Esteri

Anche la Spagna vira a destra: avviso di sfratto a Sánchez e segnale a Bruxelles

Elezioni anticipate il 23 luglio. Un successo Pp-Vox può spianare la strada ad un asse Ppe-Ecr in vista delle Europee 2024. Il modello Ayuso a Madrid

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Dopo il successo di Kyriakos Mitsotakis in Grecia, anche la Spagna vira a destra: le elezioni nelle città e nelle comunidades autonome hanno sancito la vittoria del Partito Popolare (31,5 per cento, +8,8) e di Vox (7,2 per cento, +3,5), i due partiti all’opposizione del governo Sánchez.

La débâcle di Sánchez

Ecatombe per le forze che sostengono l’Esecutivo attualmente in carica. Il Psoe perde voti rispetto a quattro anni fa (28 per cento, -1,3) ma mantiene, come il Pd in Italia, lo zoccolo duro dei progressisti. L’evaporazione dei compañeros, tuttavia, ha impensierito Pedro Sánchez tanto da far tremare la Moncloa.

Non sono pervenute altre forme di vita nella galassia di sinistra: Unidas Podemos, l’alleanza d’ispirazione eco-comunista e no-global, non supera la soglia di sbarramento nella maggior parte dei centri urbani ed è relegata a cifre da prefisso telefonico.

Arretrano anche gli indipendentisti della Sinistra Repubblicana di Catalogna (2,3 per cento, -1,2). A Barcellona l’incumbent Ada Colau, paladina woke nota per le esternazioni contro gli ebrei, è spodestata da Xavier Trias di Uniti per la Catalogna (lista trasversale fondata da Carles Puigdemont).

Elezioni anticipate

Questo test politico è una cartina al tornasole utile a scoprire gli umori degli spagnoli. Ebbene, dopo anni di ricette socialcomuniste targate Psoe-Podemos i cittadini desiderano voltare pagina – a dispetto di una certa narrazione mediatica, che elogia acriticamente il governo sánchista.

Pedro Sánchez ha rassegnato le proprie dimissioni, annunciando lo scioglimento anticipato delle Cortes Generales e convocando le urne il prossimo 23 luglio. Così facendo, Partito Popolare e Vox incrementeranno il loro vantaggio sulla scia dell’exploit alle amministrative.

Valanga di destra

Il Partito Popolare e Vox fanno cappotto ovunque. La destra consolida il suo primato nelle roccaforti storiche come Madrid (a guida popolare da tre decenni) e raggiunge vette sorprendenti in territori tradizionalmente ostili come l’Andalusia, che si è tinta di blu per la prima volta nelle elezioni regionali del 2022.

La valanga Pp-Vox ha strappato alla sinistra due importanti feudi: Valencia – vecchia fiamma dei conservatori, governata dal 1991 al 2015 dalla alcaldesa María Rita Barberá Nolla – e Siviglia, dove i socialisti sono ben radicati e competitivi.

Oltre a queste città Pp e Vox si aggiudicano Granada, Cadice, Malaga, Huelva, Almeria e le comunità di Aragona, Cantabria, Estremadura, La Rioja e Isole Baleari.

Il successo del Partito Popolare

Tra i pochi partiti del Ppe che godono di ottima salute, il Partito Popolare passa da due a sette presidenze regionali ed elegge 29.227 consiglieri nel Paese. La leadership di Alberto Núñez Feijóo, ex presidente della Galizia, esce dunque rafforzata dalla competizione elettorale.

Questo trionfo può essere motivato dalla propensione popolare ad accogliere un ampio spettro di voci. Il Pp è una Volkspartei plurale e interclassista che aggrega le sensibilità del centroderecha spagnolo, riuscendo laddove il PdL nostrano è fallito. L’esperienza di Isabel Díaz Ayuso a Madrid lo dimostra benissimo.

La formula di Ayuso

“La libertad ha triunfado en Madrid”: questo l’incipit del discorso di ringraziamento che Ayuso pronunciò il 4 maggio 2021 in seguito alla vittoria schiacciante nella comunità di Madrid (Pp al 44,7 per cento e Vox al 9,1 per cento).

Ayuso incassa la sua terza affermazione consecutiva ottenendo il 47,3 per cento che, sommato al 7,3 per cento di Vox, equivale ad una maggioranza di 81 seggi su 135 nell’Assemblea di Madrid. Anche questa volta la libertà vince con un margine stratosferico.

La governatrice ha prosciugato il consenso di Ciudadanos e stacca di quasi 30 punti gli avversari di Más Madrid e del Psoe, entrambi poco sopra il 18 per cento. Il Pp madrileno si configura come il classico partito liberalconservatore di massa. In un’intervista del 2021, Ayuso ha spiegato la triplice composizione del suo bacino elettorale.

Esso comprende il centro cattolico-moderato e liberale già vicino all’Unione del Centro Democratico di Adolfo Suárez, primo presidente del governo dopo la caduta del regime franchista e promotore della transición; la destra conservatrice che votava Alianza Popular (simile alla nostra An); e gli abbandonati dalla sinistra (delusi del Psoe, operai, piccoli artigiani attratti dalle politiche anti-burocrazia e pro-mercato del Pp).

Il modus operandi della presidenta Ayuso ricorda la tattica messa a punto da Gabriele Albertini alle elezioni comunali milanesi del 2001, quando il sindaco “amministratore di condominio” stravinse con il 57 per cento pur non essendo mai sceso in piazza. L’astro nascente dei populares non ha impostato una campagna martellante e non ha fatto appelli disperati sulle reti televisive.

Apparizioni pubbliche sì, ma senza eccedere; qualche confronto con gli altri candidati alla presidenza – un abisso la separava dai mediocri competitor. Aplomb istituzionale e buon governo cittadino sono state le chiavi di volta che hanno garantito la riconferma della presidenta madrilena.

Tocco thatcheriano

Isabel Díaz Ayuso è forse il politico più affine a Margaret Thatcher in circolazione. Il suo thatcherismo è fedele alla versione originale: enfasi sulle libertà individuali e sull’iniziativa privata, approccio law & order e apertura all’immigrazione regolare (celebre il suo motto “Madrid è la seconda casa di tutti coloro che la amano”).

Il tocco thatcheriano di Ayuso è eloquente in materia finanziaria. La comunità di Madrid, che presenta la minore pressione fiscale in Spagna e l’Irpef più bassa sui redditi, è la locomotiva dell’economia spagnola e contribuisce al 19,4 per cento del Pil nazionale.

L’unica regione ad aver superato i livelli di ricchezza pre-pandemici registra una crescita costante dei principali settori produttivi (industria +5,9 per cento; servizi +5,8 per cento; costruzioni +3,3% per cento). Tutto ciò testimonia lo straordinario dinamismo della capitale iberica.

Vincitori vs sconfitti

Due elementi conclusivi. Il primo: la crescita del Pp è direttamente proporzionale all’aumento di preferenze per Vox. Questo dato obbliga le due formazioni a governare insieme per rinsaldare l’egemonia liberalconservatrice in Spagna.

Il secondo: lo strabismo di salotti e rotocalchi de izquierda non è un unicum italiano. El País (grossomodo il corrispettivo spagnolo di Repubblica) ha tuonato contro i vincitori delle elezioni locali: “La derecha está gravemente comprometida”. Dovrebbero spiegare come faccia ad essere ‘comprometida’ la derecha vincente…

Appuntamento in Europa

Se si confermeranno gli attuali trend politici, Partito Popolare e Vox avranno la strada spianata verso le elezioni europee che si terranno tra il 6 e il 9 giugno 2024. Il successo dei due partiti può giocare un ruolo decisivo per disinnescare la maggioranza ibrida che tiene in scacco Bruxelles, favorendo la nascita dell’asse Ppe-Ecr a cui puntano Manfred Weber e Giorgia Meloni.

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