Tutto il 2022 in pochi dati: euro, dollaro, gas e spazio

Il dollaro come arma nella guerra commerciale contro le aziende europee, il rublo tornato ai valori pre-bellici e gas in aumento da ben prima della guerra

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Siamo giunti alla fine del 2022, è dunque il momento giusto per guardare ad alcuni indicatori relativi all’anno che sta terminando e correlati con l’attuale difficile situazione che viviamo. Perché le opinioni sono interessanti, ma i numeri raccontano i fatti.

Euro contro Dollaro

Cominciamo dal cambio Euro-Dollaro. Ecco la sua definizione completa, courtesy of ChatGPT:

EUR/USD è il tasso di cambio tra l’euro e il dollaro statunitense. Esso viene utilizzato per indicare quanto vale un euro in dollari statunitensi o viceversa. Ad esempio, se il tasso di cambio EUR/USD è 1,20, significa che per ogni 1 euro è possibile ottenere 1,20 dollari statunitensi. Se il tasso di cambio aumenta, significa che l’euro si è apprezzato rispetto al dollaro statunitense, mentre se il tasso di cambio diminuisce, significa che l’euro si è deprezzato rispetto al dollaro statunitense.

Cominciamo da questo indicatore in quanto durante l’anno abbiamo sentito spesso ripetere che uno degli effetti della guerra di invasione russa in Ucraina è stato – a seconda di chi parla, per volontà esplicita o come effetto collaterale – quello di rimettere il dollaro in pari con l’euro dopo un periodo difficile (per la valuta statunitense).

In altre parole, l’Europa si sarebbe fatta mettere in buca. Come scrive qualcuno: “Given the power of dollar sovereignty, it feels inevitable that it would be turned into a weapon in a world that is deeply financialized“. In questo caso un’arma nella guerra commerciale contro le aziende europee. Ma ecco i dati:

Questo grafico visualizza EUR/USD negli ultimi dieci anni. Dal primo gennaio 2012 fino al 13 febbraio 2022 il valore dell’euro è sempre stato superiore di almeno 1,15 volte a quello del dollaro (mediamente, ammesso che la media abbia un senso in questo contesto, l’euro ha avuto un valore del 20 per cento superiore).

Analizzando lo stesso cambio ma relativo solo al 2022 (potete farlo qui) notiamo come effettivamente il presidente Biden sia riuscito addirittura a superare il valore dell’euro (il minimo è stato raggiunto il 28 settembre con 0,96, come dire che l’euro valeva quel giorno il 4 per cento meno del dollaro).

Dollari contro Rubli

Veniamo al più interessante valore del rublo rispetto al dollaro (“USD/RUBL”):

Grafico a cinque anni. Che dire? A parte il breve periodo successivo all’inizio dell’invasione (freccia rossa), ci sembra proprio che il rublo sia tornato al suo valore normale e da questo punto di vista l’effetto delle sanzioni occidentali pare veramente irrisorio. Il cambio Euro/Rublo, se foste interessati, è sostanzialmente identico (sembra un disegno fatto con il pantografo).

Gas: l’arma di Putin

Veniamo al gas “naturale” altrimenti detto fossile: insomma quello che si usa per generare calore ed energia. Utilizzato da Putin come arma contro l’Occidente e cappato (c minuscola) dall’Europa per punire il quasi dittatore, ecco il grafico dell’andamento del suo costo in Europa (abbiamo scelto l’indice PEG mensile espresso in euro al megawattora – Eur/MWh – come pubblicato da EEX).

Tralasciando per un attimo il fatto che EEX è solo un exchange, ovvero un sistema fatto per mettere assieme scommesse verso l’alto e verso il basso sul valore di un qualche tipo di entità esterna che non si possiede affatto e garantire transazioni sicure e anonime (in questo caso appunto il gas), e che come tale è solo un software e non certo una location fisica dove risiede il gas che si acquista (consigliata la lettura di questo articolo)…

Dicevamo, tralasciando questo fatto e considerato che, come afferma EEX stessa i suoi indici “riflettono il valore medio del mercato nel mese”, osserviamo che tutto quanto accaduto nel 2022 non ha avuto alcun effetto.

Gas già in aumento nel 2021

Come raccontava un articolo uscito a ottobre 2021, quando ancora nessuno sospettava sarebbe scoppiata una guerra in Europa, il prezzo di questo bene era già in aumento da metà del 2021.

Le cause (e come di consueto attenti al caffè): “l’aumento della domanda a seguito della fine della pandemia” (“fine”), l’aspettativa di “un inverno più freddo e più lungo del consueto” (sì, proprio più lungo), la velocità inferiore del vento (la natura paradossalmente ostile a nostri amici eco-sostenibili) e – last but not least–  la crescente dipendenza dal gas russo (che ci ricorda la promessa di un grande statista con fazzolettone nel taschino della giacca “mai più trivelle in Italia”).

In sintesi: il prezzo stava aumentando, probabilmente per la nostra (europea) sciagurata scelta di affidarci ad un unico produttore e il trend, pur con qualche forte alto e basso all’inizio della guerra, è continuato senza cambiamenti, come riteniamo mostri la semplice regressione lineare che abbiamo sovrapposto con la linea tratteggiata.

Sanzioni, tetti al prezzo, pipeline che esplodono, nulla sembra influire (per ora?) su questo trend di lunga durata.

Conquista dello spazio: 60 lanci a 3

Parliamo brevemente di conquista dello spazio, nel senso di capacità di mettere in orbita attorno al nostro pianeta satelliti di comunicazione, spionaggio e per scopi “di difesa”.

Qui non servono grafici ma bastano due numeri. Nel corso del 2022 SpaceX di Elon Musk ha lanciato con successo 60 missioni, di cui due (crew-4 e crew-5) con umani a bordo. Niente è andato perduto e il nemico dei progressisti ha fatto atterrare sempre con successo il primo stadio utilizzato per i lanci, pronto a riutilizzarlo nei successivi.

E l’Europa? Arianspace, la società non esattamente privata una volta vanto della tecnologia del vecchio continente è riuscita a far decollare solo 5 missioni. Ma una è terminata con un fallimento (Vega-C) e una era… una Soyuz. Un razzo russo, lanciato grazie a un “accordo inter-governativo tra Francia e Russia”.

Sessanta lanci per l’azienda fondata dal nemico dei progressisti sostenitore del free speech, a 3 dal consorzio europeo. Ma non basta.

Ipocrisie Europee

I lanci di Soyuz sono sospesi e il comunicato stampa di annuncio sul sito Arianspace mostra in chiaro l’ipocrisia europea. Solo sette righe dopo li sottotitolo che recita “Arianspace aderisce in modo totale alle sanzioni decise dalla comunità internazionale” (ma che bravi), è infatti scritto “il programma congiunto con la Russia, finora di grande successo, deve confrontarsi con la decisione unilaterale di Roscosmos di ritirarsi dal CSG e sospendere tutti i lanci di Soyuz dall’Europa”. Sono i russi ad averci sanzionato.

All I Want for Christmas is a Mute Button

Terminiamo con una statistica più leggera. O forse più pesante, in quanto questi brani – ripetuti all’infinto nei mercatini, nelle radio pubbliche e private, al supermarket e in ogni dove – non si possono più supportare. Si tratta delle canzoni di natale più suonate. Questo il grafico di Statista basato su dati Spotify:

Con 300 milioni di ascolti nel solo 2022 Mariah Carey supera il miliardo e trecentomila ascolti dalla data di lancio del singolo. Seguono, non molto distanziati gli Wham! (quelli dell’incomprensibile strofa “this year / to save me from tears / I’ll give it to someone special”) e Ariana Grande con “Santa Tell Me”. Non fatevi ingannare da questi numeri: si tratta solo di Spotify.

Se aggiungiamo gli ascolti tramite YouTube la nostra Carey supera tranquillamente i due miliardi e mezzo di ascolti, ma se si considerano anche quelli non desiderati, che subiamo mentre gustiamo un vin brulè ai mercatini di Natale e quelli trasmessi a tradimento dalle stazioni radio di tutto il mondo… ok, probabilmente solo il famoso neonato venuto alla luce da pochi giorni potrebbe informarci sul numero corretto.

Lui, o il sistema di home banking della Carey. Buon 2023.

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