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Al Pd di Letta non bastano tasse tra le più alte al mondo e redditi di nullafacenza

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Enrico Letta ha detto qualcosa di sinistra. E qualcuno grida al miracolo. Chi? L’altro Enrico rosso, anzi Rossi, il governatore della rossa Toscana. Insomma, la svolta comunista della nuova segreteria del Pd eccola qui: l’ideona è una “dote” da lasciare ai giovani più poveri a spese dei più ricchi. Mancano solo Marianna – che in verità ci sarebbe pure, cioè la Madia – e Little John che canticchiano svagati “urca urca trallallero” e poi siamo all’eterno ritorno di Robin Hood, versione piddina.

La stangata, già da anni popolarissima tra gli invidiosi sociali e i saprofiti vari, è quella di tassare i super ricchi, quell’uno per cento della popolazione italiana che può ancora permettersi di dichiarare un patrimonio superiore al milione di euro – il valore di un singolo appartamento in una zona non periferica di Roma o di Milano, per capirci, e non chissà quali ricchezze – con una tassa di successione grazie alla quale, nei forzieri del già esoso sceriffo di Nottingham, alias lo Stato italiano, si potrebbe dar vita ad un assegno di 10 mila euro da regalare al compimento dei 18 anni di età a chi proviene da famiglie con reddito medio/medio-basso. Praticamente l’albero della cuccagna, un ragazzetto si ritroverebbe caldi caldi 10 mila euro senza fare niente.

Non basta una tassazione diretta e indiretta sui redditi tra le più alte del mondo, non basta aver regalato il reddito di cittadinanza a gente che ora schifa uno stipendio da 800 euro per lavorare in regola part time in un bar o in un cantiere; non basta che in sostanza sei ricco già se semplicemente possiedi un paio di case che magari ti sei comprato, dopo aver studiato e lavorato e fatto sacrifici generazionali tu, tuo padre e tuo nonno. No, non basta, non basta mai.

“Buongiorno, Letta fa bene a chiedere una piccola patrimoniale progressiva per le successioni sopra il milione di euro per dare una dote ai giovani che ne hanno bisogno. È una cosa di sinistra Letta fa bene a non mollare io sono con lui”, questo il messaggio affidato da Enrico Rossi a Facebook. Buongiorno un cavolo, esimio.

Una volta in Italia c’era la democrazia, e di solito la democrazia faceva parlare i numeri usciti dalle urne, ma alle urne non ci mandano più e quindi anche il segretario di un partito spappolato, con una rappresentatività della volontà popolare sempre più dubbia, può andare dal presidente del Consiglio a disquisire di proposte e impegni di spesa saltando a piè pari le consultazioni non solo elettorali ma anche parlamentari, mendicando una disponibilità di qualche tipo. Che, fortunatamente, non è arrivata da Mario Draghi. Ma non è arrivata a questo giro, al prossimo che facciamo? Quante volte ancora lo Stato sceriffo dovrà mettere le mani in tasca ai suoi cittadini nel momento in cui per di più si viene a scoprire, ad esempio, che nella tendopoli di Gioia Tauro 177 immigrati irregolari percepivano il reddito di cittadinanza in danno dell’erario, cioè di tutti noi, per 140 mila e passa euro?

Non erano bastati i criminali percettori di reddito di nullafacenza, non bastano pensioni erogate da anni a cittadini stranieri che non hanno mai lavorato un giorno in Italia ma si sono solo “ricongiunti” e magari con residenza fittizia quei soldi li hanno rimessi nel circuito economico del loro Paese e non del nostro; non basta un’intera isola invasa come se non esistessero confini. Non basta… finché la gente paga le tasse.

Quanti ristoratori e albergatori, commercianti, piccoli imprenditori, tra quelli che a causa della pessima gestione dell’emergenza Covid non sono falliti o indebitati fino al collo, e non sono finiti nelle mani degli strozzini, avranno ancora voglia di pagare le tasse? Quanti milioni di piccolissime partite Iva già molto provate nel restare a galla e  ridotte dalla pandemia a reddito zero, e ancora oggi senza alcun aiuto, avranno ancora voglia di essere rispettosi di norme illogiche e clientelari, concepite in maniera distorta e incomprensibile a favore solo di alcuni gruppi, cioè quelli che non producono alcuna ricchezza ma sfruttano passivamente quella altrui?

Tutto questo mi ricorda un commento letto anni fa sui social che si intitolava: “Per evitare che un figlio diventi comunista”. E recitava: “Per evitare che tuo figlio diventi comunista, fagli pulire casa e dagli 100 euro di premio, poi togligli 70 euro dicendo che è troppo ricco e dividi la somma con altri cinque fratelli che non hanno fatto un cazzo. Ripeti l’operazione finché avrà capito”. Ecco, quando questi grandi filantropi avranno finito di distruggere l’economia italiana non ci saranno più ricchi a cui rubare per dare ai poveri ma solo profondo rosso.