Il video del mezzo blindato dei fedelissimi di Maduro che si abbatte sui manifestanti il 30 aprile scorso ha fatto in breve tempo il giro del mondo. Su indicazione di Juan Guaidò è partita una fase di rivolta che potrebbe presto vedere schierarsi contro il dittatore una parte delle forze armate del Paese sudamericano. Si sono poi susseguiti una serie di botta e risposta tra i governi di Stati Uniti e Russia in stile Guerra Fredda, nonché la minaccia di embargo nei confronti di Cuba da parte del presidente Trump, nel caso non cessi il supporto de L’Avana a favore di Maduro. A detta del segretario di Stato americano, Mike Pompeo, il dittatore era pronto a lasciare il Venezuela proprio verso Cuba, ma è stato “dissuaso da Mosca”. Insomma, la situazione internazionale è estremamente delicata, il Paese sudamericano versa in condizioni disastrose, i blackout si susseguono, il cibo scarseggia, la gestione sanitaria del Paese è al collasso e i morti, negli ospedali e nelle strade, si contano a centinaia solo nel 2019.
In questo quadro vari attori internazionali si sono espressi ufficialmente esprimendo la propria visione sulla questione, tra tutti emerge per la sua ambiguità, la posizione dell’Unione europea. La portavoce del Servizio Europeo per l’Azione Esterna, Maja Kocijancic, il 30 aprile scorso in una nota ha dichiarato: “Visto che le informazioni su questi ultimi sviluppi sono appena arrivate (sulla questione venezuelana n.d.r.) non daremo commenti particolari, stiamo seguendo gli sviluppi”. Nessun commento neanche da parte dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini. Ripeto, nessun commento, solo sterili dichiarazioni a favore di una “soluzione pacifica e democratica” seguite da altre in cui si promettono “reazioni per embargo Usa ai danni di Cuba”. Quindi, se da un lato si mostra un certo cerchiobottismo nei confronti di Maduro, proprio nei giorni in cui si sta consumando una dura e sanguinaria repressione ai danni degli oppositori del regime, dall’altro è pronta la condanna all’embargo Usa verso chi spalleggia il dittatore socialista.
Negli stessi giorni si è svolto a Berlino un vertice sui Balcani, promosso da Germania e Francia, al quale hanno partecipato Albania, Bosnia, Montenegro, Macedonia del nord, Serbia e Kosovo. Esclusa dal tavolo l’Italia, che avrebbe tutto l’interesse che al di là dell’Adriatico la situazione si stabilizzasse e che, vista la sua forte influenza in tutta la zona e in particolare in Albania e Kosovo, l’asse franco-tedesco non acquisisse più rilevanza (dalla questione libica non abbiamo imparato molto). Da Capalbio mi correggeranno: “Era presente la nostra Mogherini! Ci penserà l’Ue!”. Effettivamente era presente anche lei, anche se pare non abbia ottenuto risultati lusinghieri, tanto che il presidente del Kosovo Thaci ha dichiarato che “la Ue è troppo debole e divisa al suo interno” e che “nel dialogo per la normalizzazione dei rapporti tra Pristina e Belgrado auspica il coinvolgimento degli Usa”…
Urge terribilmente un cambio di marcia nella politica estera Ue ed italiana, per non perdere anche il residuo peso specifico che ci rimane sulla scena internazionale. Intanto, in Venezuela la libertà è ancora assente e si continuano a contare vittime.