Economia

Preoccupati per l’inquinamento in città? Spesso è peggio a casa vostra

Walter Bellini è “House Doctor”: ci preoccupiamo molto dell’inquinamento ambientale, ma spesso i principali rischi per la nostra salute li corriamo in casa

case green © vencavolrab e ภาพของNirut Sangkeaw tramite Canva.com

Come ogni inverno, l’inquinamento dell’aria fa capolino in alcuni titoli dei giornali e viene usato come scusa per imporre restrizioni impopolari e talvolta senza senso; ma altri tipi di inquinamento sono in realtà presenti tutto l’anno, senza che ce ne rendiamo conto. Ad esempio, di solito consideriamo la nostra abitazione un luogo sicuro; invece, come scopriremo oggi, la casa molto spesso è un ambiente potenzialmente più pericoloso per la nostra salute che non l’ambiente esterno di una città.

House Doctor

Per questa ragione, trovandomi a Capodanno in Lombardia – peraltro una delle regioni più inquinate d’Italia, anzi la Pianura Padana è una delle tre grandi aree più inquinate del mondo – ne ho approfittato per intervistare di persona Walter Bellini, meglio noto come house doctor, ovvero “medico della casa”.

Walter molti anni fa si è letteralmente inventato un lavoro dal nulla, ma ciò che mi ha più colpito è il modo assai professionale con cui lo svolge, che ho potuto apprezzare grazie a un’intera giornata passata a mostrarmi il metodo con il quale conduce le misurazioni, illustra i rischi, redige i rapporti per il cliente, etc.

Walter Bellini
Walter Bellini mentre esegue un’indagine termografica all’interno di un appartamento. La termocamera è uno strumento che permette di evidenziare la presenza di ponti termici, e dunque di punti ove si ha più umidità e, di conseguenza, la possibile crescita di muffe che possono nuocere alla salute

In effetti, se si fa eccezione per le polveri sottili, che viaggiano per centinaia di chilometri, gli altri grandi tipi di inquinamento hanno una natura “puntiforme”, per cui sono rilevanti dal punto di vista epidemiologico soprattutto nei dintorni della sorgente, che può essere una ciminiera di un’industria o di un inceneritore, un’antenna della telefonia mobile, una sigaretta, etc. Il problema è che più siamo vicini alla sorgente – e più a lungo vi siamo esposti – e più il problema rischia di avere un impatto importante sulla nostra salute. Walter, perciò, con un “AbiTest” va a caccia dei rischi nascosti presenti nelle nostre case.

L’AbiTest

MARIO MENICHELLA: Come e quando è nata l’idea, decisamente originale, di AbiTest?

WALTER BELLINI: L’idea di AbiTest prende forma da un fatto di cronaca del 2006, quando ricorderete ci fu quell’evento della spia russa uccisa a Londra con il polonio diluito nel tè. Mi interessai molto di radioattività, dei possibili rischi rappresentati da questa per le abitazioni, che peraltro in generale sono modesti, ma constatai che delle nostre abitazioni non si occupa nessuno, neppure a livello di normative; mentre gli ambienti pubblici, le autostrade, le stazioni vengono viste o controllate quotidianamente da persone qualificate e sono soggette a rispettare limiti di legge ben definiti.

Le nostre abitazioni, al contrario, dopo che ricevono l’abitabilità alla fine della costruzione, possono non venire ispezionate per decenni. L’idea di AbiTest è andata proprio in questa direzione, quella di creare uno specialista multidisciplinare per le case.

MM: Ci puoi spiegare in cosa consiste, in pratica, un AbiTest?

WB: AbiTest significa test dell’abitazione e comprende screening multidisciplinari su rischi derivanti da microclima, da agenti chimici e fisici, da allergeni, dall’uso non corretto di attrezzature e impianti della casa, etc. L’AbiTest più completo comprende numerose rilevazioni, molte delle quali effettuate attraverso strumentazioni ad hoc.

Il tutto si svolge, naturalmente, al domicilio della persona che lo richiede, può durare dalle due alle quattro ore se è del tipo più completo, oppure essere molto selettivo effettuando solo alcuni test specifici. In generale, si tratta di una sequenza ottimizzata e ingegnerizzata di molti test, alcuni dei quali effettuati in background, cioè automaticamente per alcune ore, per cui si trae un risultato alla fine. Altri, invece, vengono condotti strumento alla mano con il cliente al proprio fianco.

MM: Che quindi impara a sua volta, magari insieme ai suoi familiari…

WB: Sì, effettuando le rilevazioni con l’abitante della casa a fianco, si commentano con lui i risultati e posso raccontare, magari, anche aneddoti o situazioni simili di cui ho già avuto esperienza per permettere una migliore gestione della propria abitazione e una prevenzione dei rischi, che sono diversi da caso a caso, o meglio da casa a casa, se mi perdonate il gioco di parole.

Le abitazioni di sessant’anni fa, infatti, sono molto diverse da quelle di oggi: all’epoca erano fatte essenzialmente con quattro mura, dei tubi dell’acqua e un impianto elettrico basilare. Oggi, invece, abbiamo in più l’elettronica, la domotica, cablaggi complessi, trasmissione dati, ci sono molti prodotti chimici presenti ed è tutto più difficile da gestire, dato che purtroppo normalmente le persone non ricevono minimamente una formazione in tal senso.

L’indagine base

MM: Qual è il servizio più richiesto di AbiTest, se ce lo puoi dire?

WB: Direi che è il servizio base, cioè una prima parte di circa 12 test che vengono svolti in due ore e mezzo, in cui vengono analizzati il microclima e la presenza di radiazioni non ionizzanti, ovvero di campi elettromagnetici, che oggi sappiamo poter indurre effetti simili a quelli delle radiazioni ionizzanti, ovvero tumori, ma lo fanno attraverso un processo multistep, come si è scoperto in tempi relativamente recenti.

Inoltre, si fa una verifica della stato della gestione di alcuni elettrodomestici – come ad esempio il frigorifero, che può sembrare un apparecchio facile da gestire ma ha le sue regole – si misurano le eventuali perdite di radiazioni da un forno a microonde o le piccole perdite di gas dalla cucina e dall’impianto che la alimenta, in quanto le fughe di gas sono un rischio concreto quando le tubazioni sono vecchie.

L’indagine completa

MM: Per i più esigenti, mi raccontavi prima dell’intervista, c’è anche un’indagine più completa…

WB: Sì, c’è un AbiTest Advanced che comprende in aggiunta una seconda dozzina di test o valutazioni, al termine delle quali viene fornito un rapporto scritto dei risultati e un vademecum della casa salubre. Dunque, l’AbiTest completo dura quattro ore e include circa 25 prove, sempre condotte con a fianco una o più persone della famiglia a scopo di formazione.

Analizziamo anche la presenza di allergeni, fra cui quelli legati agli acari, che si trovano nelle polveri di casa. Infatti, gli acari della polvere sono presenti in tutti i materassi che abbiano almeno un anno di vita; ed il problema per gli esseri umani non sono questi piccoli organismi in sé, ma i loro allergeni derivanti dalla muta delle loro struttura e dalle piccole particelle fecali che rilasciano, le quali generano in circa il 5 per cento della popolazione delle reazioni allergiche.

L’inquinamento elettromagnetico

MM: Ci dicevi all’inizio che misurate anche l’inquinamento elettromagnetico, giusto?

WB: Sì, oggi c’è grandissima attenzione all’elettrosmog. Sotto questo termine includiamo l’irraggiamento da radiofrequenze che può avere origine sia dalle antenne della telefonia, ma anche semplicemente dal nostro router Wi-Fi o da quello del nostro vicino posto magari proprio dietro al muro: calcolate che di solito, in un condominio, di segnali wireless di questo tipo se ne percepiscono almeno 10-15.

Ma noi facciamo un’indagine anche sull’uso del telefonino, del cordless e degli altri dispositivi che usano il Wi-Fi e spieghiamo cosa ciò può comportare per la nostra salute alla luce delle conoscenze attuali, poco note al grande pubblico. In particolare, l’uso di uno smartphone, un oggetto che portiamo addosso ogni giorno e che emette radiazioni anche quando non parliamo, ha dei rischi che occorre conoscere.

Misurazione RF
Uno dei misuratori di elettrosmog che possono essere usati per valutare l’inquinamento da radiofrequenze (a destra). Si tratta soltanto di una delle numerose misurazioni effettuate in uno screening ambientale domestico, al termine del quale viene redatto un rapporto dettagliato che riassume le prove eseguite (a sinistra)

MM: Naturalmente, le radiazioni da misurare non sono soltanto quelle a radiofrequenza…

WB: Infatti, si passa poi ai campi elettromagnetici a bassa frequenza, derivanti dall’uso civile dell’energia elettrica che, per fortuna, quasi sempre non troviamo nelle abitazioni, ma possono derivare ad esempio da grosse linee interrate o elettrodotti aerei presenti nei pressi delle case.

Poi passiamo all’area della radioattività: si fa una verifica della non presenza di oggetti radioattivi nell’abitazione. Calcolate che nel 2 per cento dei casi troviamo oggetti radioattivi di cui le persone sono del tutto inconsapevoli.

La presenza del radon

Infine, sempre sul versante radiazioni ionizzanti misuriamo il livello del radon, che se è in concentrazione elevata può aumentare il rischio di sviluppare un tumore al polmone; fra l’altro l’Europa si è finalmente svegliata con una normativa del 2020 che prevede, ogni 8 anni, la sua verifica obbligatoria in tutte le abitazioni.

MM: In quali casi rilevate la presenza o meno di questo gas e come fate?

WB: Il radon è un gas radioattivo che fuoriesce dal suolo e colpisce di conseguenza soprattutto i piani più a contatto con il terreno: quindi soprattutto seminterrati, piani terreni e un po’ meno i piani rialzati. È opportuno tenere sotto controllo i suoi livelli se si rientra in questi casi di piani bassi, con una verifica periodica.

La misurazione del livello del radon la facciamo con una cosiddetta camera a ionizzazione – uno strumento molto sensibile realizzato su commissione da dei fisici – la quale per la sua grandezza in un’ora o due permette di avere già un feedback affidabile sul livello di concentrazione. Se si vede che lo screening dà un valore più alto del normale, consigliamo un test ufficiale che di solito prevede, però, il posizionamento di un sensore passivo per sei mesi, se non per un anno intero.

Aria e microclima

MM: Veniamo a un altro versante, quello della salubrità dell’aria e del microclima. Li verificate?

WB: Sì, noi facciamo verifiche di tipo microclimatico, che non possono mai mancare. In pratica misuriamo parametri come temperatura, umidità, capacità di ricambio dell’aria nelle case. Quest’ultimo è un punto importante: un adeguato ricambio dell’aria garantisce di mantenere la concentrazione di ossigeno corretta per permettere di avere un elevato livello di attenzione. L’eccesso di anidride carbonica non è nocivo, ma genera una sorta di stato soporifero, di minore efficienza, e questo è un problema soprattutto nelle aule scolastiche.

Poi abbiamo dei test molto importanti, come la misurazione del particolato fine – ovvero delle polveri sottili: PM10, PM2.5, etc. – derivante dalle automobili, dalla combustione per il riscaldamento, dagli impianti industriali, e che affligge particolarmente l’intera Pianura padana, ma non solo.

Le polveri sottili

MM: Ho visto che hai misuratori e filtri per le polveri sottili e per altri inquinanti dell’aria

WB: Sì, controlliamo le polveri fini ed i livelli dei composti organici volatili, che sono altrettanto pericolosi per la salute, e consigliamo sempre una filtrazione dell’aria a chi vive in aree dell’Italia particolarmente svantaggiate, come quella in cui vivo: la Pianura Padana. Vogliamo infatti tutelare la salute delle persone – che passano comunque il 70 per cento del loro tempo nelle case – avendo anche l’esempio dei giapponesi e degli statunitensi, che sono più avanti di noi: loro stanno filtrando tantissimo l’aria delle proprie abitazioni.

Nella mia casa in cui ci troviamo, qui nella zona a sud-ovest di Milano, come hai visto ci sono ben sei filtri che purificano l’aria costantemente, grazie ai quali all’interno dell’abitazione ho appena 1/10 del particolato sottile che c’è all’esterno. Quindi, almeno il 70 per cento del mio tempo lo passo respirando aria buona. Però non tutti possono fare questo, già solo perché non sono informati a riguardo, sebbene i progetti di Citizen Science come ad esempio “Che aria tira?” stiano aumentando la consapevolezza delle persone.

centraline Venezia
Una mappa che mostra – in tempo reale, a differenza delle centraline ARPA – l’elevato livello di polveri sottili (PM10 e PM2.5) nell’area di Venezia, grazie ai sensori di particolato installati da privati cittadini che hanno aderito a “Che aria tira?”, la prima rete indipendente di centraline lowcost per il monitoraggio della qualità dell’aria

Analisi dell’acqua

MM: Infine non mancherà, immagino, una qualche analisi dell’acqua di casa…

WB: Ebbene sì: è il test dell’acqua potabile, che svolgiamo con molto piacere quando c’è presenza di bambini nelle famiglie, perché si maneggiano delle provette colorate con cui si verifica la durezza dell’acqua e il livello di cloro. La presenza di nitriti e nitrati è rivelata con test molto semplici che, naturalmente, forniscono valutazioni di massima e non hanno la pretesa di essere molto precise, ma danno un’indicazione del se vi sia un problema oppure no.

Inoltre, solitamente ci avvaliamo anche delle analisi, assai più dettagliate, fornite dalle aziende di fornitura dell’acqua potabile, le quali ci aiutano ad avere dati più precisi che possiamo interpretare per capire se sia il caso o meno di fare ulteriori approfondimenti o, magari, di adottare un qualche sistema di filtrazione dell’acqua ad osmosi inversa.

Ultrasuoni

MM: Ho letto che, per non farvi mancare nulla, misurate anche gli ultrasuoni: è così?

WB: Sì, ultimamente facciamo anche una verifica, prettamente sperimentale, sugli ultrasuoni, poiché come sapete l’orecchio umano riesce a sentire fino a una certa frequenza, ma ci sono frequenze un po’ più alte che vengono invece udite dai nostri piccoli animali domestici: parlo soprattutto di cani e gatti, che nelle case degli italiani sono circa 20 milioni.

Beh, ci siamo chiesti se i progettisti dell’elettronica di lampadine a basso consumo pensano anche ai nostri amici a quattro zampe quando progettano questi dispositivi, perché dai nostri test – effettuati con un apparecchio progettato ad hoc da specialisti su nostra richiesta – vediamo che ci sono frequenze altissime molto presenti nei pressi di questi dispositivi: suoni che noi non percepiamo, ma i nostri cani e gatti sì, e potrebbero essere per loro motivo di grande stress.

Importanza della consapevolezza

MM: Secondo te, oggi ci si può difendere da soli dall’inquinamento domestico oppure no?

WB: Oggi ci si può difendere se si è molto svegli, proattivi nel trovare chi ti aiuta a capire i rischi, perché noi – come diciamo spesso – mostriamo ciò che è invisibile nelle nostre case: gli irraggiamenti, le concentrazioni di inquinanti come i già citati composti organici volatili, le trieline, i solventi presenti nell’aria perché magari non conserviamo bene certi prodotti.

Per fare queste misurazioni, ci vuole qualcuno competente che abbia gli strumenti giusti e una forte formazione. Noi non accettiamo mai di svolgere un AbiTest senza almeno la presenza del titolare, perché l’obiettivo è formare e trasmettere consapevolezza alle persone di cosa significhi gestire un’abitazione. Quindi, direi che in città ci si può difendere, ma solo se qualcuno ti aiuta, perché l’alternativa è andare a vivere in uno chalet in montagna.

MM: Nelle persone che incontri, noti una qualche consapevolezza dei rischi indoor?

WB: No, manca completamente. A volte troviamo persone che hanno dei frigoriferi impresentabili, altre che non cambiano l’aria in casa. Alcuni, poi, non puliscono la casa perché sono in affitto. Altri ancora si riempiono di cellulari ed effettuano scaricamenti continui di dati con il Wi-Fi e poi ci chiamano perché vedono a un chilometro di distanza una torre di un qualche operatore telefonico.

Ecco, bisogna avere coerenza e saper dare il peso giusto ad ogni cosa. Se io uso tantissimo il cellulare usando come tecnologia wireless il Wi-Fi, è quasi inutile che vada a cercare i rischi dall’esterno: li sto già generando all’interno di casa molte volte più grandi e mi devo concentrare soprattutto su quelli. Capita spesso che ci chiamino per rischi generati all’esterno, ma invece i principali li produciamo proprio noi stessi nelle nostre case!

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