Draghi detta le condizioni e manda l’avviso di revoca a Berlino

“Può sopravvivere un’unione monetaria senza unione fiscale?” Senza federalizzare le spese per le sfide condivise, nemmeno la fine dell’Euro è più un tabù

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Lo scorso giugno, al MIT, Mario Draghi aveva tenuto un gran discorso in risposta alle proposte franco-tedesche di Europa come “spazio geopolitico” e “potenza democratica”. Il IV Reich

Sua Competenza aveva dettato le condizioniriarmare per davvero, consentire ai governi deficit di bilancio permanentemente più elevati, salvare e lasciar salvare le banche senza-se-e-senza-ma, versare le proprie tasse in un grande bilancio unico.

Mutato contesto

Ultimamente, le ambizioni franco-tedesche paiono assai ridimensionate: fra crollo della France-Afrique, scollamento dei piccoli alleati nordici, crisi industriale tedesca, amici italici che chiacchierano di Ustica. Come personificato dal Cancelliere in persona, travestito da pirata col suo occhio malconcio.

Con tutto ciò, sembra ormai esaurito l’estremo assalto della Germania al potere mondiale. Mentre si fa strada una  tentazione apparentemente più decorosa: la neutralità grossomodo distratta. La Grande Svizzera. 

Ed è in tale mutato contesto che Sua Competenza torna a parlare, con un articoletto pubblicato da The Economist di questa settimana. 

Le condizioni

Di nuovo, egli detta alcune condizioni: fondamentalmente, “trasferire maggiore potere di spesa” a Bruxelles, onde “federalizzare un poco delle spese di investimento”. In altri termini, la stesse richieste di giugno. Ma in tono minore.

Stanco, diremmo: sa anche lui che ciò richiederebbe “nuove forme di rappresentatività e decisione collettiva”. Le quali, a loro volta, richiederebbero “una revisione dei trattati Ue”. Per concludere: “tale prospettiva appare irrealistica”. E ci pare un eufemismo.

In difetto? Eh beh, in difetto niente revisione del Patto di Stabilità e Crescita (SGP), perché la revisione proposta dalla Commissione “anche se pienamente implementata, non risolverebbe pienamente”. E grazie tante: ce lo sappiamo

Non accenna alla ratifica del Nuovo Trattato MES ma, se salta lo SGP, figurarsi se non salta pure quella. L’unica novità, è che la critica allo SGP nostra di giugno sia oggi fatta propria in sì alte sfere: evidentemente, la stanchezza ormai prevale. E non è finita.

Sicurezza climatica e militare

Il nostro aggiunge che, in difetto, L’Europa dovrebbe “rilassare le proprie regole fiscali e sugli aiuti di Stato”.

Soluzione che a lui non piace, in quanto: “le sfide condivise come il clima e la difesa sono binarie: o tutti i Paesi raggiungono i loro obiettivi comuni oppure nessuno ci riesce. Se alcuni Paesi possono utilizzare il proprio spazio fiscale ma altri no, allora l’impatto di tutta la spesa sarà inferiore, poiché nessuno è in grado di raggiungere la sicurezza climatica o militare”. Perciò, egli dice tale soluzione “irrealistica”

Lasciando perdere la fantomatica “sicurezza climatica” (che, a Sua Competenza, interessa come gli interessava dei bambini greci), è pacifico che la sua preoccupazione è militare: Leuropa, così com’è, non consente agli Stati Ue deboli di riarmare.

Mentre, invero, consente agli Stati Ue forti di non riarmare: vedasi il riarmo di Scholz il putiniano, fondamentalmente una barzelletta. Passaggio, quest’ultimo, non esplicito nel testo ma, diremmo, logicamente necessario: immanente. 

L’unione monetaria

Ed è a questo snodo logico che l’articoletto assume un significato tutto diverso: se gli Stati membri che vogliono riarmare non hanno “lo spazio fiscale” per farlo, ebbene se lo prenderanno. 

Infatti, se ciò significherà “diluire la Ue” oppure, addirittura, la fine della moneta unica, ebbene che accada. Così il nostro: “può un’unione monetaria sopravvivere senza un’unione fiscale? … Il blocco valutario era considerato condannato da molti economisti ancor prima del suo lancio. È sopravvissuto alla crisi esistenziale del 2010-2012 solo grazie a soluzioni provvisorie e, oggi, non è più capace di allora di rispondere a questa domanda”. Chiaro, ci pare. Chiarissimo, diremmo.

Né egli manca di ben precisare come sia de Leuro che parla, non della Ue, in quanto: “l’opzione radicale di uscire dall’Ue ha prodotto risultati decisamente contrastanti”. Leggi: Brexit

In altri termini, uscire da Leuro soltanto, non è più una opzione radicale. Bensì qualcos’altro: una opzione ragionevole? Una opzione sensata? Comunque, una opzione moderata. Moderata, a fronte dei pericoli e delle esigenze che incombono. Quali?

Avviso di revoca

Così il nostro: la dipendenza dall’America per la sicurezza è divenuta insufficiente; la dipendenza dalla Cina per le esportazioni è divenuta incerta; la dipendenza dalla Russia per l’energia è divenuta inaccettabile. E tanto basti.

Laddove si vede il vecchio banchiere centrale farsi ambasciatore a tutto tondo: riducendo il proprio antico mestiere al ruolo ancillare di finanziatore degli Stati. Ruolo per il quale venne inventato e che mai avrebbe dovuto abbandonare.

Insomma, questa settimana Sua Competenza ha mandato ai tedeschi l’avviso di revoca: il mandato di gestione fiduciaria dell’impero, che ad essi era stato conferito, è cancellato.

Resta da regolare la faccenduola della loro ambizione a trasformarsi in Grande Svizzera. Ma ce ne si occuperà con un prossimo governo tedesco, auspicabilmente a guida Merz. 

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