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Anche il tema migranti banco di prova del prestigio di Draghi in Europa

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Non vi sono soltanto il Covid e i soldi del Pnrr da gestire a verificare quanto l’autorevolezza di Mario Draghi sia reale e quanto essa sia esagerata a dismisura da una informazione un po’ troppo accondiscendente e allineata. L’ex governatore della Banca centrale europea ha senz’altro un curriculum assai più ricco ed importante rispetto al suo predecessore e ad altre figure di spicco del Paese, ma il personaggio è anche oggetto di una sorta di cieca adorazione che fatalmente rischia di dipingere una realtà che non esiste. La fama europea ed internazionale di Draghi è fuori discussione, tuttavia ricordiamoci che abbiamo a che fare con un uomo in carne ed ossa, premier di un governo di larghe intese il quale, oltre al rigore sul Green Pass, si fa interprete di una linea inevitabilmente incoerente a causa di una maggioranza composita.

Dicevamo, non solo Covid e non solo Pnrr, infatti c’è anche un’altra questione, l’immigrazione clandestina, che può certificare se la competenza e il peso, soprattutto in sede europea, di Mario Draghi siano effettivi oppure siano in buona parte il frutto di una propaganda giornalistica inginocchiata. L’immigrazione illegale proveniente dall’Africa desta meno attenzione rispetto a qualche anno fa perché il Covid continua ad occupare quasi tutte le cronache e i dibattiti televisivi, e quando qualche conduttore si allontana per un attimo dal virus e dai vaccini, fanno capolino le analisi sulla vicina elezione del prossimo Capo dello Stato. Eppure, sebbene se ne parli ormai occasionalmente, gli sbarchi indiscriminati di clandestini proseguono eccome presso le coste italiane.

Il premier in effetti ne è consapevole, infatti nelle ultime settimane e in più di una circostanza ha evocato pubblicamente il tema, esortando, gliene diamo atto, l’Europa tutta a farsi carico del problema e a non lasciare sola l’Italia nel fronteggiare questa emergenza epocale. Intanto, un buon contributo per migliorare la gestione italiana dei flussi migratori illegali potrebbe essere il licenziamento per giusta causa dell’attuale ministro dell’interno, la cui azione più che essere negativa è assente, ma se rimane al proprio posto il discusso e discutibile Roberto Speranza alla Salute, è inutile illudersi su un eventuale cambio della guardia presso il Viminale.

Luciana Lamorgese, che peraltro proviene dal precedente governo di Giuseppe Conte, esattamente come Speranza, rimarrà lì dov’è, purtroppo. Resta da vedere se si muoverà qualcosa in ambito europeo. Finora l’Unione europea, condizionata pesantemente dalla Germania di Angela Merkel e dalla Francia di Emmanuel Macron, ha preteso l’asservimento e la fedeltà dell’Italia soprattutto sul versante economico e finanziario, ma ha lasciato che il nostro Paese se la sbrigasse da solo di fronte ai flussi di migranti. Se fa comodo a Bruxelles, la sovranità nazionale può anche essere rispolverata. La Germania ha oggi un nuovo Cancelliere, Olaf Scholz, e saluta la Merkel dopo sedici anni di governo, ma è lecito non avere troppe aspettative circa un cambio di passo di Berlino nei confronti di Roma.

Tuttavia, noi abbiamo adesso un presidente del Consiglio di una certa caratura, quindi, l’Europa vorrà ora degnarsi di ascoltare l’urlo disperato dell’Italia circa l’immigrazione clandestina, oltre alle mere repliche di circostanza? Se non dovesse cambiare nulla il decantato prestigio internazionale di Mario Draghi sarebbe null’altro che una forzatura giornalistica.

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