Il disegno di legge Santanchè per limitare gli affitti brevi e le misure del ministro Urso sui prezzi dei voli aerei, due attacchi della stessa natura da parte del governo Meloni al diritto di proprietà e al mercato. Ne abbiamo parlato con Andrea Giuricin, economista dei trasporti presso l’Università Bicocca di Milano, che spiega perché rischiano di rivelarsi controproducenti.
Affitti brevi
TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Prof. Giuricin, partiamo dalla proposta di legge presentata dal ministro del turismo Daniela Santanchè per mettere un freno agli affitti brevi? Potrebbe risultare controproducente, oltre che ingiusta sul piano dei diritti di proprietà?
ANDREA GIURICIN: Temo proprio di sì, a causa della mancanza di offerta che determinerebbe per i turisti che scelgono l’Italia come destinazione. Inoltre, il ministro sembra sottovalutare il fatto che l’offerta degli affitti brevi risponda ad una domanda di mercato differente a quella degli hotel: ad esempio, se un individuo viaggia con bambini al seguito, probabilmente preferisce fittare degli appartamenti che possono risultare maggiormente agibili e comodi, mentre in caso di viaggio da business man potrebbe prediligere una classica soluzione alberghiera.
Pertanto, in situazioni differenti lo stesso cliente può avere necessità opposte. Gli affitti brevi rispondono in maniera ottimale a determinati segmenti di domanda. Il rischio dello stop proposto dalla Santanchè è quello di diminuire la domanda di mercato oltre all’offerta, riducendo quindi l’arrivo dei turisti nel nostro Paese.
TADF: Crede che il provvedimento possa incrementare i pagamenti in nero e quindi sfavorire anche la lotta all’evasione fiscale?
AG: Probabilmente sì, perché i divieti spingono le categorie a sfuggire ad essi e l’eccessiva regolamentazione statale comporta sempre l’incremento del tentativo di trovare delle “vie di fuga”.
Il decreto Urss
TADF: Sul caro voli continuano le polemiche: nonostante il decreto Urso, il prezzo delle tariffe non è diminuito – anzi in alcuni casi sembra essere incrementato – e Ryanair ha annunciato un taglio dei voli verso le isole come ritorsione. Crede che il governo possa tornare sui propri passi o si arriverà ad uno scontro, con le conseguenze che andranno a ripercuotersi sui consumatori?
AG: L’aspetto “positivo” della vicenda è che il decreto legge presentato dal ministro Urso deve essere implementato dal Parlamento, e quindi può essere soggetto a modifiche. Mi auguro che esse vengano apportate in maniera strutturale per evitare l’espansione dei problemi che stiamo osservando: Ryanair ha tagliato circa il 10 per cento delle tratte domestiche per l’inverno 2023, rispetto ai numeri dell’anno precedente. Ieri l’amministratore delegato della compagnia ha annunciato l’intenzione di ridurre del 10 per cento anche i voli dalla Sicilia.
Una battaglia frontale tra stato e privato che non fa bene a nessuno. Ipotizzando la pur costosa possibilità di un intervento economico statale nel mercato delle compagnie aeree, si potrebbe eventualmente valutare lo stanziamento di fondi per i viaggiatori residenti in Italia, che preveda una parte del pagamento dei biglietti a carico dello stato per chi si sposta per necessità lavorative o famigliari con frequenza. La risposta certamente non può essere quella derivante da un intervento simile nel mercato, perché ingiusto e controproducente.
TADF: Ritiene che il provvedimento governativo sul caro voli – dovesse restare così strutturato – possa essere soggetto allo stop da parte della Commissione europea?
AG: Credo di sì, così come scritta la norma non è compatibile né con le leggi comunitarie né con quelle nazionali nell’ambito della libera concorrenza. Ulteriore motivazione che dovrebbe spingere ad apportare radicali cambiamenti, al fine di evitare un fallimento politico.
Ryanair si allontana
TADF: È possibile che altri Paesi europei ne approfittino per ampliare la presenza di Ryanair a discapito dell’Italia?
AG: L’amministratore delegato di Ryanair, Michael O’Leary, ha già dichiarato che il traffico domestico tagliato in Italia sarà reinserito sul mercato internazionale, scommettendo sulla volontà degli altri Paesi di sfruttare quelle determinate tratte aeree. È facile per una compagnia internazionale spostare le tratte ed ottenere guadagni in altri Stati.
È vero che per Ryanair il primo mercato resta l’Italia, ma un cambiamento svantaggioso delle condizioni di mercato potrebbe spingere la compagnia ad allontanarsi dal nostro Paese nel prossimo futuro.