Economia

È l’ora del nucleare, convenienza e prezzi stabili: l’esempio polacco

Intervista a Luca Romano: in Polonia, dallo stanziamento all’appalto per i primi tre reattori nel giro di un anno. A chi conviene alimentare paure infondate

Economia

Il nucleare è un’opzione? Ci sono Paesi europei che stanno investendo in nuove centrali? Lo abbiamo chiesto a Luca Romano, fisico e divulgatore scientifico, da anni impegnato a promuovere le ragioni di utilità e convenienza energetica, economica e politica del ritorno alla produzione di energia nucleare.

Dal 2020 cura la pagina Facebook “L’avvocato dell’Atomo”, dove sponsorizza i suoi studi e le sue idee in merito all’opportunità di costruire nuovi impianti sicuri nel nostro Paese.

Il piano nucleare polacco

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Dott. Romano, può esprimerci una sua considerazione in merito alla praticità ed alla fattibilità politica del piano polacco per la costruzione di nuovi reattori nucleari? Cosa ne pensa?

LUCA ROMANO: In Polonia c’è una convergenza ampia tra le forze politiche di maggioranza ed opposizione sulla decisione di costruire nuovi reattori nucleari. Addirittura la sezione polacca dei “Fridays for future” ha appoggiato la scelta di sfruttare l’energia nucleare.

Tale unità d’intenti politica rende più facile il percorso burocratico, non a caso la scelta dei siti è avvenuta molto rapidamente.

Il piano nucleare polacco era partito meno di due anni fa. Subito dopo il governo ha approvato lo stanziamento di denaro pubblico necessario alla costruzione delle centrali e, nel giro di appena un anno, ha trovato dei partner internazionali, deciso i siti, gestito le gare di appalto per i reattori ed assegnato al vincitore di esse (l’americana Westinghouse) la costruzione dei primi tre.

Perché è conveniente

TADF: Ritiene che l’esempio polacco possa essere verosimilmente seguito da altri Stati europei già nel breve termine? I costi sarebbero sostenibili e convenienti?

LR: Assolutamente sì. Ritengo che altri Paesi europei possano seguire la stessa strada, in particolare la Svezia, che ha strutturato un piano per lo sviluppo di nuovi reattori nucleari, e l’Olanda, che nel breve termine ha in programma la costruzione di almeno altri due reattori.

Sul piano della convenienza economica bisogna chiarire un punto fondamentale: il nucleare ha inizialmente dei costi elevati e richiede investimenti importanti. Tuttavia, una volta costruite e messe in funzione le centrali, il loro mantenimento ed il loro operare quotidiano è piuttosto economico.

Pertanto, stiamo parlando di una fonte energetica che a lungo termine garantisce convenienza e stabilità di prezzi, fattore che nel momento storico attuale è ancor più importante.

Chi alimenta paure immotivate

TADF: Da cosa derivano i dubbi di parte dell’agorà popolare e mediatica italiana sul ritorno al nucleare? C’è una disinformazione voluta in materia, basata su fini politici?

LR: I timori hanno motivazioni variegate: alcuni hanno paura del fattore sicurezza degli impianti, con apprensioni del tutto infondate. In altri casi, si paventa la possibilità che ci siano infiltrazioni mafiose in questa economia o che le centrali vengano sfruttate per scopi militari.

C’è sicuramente un ruolo svolto dalla disinformazione mediatica che accentua l’ostilità di parte dell’opinione pubblica e popolare. Non saprei se essa abbia fini strettamente politici, ma certamente li ha mediatici: alimentare la paura del nucleare conviene professionalmente.

Pubblicare articoli o produrre servizi televisivi scandalistici, in cui si denunciano presunti rischi apocalittici derivanti dall’uso del nucleare aumenta le visualizzazioni e l’interesse ossessivo dei cittadini, dettato dall’ansia e dalla poca conoscenza della materia.

Nell’attesa… diversificare

TADF: Nel caso il governo italiano decida di tornare a produrre e sfruttare il nucleare servirebbero comunque degli anni per la costruzione degli impianti prima di approvvigionarsi con tale energia. Come fronteggiare la crisi ed evitare la carenza di fonti fino a quel momento?

LR: Occorre incrementare la produzione di energia rinnovabile, aumentando la capacità installata, cosa che fortunatamente sta avvenendo. Inoltre, è importante diversificare gli approvvigionamenti, sfruttando rigassificatori e contratti con nazioni come l’Algeria.

Sembra che l’Esecutivo abbia intenzione di riprendere anche l’estrazione di gas dall’Adriatico, una ulteriore strada utile, quantomeno in via temporanea, in attesa di poter sfruttare l’energia nucleare, che può permetterci di affrontare con meno rischi le nuove sfide geopolitiche.