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Anziani trascurati dal piano vaccinale: scandalo nazionale, colpa non solo delle Regioni

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“Ora si vaccini solo per età”, questo il titolo di una intervista al nuovo capo della Protezione civile Fabrizio Curcio su un quotidiano nazionale. Terrificante, perché significa che fino a due giorni fa (e probabilmente ancora oggi), gli anziani – come noto le persone più a rischio di andarsene al Creatore di Covid – di fatto non avevano la priorità nelle vaccinazioni.

In uno dei Paesi europei con la popolazione più anziana, e con uno dei più alti tassi di mortalità giornaliera per Covid (dai 300 ai 500 ufficiali), non vaccinare prioritariamente gli anziani non è solo un crimine nei loro confronti, ma nei confronti del Paese, dal momento che prima sono immunizzati loro, prima scenderanno i numeri dei decessi e dei ricoveri e potremo riaprire.

Se n’è accorto persino il New York Times, che ha dedicato ieri una lunga inchiesta alla situazione europea, e in particolare italiana, smascherando l’alibi che ancora in queste ore ci viene propinato con le accuse lanciate ad AstraZeneca: la fornitura di vaccini non è l’unica cosa che ostacola le campagne di vaccinazione in Europa. “L’inerzia burocratica, errori strategici, una diffusione di responsabilità e problemi logistici hanno seriamente minato gli sforzi di vaccinazione”, scrive il quotidiano, che denuncia il paradosso tutto italiano: “È la popolazione anziana a sopportare il peso maggiore”. Dopo ben due mesi, meno di un ultraottantenne su 5 ha ricevuto due dosi e meno del 5 per cento dei settantenni ha ricevuto la prima! Se si escludono gli under 19, la fascia 70-79 anni è quella più penalizzata. Dati alla mano, sono state fatte più somministrazioni ai trentenni che ai settantenni!

Ma come è potuto accadere? Durante le sue comunicazioni alle Camere il premier Mario Draghi non ha nascosto lo scandalo, tutto italiano, che ci costa centinaia di morti e ricoveri al giorno: “Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del Ministero della salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale”.

Evidente a quale forza contrattuale si riferisse: se si escludono infatti gli operatori sanitari e sociosanitari, vaccinati per primi, nessun’altra categoria avrebbe dovuto vantare una priorità sulle persone più anziane e vulnerabili, ma evidentemente l’influenza di alcune corporazioni sulla politica ha avuto la meglio.

Un’accusa grave, quella del premier, ma una mezza verità, che scarica il barile sulle Regioni assolvendo il governo nazionale. Ma le cose stanno molto diversamente: la responsabilità infatti non è solo delle Regioni, ma anche del governo di Roma. E sì, anche del Governo Draghi, che solo dopo oltre un mese si è accorto del problema.

L’errore strategico è stato commesso a monte e, appunto, a livello centrale. Quando, il 30 gennaio scorso, l’Aifa ha autorizzato il vaccino AstraZeneca, l’ha sconsigliato per gli over 55 (soglia poi spostata a 65). Da quel momento il piano vaccinale italiano è diventato duale, cioè ha seguito un doppio binario: over 70 vaccinati con Pfizer e Moderna, mentre si è cominciato a utilizzare le dosi di AstraZeneca per categorie ritenute “strategiche”, indipendentemente dalle fasce di età. Di conseguenza, l’Italia è passata molto presto a vaccinare insegnanti, magistrati, avvocati, personale amministrativo ospedaliero e altri dipendenti pubblici, quando era ben lontana dal completare la vaccinazione di ottantenni e settantenni.

Nel caso degli insegnanti, avrebbe potuto anche avere un senso, se l’intenzione fosse stata quella di tenere aperte le scuole di ogni ordine e grado. Ma paradosso nel paradosso, appena molti insegnanti e docenti universitari hanno ricevuto la prima dose, le scuole sono state chiuse (nidi e asili compresi).

Un errore madornale, se si pensa tra l’altro che proprio AstraZeneca è il vaccino che più di tutti offre una buona copertura anche solo dopo la prima dose – tant’è che concentrarsi sulle prime dosi è alla base del successo britannico – mentre i vaccini somministrati agli anziani richiedono la seconda dopo 3/4 settimane.

Un errore indotto dall’Aifa ma avallato acriticamente dal governo centrale, prima Conte poi Draghi (fino a due giorni fa), perché Aifa aveva “suggerito un utilizzo preferenziale” di AstraZeneca in soggetti tra i 18 e i 55 anni, non escluso le fasce di età più anziane.

Avrebbe dovuto essere chiaro fin dall’inizio che se non si fosse utilizzato AstraZeneca per i più anziani, lo squilibrio sarebbe stato automatico, inevitabile.

Sono passati quasi due mesi dall’autorizzazione di AstraZeneca, il Governo Draghi è in carica da oltre un mese, ma solo ora sembra intenzionato a correggere il tiro, scaricando la responsabilità sulle Regioni.

Nel frattempo, abbiamo assistito ad una vera e propria campagna di criminalizzazione di questo vaccino, a causa dei ritardi nelle forniture. Prima erroneamente presentato come un vaccino di serie B, mentre presenta percentuali di efficacia paragonabili agli altri, migliori dopo la prima dose; poi il sequestro di alcuni lotti e la sospensione “politica” decisa accodandoci a Berlino; fino al non caso delle dosi “nascoste” ad Anagni. Ormai i ritardi delle forniture, e in particolare la campagna contro AstraZeneca, sono diventati alibi per coprire i fallimenti europei e italiani nella campagna di vaccinazione.

A Bruxelles la paranoia è totale, come dimostra una indiscrezione riportata da La Stampa secondo cui “sospettano che i ritardi di AstraZeneca nella consegna dei dati all’Ema – prima quelli per ottenere l’approvazione del vaccino e poi quelli per la certificazione degli stabilimenti – siano una tattica dilatoria per favorire il Regno Unito”.

“I cittadini europei hanno la sensazione di essere stati ingannati da alcune case farmaceutiche”, è la frase attribuita a Draghi, pronunciata ieri durante il Consiglio europeo, mentre si ragionava su una stretta all’export di dosi verso il Regno Unito, colpevole con il suo successo di aver messo a nudo l’inconsistenza Ue.

C’è uno stabilimento AstraZeneca in Olanda, quello di Halix, che potrebbe produrre per l’Ue, ma l’Ema non l’ha ancora autorizzato. Da una parte, si pretende che le dosi prodotte da Halix restino nell’Ue, dall’altra manca l’autorizzazione per poterle usare. In che mani siamo?

E ciclicamente ci viene ripetuta questa pretesa, o meglio questo piagnisteo, secondo cui l’Ue generosa avrebbe “esportato” millemilioni di dosi. Falso: l’Ue non ha prodotto né esportato un bel niente. A produrre ed esportare è una compagnia privata, fino a prova contraria libera di rifornire i propri clienti come da accordi. Solo perché prodotte in territorio Ue, le dosi di vaccino, come ogni altro bene, non appartengono alla Commissione europea. Se Bruxelles ritiene AstraZeneca inadempiente, può far valere le proprie ragioni nelle appropriate sedi legali, non può recarsi allo stabilimento e bloccare la merce acquistata da altri clienti, abusando del potere statale con misure di embargo.

Come abbiamo già osservato in un precedente articolo, l’errore principale, a livello europeo e dei singoli Stati, è non aver messo in campo sforzi nello sviluppo e nella produzione dei vaccini paragonabili a quelli di Stati Uniti e Regno Unito. Al contrario, sul bene più prezioso e strategico sono andati al risparmio, pensando ingenuamente che una volta pronti sarebbe bastato acquistare le dosi necessarie al minimo prezzo, non curanti del fatto che altri clienti si erano già messi in fila.

E ora? Nell’attesa che gli anziani abbiano finalmente la priorità nelle vaccinazioni (ma bisognerà usare anche AstraZeneca) e che la campagna decolli fino ad arrivare alle 500 mila dosi quotidiane indicate come obiettivo dal commissario Figliuolo, cosa dobbiamo aspettarci?

Mentre mercoledì alle Camere il premier Draghi ha parlato di riaperture dopo Pasqua, ieri sui giornali è stato fatto trapelare che l’orientamento del Cts, del ministro della salute Speranza, e dei ministri Franceschini e Patuanelli, capi delegazione Pd e 5 Stelle, sarebbe quello di “mantenere l’attuale impianto rigorista” fino al 3 maggio. A quale gioco stiamo giocando? Ci auguriamo che quello di Draghi non sia simile a quello di Conte, poliziotto buono e poliziotti cattivi…