Oggi vogliamo parlare di come l’esperienza del vettore europeo Ariane dimostri l’inefficienza della burocrazia europea e quanto funzioni meglio il libero mercato. Per farlo, ci tocca ancora una volta parlare di Elon Musk. Potremmo sembrare fissati, ma il punto è che le aziende di Musk toccano gran parte delle tecnologie di punta del mondo di oggi.
Partiamo dunque dai titoli che abbiamo tutti letto la scorsa settimana: “Il mega-razzo di Musk esplode pochi minuti dopo il decollo”. Fossero solo i quotidiani italiani, non sarebbe grave, ma anche la BBC ha titolato in questo modo. Chi non conosce il progetto Starship non può trarre che una conclusione: si è trattato di un clamoroso fiasco.
Invece, no. E ci tocca partire da questo, perché è essenziale per comprendere il fallimentare approccio burocratico europeo.
Non è esploso
Premettiamo un dettaglio non secondario: il razzo non è “esploso”: è stato fatto esplodere dalla FAA quando è risultato chiaro che traiettoria e comportamento erano troppo lontani dal nominale: un piccolo particolare ma i puntini sulle “i” vanno pur promessi.
Ma andiamo all’essenza della questione. La miglior spiegazione che abbiamo trovato è un thread su Twitter di Steven Sinofsky, ex capo engineering di Microsoft e responsabile di progetti quali Windows 7.
L’odio per Musk
Che parte nientemeno che da Machiavelli, permettendoci oltretutto di comprendere l’odio per Musk che da circa sei mesi pervade opinionisti e geni della tastiera di tutto il mondo. Si tratta di un passaggio del “Principe”, al capitolo VI:
… debbesi considerare come non è cosa più difficile a trattare, né più dubbia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che farsi capo ad introdurre nuovi ordini. Perché l’introduttore ha per nimici tutti coloro che degli ordini vecchi fanno bene; e tepidi difensori tutti quelli che degli ordini nuovi farebbono bene; la qual tepidezza nasce, parte per paura degli avversari, che hanno le leggi in beneficio loro, parte dalla incredulità degli uomini, i quali non credono in verità le cose nuove, se non ne veggono nata esperienza ferma.
Imparare dagli errori
Andiamo oltre: questo il link al thread di Sinofsky e questo il riassunto (effettuato con l’aiuto di anthropic.ai):
“I progressi avvengono a singhiozzo, spesso (o sempre) con gravi insuccessi. Ma c’è qualcosa per cui oggi non si tollera nulla che non funzioni immediatamente. Utile a questo proposito ricordare come siamo arrivati ad avere aeroplani affidabili.
Starship è il più grande e potente veicolo di lancio mai creato. Che il primo volo non sia stato perfetto, anche se ha superato le aspettative, dovrebbe essere visto come un trionfo.
Ricordiamo lo Shuttle. Molti pensavano che avremmo dovuto ritirarci dai viaggi nello spazio; era troppo pericoloso, costoso, difficile e uno spreco. C’era sicuramente anche la questione politica. Ma la questione ingegneristica è invece ovvia: come possiamo imparare dagli errori e mitigare i rischi per andare più in alto, più lontano e più velocemente?
Dopo i fallimenti di Columbia e Challenger, la volontà dei politici era diminuita. Ma il mercato non ha perso quella volontà. Qualcosa di impensabile vent’anni fa è ora di routine e sta accelerando. Lo spazio è stato rinvigorito dagli investitori privati. Prima viaggiando verso l’ISS. Poi i voli verso la luna privati.
Nell’ingegneria ogni fallimento è un’opportunità per imparare e migliorare. Così ovvio per gli ingegneri, ma non per i titolisti o le persone che vogliono solo vedere il fallimento per qualsiasi motivo“.
Il progetto Ariane 6
Veniamo ora al nuovo razzo Ariane 6 dell’Agenzia Spaziale Europea, che avrebbe dovuto effettuare il suo primo lancio nel 2020, è in ritardo di almeno 3 anni e i costi del programma sono aumentati del 50 per cento. E ora i ripetuti ritardi e aumenti di budget minacciano la competitività globale dell’Europa nel settore del trasporto spaziale.
L’Ariane 6 è nato nel 2014 come risposta alla sfida lanciata da SpaceX, che con il suo Falcon 9 ha rivoluzionato il mercato dei lanci spaziali grazie alla sua capacità di riutilizzare il primo stadio del razzo e di offrire tariffe molto competitive.
L’obiettivo dell’Europa era di realizzare un razzo più economico e flessibile dell’Ariane 5, sfruttando alcune componenti già esistenti e ottimizzando i processi produttivi. Tuttavia, il progetto si è rivelato molto più complesso e costoso del previsto, a causa della frammentazione e della politicizzazione della politica spaziale europea.
Troppa politica e burocrazia
Infatti l’Ariane 6 è gestito da un consorzio di aziende aerospaziali europee, l’ArianeGroup, che deve tenere conto degli interessi e delle richieste dei vari Paesi membri dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che finanziano il programma. Questo significa che lo sviluppo e la produzione dell’Ariane 6 sono stati distribuiti tra diversi siti e fornitori, senza una visione strategica e innovativa.
Il risultato è che l’Ariane 6 ha subito numerosi ritardi e ha visto lievitare il suo budget di sviluppo da 2,4 a 4,4 miliardi di dollari. Il primo volo del razzo, previsto inizialmente per il 2020, è stato posticipato più volte e ora è fissato per la fine del 2023, ma potrebbe slittare ancora al 2024.
Nel frattempo, il Falcon 9 ha aumentato la sua affidabilità e la sua capacità di carico, ha effettuato oltre 200 lanci con successo e ha introdotto una nuova versione riutilizzabile al 100 per cento, lo Starship (il cui primo prototipo è appunto quello “non esploso” la settimana scorsa).
Se non verranno apportate riforme sostanziali, Ariane 6 rischia di essere obsoleto prima ancora del suo primo volo. L’approccio centralizzato e dall’alto verso il basso dell’ESA è troppo lento e costoso rispetto alle imprese spaziali guidate dal mercato.
Fallimento del modello europeo
Il caso di Ariane 6 evidenzia le debolezze del modello burocratico europeo di innovazione tecnologica, troppo lento e costoso per competere con società agili e incentrate sul mercato come SpaceX.
Mentre SpaceX può costruire e testare rapidamente nuovi razzi riutilizzabili come Starship, l’ESA impiega anni per sviluppare Ariane 6 con un approccio “progetta, costruisci, lancia”, assemblando razzi usa e getta.
Attenzione a questo dettaglio: i razzi di Ariane Space non sono riutilizzabili (mentre il ridicolizzato Starship lo sarà al 100 per cento).
Interrogato due anni fa da BFM Business sul motivo di questa scelta, ovviamente penalizzante sul piano economico ma anche su quello ambientale (dove l’Europa è regina mondiale del bla bla bla) il ceo di Ariane Space aveva risposto: “I nostri sistemi non sono riutilizzabili, vengono distrutti ad ogni lancio in quanto dobbiamo assicurare lavoro alle aziende europee”. Non c’è altro da aggiungere.