolto le aspettative dei giovani italiani e come questi ultimi ora preferiscano i partiti del centrodestra a Letta e compagnia.

Tra questi giovani, chi scrive (saldamente, e da sempre, a destra, liberale e conservatore) ha sempre avuto molta difficoltà a votare perché dai leader della coalizione non è mai arrivata una proposta politica, seppur non rivolta direttamente verso i giovani, che guardi al futuro. Che non si deve tradurre con i bonus alla Renzi (anche se lodevole l’iniziativa dei 500 euro per ciascun maggiorenne perché toglieva dalle famiglie un gravoso peso economico), o altre spese statali improduttive, ma significa ad esempio un nuovo ed efficiente sistema universitario pubblico, fortemente finanziato, basato sulla sana (e necessaria) competizione tra gli studenti e internazionalizzato, oppure aiuti economici alle giovani famiglie e ai giovani che vogliono andare a vivere da soli.

Politiche in favore dei giovani significa andare a limitare lo stragrande numero di NEET (cioè “Neither in Employment or in Education or Training”, che tradotto significa persone che né lavorano né studiano), che secondo l’Istat nel 2019 erano intorno ai 2 milioni, tutti under 30; significa far sì che i giovani laureati trovino un impiego e non siano costretti ad andare all’estero ingrossando le file dei “cervelli in fuga”; significa ridurre al minimo quel mismatch tra richieste delle aziende e competenze tecniche dei giovani (in questo, lo sviluppo degli ITS è più che fondamentale, altro che la buffonata dell’alternanza scuola-lavoro); significa, soprattutto, non fare ulteriore debito che andrebbe chiaramente a gravare sulle future generazioni. Il debito non è sempre “cattivo”, questo è vero, però tante delle ultime politiche pubbliche italiane vanno ad aumentare il debito senza prevedere un credibile rientro.

Certo, non bisogna guardare ai voti quando si propongono politiche a lungo termine. Per i partiti è la sfida più difficile ma questo momento è propizio: si andrà a votare probabilmente nel 2023, quindi il centrodestra ha tutto il tempo per costruire un’agenda politica che guardi al futuro e ai giovani, che formeranno ed onoreranno l’Italia del futuro.