Ha fatto un certo rumore, in Italia, un commento di Politico.eu, nel quale si sostiene che Meloni è fuori dai giochi per le nomine a Bruxelles. Un commento in curioso contrasto con un articolo dello stesso quotidiano, che ci informa del contrario.
Politico.eu quando commenta
Nel commento si sostiene che Ursula Von der Leyen abbia un eccellente rapporto col governo di Roma: “ha trascorso molto tempo in Italia … ispezionato un punto di ingresso per i migranti italiano; ha offerto le sue condoglianze alle comunità colpite dalle inondazioni; e ha presenziato a Roma, quando Meloni ha discusso della propria estesa strategia politica nel continente africano”.
Tutto ciò, nonostante Giorgia Meloni sia presidente dell’ECR, formato da esponenti politici “generalmente fermamente euroscettici, posizionatisi più a destra rispetto ai centristi di Von der Leyen”. E nonostante la Borgatara stessa abbia dimostrato di essere veramente una di destra, “spingendo per imporre maggiore influenza sulla Rai e sostenendo un giro di vite sulla migrazione”.
Ciò che Von Der Leyen farebbe, non per convinzione, bensì come parte di “una strategia puramente politica … nella propria ricerca di un secondo mandato”. La vera Baronessa sarebbe quella del 2019 e del “continente climaticamente neutro” … come se, ad un “bastione del conservatorismo tradizionale” tedesco, convenissero migrazione libera, TeleSaviano e Africa francese. Ed è sulla base di tale presupposto – esplicito e implicito – che Politico.eu può giudicare la vicinanza fra la Baronessa e la Borgatara come una “vicinanza percepita”, non reale.
In ogni caso, si tratterebbe di una strategia politica sbagliata, controproducente: “una danza pericolosa”. Visto che ha fatto tanto incazzare i socialisti di Scholz e i liberali di Macrone: “stanno attaccando sempre più Von der Leyen su questa potenziale cooperazione”. In un momento in cui il loro “leggendario motore franco-tedesco” [sic] sarà pure a pezzi, ma sta per reincarnarsi nel “Triangolo di Weimar composto da Parigi, Berlino e Varsavia dopo il ritorno di Donald Tusk del PPE”. E la Polonia sì che è un Paese che conta: “l’invasione su vasta scala della Russia ha ribaltato il peso politico dell’Europa orientale”.
Mentre l’Italia è inutilmente mediterranea e, per giunta, debole di suo: “ha il secondo debito pubblico più alto in Europa dopo la Grecia e il suo deficit annuale supera il limite Ue”. Tanto che essa “ha bisogno dei poteri forti di Bruxelles”, cioè di Scholz e Macrone. Tradotto: giunta al dunque, a questi ultimi due ella si sottometterà certamente, abbandonando Von Der Leyen al suo destino.
Tale stato di cose (l’inevitabile preponderanza di Scholz e Macrone) sarebbe già ben chiaro al partito stesso della Von der Leyen – il PPE -, ove sarebbero in corso “accese discussioni sulla possibilità di prendere le distanze” dalla Baronessa. Talmente accese da rendere Politico.eu certo che il PPE abbia in mente di “mantenere l’equilibrio di potere nel prossimo Parlamento e nell’Unione europea”. Tradotto: dentro il Parlamento non dare ruolo all’ECR, dentro Lue non dare ruolo all’Italia.
Perciò, “tutti dicono che l’Italia è il kingmaker ma, alla fine, la strategia della Meloni non avrà importanza”. Tradotto: cara Von der Leyen, se vuoi conservare il posto, lascia perdere Roma e torna a pendere dalle labbra di Scholz e Macrone.
Politico.eu quando informa
Non sarà sfuggito al lettore come le certezze di Politico.eu circa l’irrilevanza italiana, siano fondate su un presupposto: la perdurante forza di Scholz e Macrone. Eppure, è un articolo dello stesso quotidiano a confermare puntualmente come tale forza sia un pallido ricordo.
Per cominciare, “entrambe presiedono ad economie poco brillanti”. Poi, litigano: “su questioni chiave come l’energia, Parigi e Berlino sono irrimediabilmente in disaccordo”. Soprattutto, Berlino rifiuta di avallare ulteriormente il debito estero parigino: “quando Macron espose la propria grande visione per l’Europa, nel cosiddetto discorso della Sorbona II, la reazione di Berlino fu il silenzio assoluto – e lamenti a porte chiuse”. Molto recentemente, ”parlando a Dresda … Macron ha proposto di raddoppiare il bilancio dell’Ue per alimentare gli investimenti nell’industria europea, nell’Intelligenza Artificiale e nei progetti verdi. Ma tali proposte cadono sempre più nel vuoto”.
Il che si traduce nei comportamenti: “Macron e Scholz hanno un rapporto personale notoriamente gelido … i funzionari di Parigi e Berlino si dichiarano allegramente l’un contro l’altro”.
Infine, “entrambe dovranno affrontare umilianti sconfitte per mano dei partiti di estrema destra nelle elezioni del Parlamento europeo del 6-9 giugno. Nel caso di Macron, i sondaggi suggeriscono che le elezioni potrebbero essere una disfatta, con il partito di Marine Le Pen che potrebbe sconfiggere il di lui gruppo centrista Renaissance di 16 punti percentuali. Anche i socialisti di Scholz rischiano di essere sbattuti, dall’estrema destra, in un umiliante terzo posto” … e 14 punti percentuali sotto i democristiani.
Conclusione di Politico.eu: “il mix di debolezza economica, freddezza personale e debolezza politica è tossico … potrebbe seriamente minare la loro autorità durante le trattative per i posti di vertice, dopo le elezioni del Parlamento europeo”.
Tradotto: l’articolo di Politico.eu dimostra l’esatto contrario di ciò che afferma il commento dello stesso quotidiano e che abbiamo letto per primo. Commento che, per logica conseguenza, è buono solo per incartarci il pesce.
Qualche ulteriore informazione da Politico.eu
L’articolo di Politico.eu prosegue descrivendo stancamente la possibilità che – dopo le elezioni – Macron forzi tale stallo, proponendo di sostituire la Baronessa con Mario Draghi. Ma ciò porterebbe “ulteriore caos nella coalizione tedesca”. Sicché, un tale passo sarebbe solo il segno di “un Macron più debole che cerca … di evitare l’umiliazione attorno al tavolo del Consiglio”.
Invero, a menare le danze saranno i vincitori delle elezioni. Cioè, anzitutto, il PPE che non ha intenzione di venire incontro ai due sconfitti. Senza dimenticare l’ottimo Geert Wilders. L’articolo da voce a “un alto esponente politico conservatore a Bruxelles”, che così si esprime: “Macron subirà una dura sconfitta in queste elezioni. Gli altri leader lo sanno e avvertono la debolezza. Crede che dopo ciò potrà dettare le condizioni al resto d’Europa? Prenderà quello che può”. Lo stesso avrebbe potuto dire di Scholz.
Un PPE che – nella sua componente dominante tedesca – è da sempre contrario a sciocchezze come i bilanci federali leuropei e – sotto la guida di Merz – si qualifica come assai poco putiniano ed ancor meno gretino. Dunque, più vicino a Tusk e Meloni i quali “nel mezzo della guerra in Ucraina e dell’indebolimento dell’asse franco-tedesco … sono emersi come attori di potere maggiori sulla scena europea”. Sicché, del sostegno di Meloni “Von der Leyen ha urgentemente bisogno … sia in Consiglio che in Parlamento, se vuole servire altri cinque anni alla guida della Commissione dal Berlaymont”.
Insomma, l’unica cosa certa è che Von Der Leyen fa benissimo a non dar retta ai commenti di Politico.eu: lo dice lo stesso Politico.eu.
Conclusioni
C’è molta ironia nella circostanza che quella stessa Von der Leyen, un tempo emblema del leuropeismo anti-sovranista (la “maggioranza Ursula”), possa gestire una maggioranza che disfa il gretinismo e quanto de Leuropa ostacola l’atlantismo. Ma la storia è usa a rivelare simili sorprese.
E a noi – molto modestamente – non apparirebbe come il peggiore dei mali. Anzi, ci allieta sapere che il destino di una potente Baronessa dipenda anche dal volere di una Borgatara con un padre dalla vita oscura: lo troviamo molto democratico, molto giusto.
In ogni caso, il modo in cui andrà finire – che sia la Baronessa oppure qualcun altro – dipenderà parecchio pure dalla Borgatara. La quale davvero non pare fuori dai giochi.